Gli stili di attaccamento
Il concetto di attaccamento rappresenta una componente centrale nello sviluppo umano, influenzando non solo le relazioni durante l’infanzia ma anche quelle adulte.
Nato dagli studi pionieristici di John Bowlby, l’attaccamento descrive il legame emotivo formato con i caregiver principali e serve come modello operativo per tutte le future interazioni sociali.
Mary Ainsworth, collaboratrice di Bowlby, ha ampliato la teoria sviluppando un metodo per osservare il comportamento dei bambini in situazioni di separazione e riunificazione con i loro caregivers, creando la famosa “Strange Situation” (situazione strana), che ha portato all’identificazione di diversi stili di attaccamento.
Gli stili di attaccamento individuati da Ainsworth sono:
- Attaccamento sicuro: I bambini si sentono sicuri di esplorare l’ambiente, ma cercano conforto dalla figura di attaccamento in caso di bisogno.
- Attaccamento ansioso-ambivalente: I bambini sono molto ansiosi e si attaccano fortemente alla figura di riferimento, ma possono diventare ostili o difficili da consolarsi dopo una separazione.
- Attaccamento evitante: I bambini mostrano indifferenza o evitano il contatto con la figura di attaccamento, mostrando poca reazione alla separazione o al ritorno della figura di riferimento.
- Attaccamento disorganizzato: Questo stile, identificato successivamente, riguarda i bambini che mostrano comportamenti confusi o contraddittori nei confronti della figura di attaccamento, spesso in risposta a esperienze traumatiche o incoerenti.
L’attaccamento quindi non è un fenomeno monolitico, ma si manifesta in diverse forme, ciascuna delle quali porta con sé implicazioni specifiche per la qualità delle relazioni intime.
I cambiamenti in età adulta
Si potrebbe pensare che, data la sua precoce formazione all’interno di relazioni significative con i propri caregiver durante l’infanzia, il costrutto di attaccamento potrebbe rimanere lì come un nucleo immutabile all’interno della personalità che è resistente alle influenze esterne.
In realtà ad oggi sappiamo che molte variabili possono intervenire nel modellare gli stili di attaccamento durante le nostre esperienze di vita, nello specifico all’interno di relazioni e interazioni sociali, soprattutto intime.
Partendo dal presupposto che lo stile di attaccamento potrebbe in effetti essere modellabile, William Chopik della Michigan State University (MSU), insieme a Rebekka Weidmann dell’Università di Basilea e Jeewon Oh della Syracuse University (2024), hanno assunto il compito di rivedere la letteratura disponibile sui cambiamenti dell’attaccamento in età adulta.
Orientamenti di attaccamento
I dati raccolti dai ricercatori ribadiscono che le persone possono avere un attaccamento insicuro di due tipi: o temendo l’abbandono (attaccamento ansioso) o sentendosi a disagio quando sono vicine ad altre persone (attaccamento evitante).
Invece di usare “stile”, inoltre, Chopik e colleghi preferiscono adottare il termine “orientamenti di attaccamento, ossia approcci caratteristici delle persone alle relazioni sociali”.
Come notano gli autori, ci sono molte ragioni per cui le persone tendenzialmente non sono portate a cambiare così facilmente il loro orientamento di attaccamento.
Chi ha un attaccamento sicuro, avrà un certo determinato modo di approcciarsi all’altro, basato su fiducia e reciprocità, il che rinforza la sicurezza nell’interagire con le altre persone.
Chi invece ha un attaccamento evitante, tenderà possibilmente a tenersi lontano da relazioni intime, che invece, se funzionali, potrebbero aiutare a ridurre la riluttanza ad avvicinarsi agli altri.
Infine, chi ha un attaccamento ansioso, potrebbe distorcere quelle che sono buone relazioni nella sua convinzione che alle persone non importi di loro. Anche dato tutto questo, Chopik et al. suggeriscono che ci sono “molte prove che indicano che gli orientamenti di attaccamento non sono scolpiti nella pietra dalla nascita”.
Prove di cambiamento
Nella loro revisione della letteratura, il team di ricerca ha preso in considerazione i dati provenienti da studi longitudinali (follow-up) e trasversali (confronti una tantum) relativi alle relazioni in età adulta. Ha concluso che, in effetti, le persone si muovono, in media, verso una maggiore sicurezza dell’attaccamento.
Seppur gli effetti di questa progressione verso la sicurezza non sembrano così grandi, diviene interessante chiedersi perché e in che modo alcune persone modificano il loro orientamento di attaccamento.
Se è vero che la tendenza di ogni stile di attaccamento sia quella di influenzare le relazioni future “privilegiando una certa stabilità“, è vero allo stesso tempo che le persone e le relazioni maturano nel tempo (diventando più gradevoli ed emotivamente stabili) permettendo così di sperimentare eventi che possono aiutare a plasmare, anche se solo gradualmente, l’orientamento di attaccamento passato.
Il modello ASEM
La possibilità che le esperienze positive possano rimodellare l’orientamento all’attaccamento è coerente con l’Attachment Security Enhancement Model (ASEM). In pratica, l’ASEM cerca di aiutare le persone a gestire meglio le proprie emozioni e a rispondere in modo più sano alle situazioni di stress o difficoltà relazionale.
Chi ha vissuto esperienze di attaccamento insicuro, come traumi o difficoltà nelle relazioni familiari, può sviluppare modelli relazionali poco sani, che si ripercuotono sulle sue relazioni future. L’ASEM lavora proprio su questo, cercando di migliorare la consapevolezza emotiva e di aiutare le persone a stabilire legami più sicuri e positivi.
Il modello è stato sviluppato utilizzandolo in contesti terapeutici, come la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia focalizzata sulle emozioni, per trattare problemi come ansia, depressione e difficoltà nelle relazioni.
In sostanza, l’ASEM offre un approccio per aiutare le persone a diventare più sicure emotivamente e a migliorare le proprie relazioni affettive.
Per questo motivo i legami di coppia assumono un’importanza fondamentale nel promuovere un modellamento rispetto all’orientamento di attaccamento. Infatti si possono sperimentare relazioni positive non soltanto all’interno di un percorso terapeutico, ma anche e soprattutto in un contesto ecologico, ossia nelle relazioni significative che possono naturalmente venirsi a creare nell’ambiente di vita quotidiano.
Gli ingredienti magici che tengono unite le coppie sfuggono ancora ai ricercatori in modo completo, ma sono stati individuati più elementi fondanti una relazione sana e appagante. La negoziazione dei conflitti è uno di questi, ma lo è anche la sensazione che i partner possano fidarsi l’uno dell’altro.
L’ipotesi di canalizzazione dello stile di attaccamento
Keely Dugan e colleghi dell’Università dell’Illinois Urbana-Champaign (2024) suggeriscono che la qualità di una relazione dovrebbe teoricamente migliorare nel tempo, man mano che i partner approfondiscono i loro sentimenti di sicurezza reciproca.
Secondo la teoria dell’attaccamento, lo “stile di attaccamento” adulto riflette il “modello operativo” che una persona sviluppa riguardo all’intimità, basato sulle prime esperienze con il caregiver. Se una persona ha uno stile di attaccamento sicuro, tende a percepire gli altri come affidabili; se, al contrario, teme l’abbandono, il suo stile di attaccamento risulterà ansioso (timoroso) o evitante (distante).
John Bowlby, nei suoi primi scritti sulla teoria dell’attaccamento, ha proposto quella che ha chiamato “ipotesi di canalizzazione” dello sviluppo della relazione.
Come riassunto da Dugan e colleghi, “le traiettorie di sviluppo dei modelli operativi dovrebbero diventare sempre più stabili e resistenti alle pressioni esterne”. In altre parole, all’inizio di una relazione, una persona potrebbe oscillare tra stili di attaccamento sicuro e insicuro mentre i partner si conoscono. Con il passare del tempo, se l’ipotesi di canalizzazione è corretta, entrambi i partner dovrebbero trovare la strada verso una maggiore stabilità.
Lo studio
I ricercatori, utilizzando dati longitudinali di 1.741 adulti (con un’età media di 35 anni) studiati online per un periodo che andava da 3 mesi a 3 anni, e in 24 valutazioni, hanno monitorato le variazioni negli stili di attaccamento e lo stato delle relazioni. Hanno operazionalizzato il concetto di canalizzazione misurando statisticamente il grado in cui le persone si discostavano dalle proprie tendenze medie: invece di tracciare una linea retta da un punto temporale all’altro, i ricercatori hanno stimato quello che viene chiamato il “residuo”, ovvero la variazione attorno alle traiettorie individuali.
Se l’ipotesi di canalizzazione fosse confermata, il valore di quel residuo dovrebbe diminuire progressivamente nel corso del periodo di studio, in particolare per le persone che si trovano in relazioni appena formate.
Inoltre, un’altra caratteristica interessante che questa analisi potrebbe evidenziare riguarda i legami con eventi specifici della relazione, che potrebbero essere associati ai cambiamenti nella sicurezza dell’attaccamento. Tra gli eventi selezionati da Dugan et al., figurano la separazione fisica dovuta a motivi di viaggio (come lavoro o studio) e l’inizio di una discussione con il partner.
Gli autori hanno anche monitorato l’andamento della relazione in termini di formazione, rottura o divorzio. Inoltre, è stato preso in considerazione se i partecipanti percepivano che i loro partner avessero fatto qualcosa di speciale per loro. I partecipanti hanno anche riferito altri eventi significativi della vita, come malattie, traslochi, la morte di un familiare o eventi legati al lavoro.
La misura dell’evitamento dell’attaccamento comprendeva affermazioni come “Non mi sento a mio agio ad aprirmi a questa persona”, mentre gli elementi indicativi di ansia includevano frasi come “Temo che questa persona possa abbandonarmi”.
I risultati dello studio
Per quanto riguarda i risultati, come previsto, i partner nelle fasi iniziali della relazione mostravano una maggiore variazione nell’ansia da attaccamento rispetto a quelli in relazioni più consolidate.
Il declino delle reazioni ansiose è stato particolarmente evidente nei primi anni di relazione. Tuttavia, contrariamente all’ipotesi di canalizzazione, in modo interessante, lo stesso non si è verificato per l’orientamento evitante all’attaccamento.
Collegando questi modelli agli eventi relazionali, è emerso che le persone nelle prime fasi della relazione tendevano a riprendersi più rapidamente dopo una discussione o un litigio. Gli eventi positivi nella relazione tendevano a stabilizzarsi più velocemente nelle relazioni a lungo termine. In ogni caso, l’evitamento dell’attaccamento risultava essere meno influenzato da tali minacce alla relazione.
Gli autori suggeriscono che l’ansia da attaccamento potrebbe essere più fluttuante perché riflette la sensibilità dell’individuo alle minacce che mettono in pericolo il proprio senso di sicurezza.
Inoltre, i sentimenti di vulnerabilità legati all’ansia tendono a svanire con il tempo, man mano che si ha più esperienza del partner e si affrontano maggiori pressioni esterne e interne. Come concludono gli autori, “questa scoperta non solo supporta l’ipotesi di canalizzazione, ma si allinea anche direttamente con le previsioni di tutte le altre prospettive teoriche sulle relazioni strette che abbiamo esaminato finora”.
Gli autori suggeriscono infine che l’orientamento all’attaccamento evitante non mostra lo stesso modello di andamento relazionale, poiché ciò potrebbe riflettere il desiderio di mantenere una certa distanza dal partner.
Tali persone saranno meno sensibili ai fattori minacciosi della relazione, specialmente nei primi periodi della relazione, perché non sono così interessate all’intimità.
Uno stile d’attaccamento evitante, renderebbe dunque più difficile un eventuale orientamento verso la sicurezza in funzione del tempo trascorso al’interno di una relazione stabile, poiché i suoi modelli operativi interni tenderebbero a farlo evitare di esporsi all’intimità , con conseguente limitatezza di occasioni di cambiamento e confronto.
Conclusioni
In conclusione, gli stili di attaccamento svolgono un ruolo fondamentale nell’influenzare le relazioni adulte, determinando la qualità dell’intimità e la gestione delle emozioni all’interno delle coppie.
Sebbene gli stili di attaccamento possano sembrare rigidi e difficili da modificare, è possibile un cambiamento attraverso esperienze relazionali positive che sfidano e ristrutturano gli schemi preesistenti.
Tali modifiche possono avvenire attraverso esperienze terapeutiche, dove il supporto professionale favorisce una rielaborazione sana, o in relazioni sentimentali intime e durature, dove il costante scambio di sicurezza, accudimento e attaccamento consente ai partner di costruire un legame di fiducia reciproca.
Queste relazioni, basate su un sano scambio emotivo e di supporto, sono essenziali per la crescita e il benessere psicologico degli individui, poiché offrono l’opportunità di sviluppare una nuova comprensione della propria capacità di formare legami sicuri e soddisfacenti, contribuendo a modificare positivamente gli schemi di attaccamento iniziali.
Bibliografia
- Dugan, K. A., Fraley, R. C., Gillath, O., & Deboeck, P. R. (2024). Testing the canalization hypothesis of attachment theory: Examining within-subject variation in attachment security. Journal of Personality and Social Psychology, 126(3), 511–541. https://doi.org/10.1037/pspp0000488
- Chopik, W. J., Weidmann, R., & Oh, J. (2024). Attachment security and how to get it. Social and Personality Psychology Compass, 18(1). doi: 10.1111/spc3.12808