“La morte non è niente”
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
Henry Scott Holland
Lutto e perdita
Il lutto e la perdita sono esperienze trasversali, che colpiscono indistintamente tutte le persone. Solitamente un lutto di una persona cara, la diagnosi di una malattia degenerativa, la perdita del lavoro, segnano la vita di un individuo come se fosse uno spartiacque.
Esiste un prima e un dopo attraverso cui la persona tende a narrarsi. Questo sia che si tratti di un lutto fisiologico o patologico.
L’esito nell’una o nell’altra condizione solitamente dipende da molti fattori. Uno dei più incisivi riguarda l’attaccamento, ossia come le prime relazioni hanno soddisfatto l’innato bisogno di cura, amore e protezione del bambino.
Lutto e attaccamento
Il sistema d’attaccamento (Bowlby, 1980) è infatti un sistema motivazionale che guida i bambini a mantenere prossimità con chi si prende cura di loro, in caso di pericolo o bisogno.
La qualità di queste interazioni porta alla formazione di Modelli Operativi Interni (MOI) (Wallin, 2009) che contengono informazioni cognitivo-emotive su come ci aspettiamo che l’altro risponderà a richieste di supporto o protezione o alla modalità con la quale riceveremo cure, amore e supporto.
Durante tutto lo sviluppo e nell’età adulta i MOI tendono a consolidarsi e a diventare un vero e proprio stile di attaccamento. Ossia un pattern di cognizioni e comportamenti stabili che si esprimono nelle relazioni.
Gli stili di attaccamento possono perciò essere di tipo sicuro o insicuro (ansioso o evitante) o disorganizzato. Solitamente alla base di un lutto patologico vi è un attaccamento insicuro o disorganizzato (Onofri e La Rosa, 2015) e la perdita attuale (di una persona cara, un animale, ecc..), riattiva dolorose ferite del passato.
Un approccio terapeutico che aiuta a elaborare questo tipo di lutti è la Schema Therapy che tramite esercizi esperienziali, cognitivi, comportamentali e la relazione terapeutica, permette di soddisfare i bisogni frustrati attuali e del passato che impediscono l’elaborazione fisiologica del lutto, andando a lavorare proprio sull’attaccamento.
Il modello della Schema Therapy
Nella Schema Therapy (Young et al. 2018), infatti, si assume che tutti noi, come esseri umani, abbiamo fin dalla nascita dei bisogni fondamentali.
Tra questi, come già detto, vi è l’attaccamento sicuro, ma abbiamo anche la necessità di autonomia, di senso di competenza e identità, limiti realistici e autocontrollo, di libertà di esprimere emozioni e bisogni fondamentali, spontaneità e gioco.
Per il nostro benessere è centrale che tali bisogni trovino spazio per essere soddisfatti nelle nostre relazioni primarie.
Tuttavia, accade spesso che tali bisogni non siano adeguatamente soddisfatti e questo genera la formazione degli Schemi Maladattivi Precoci (SMP). Essi sono costituiti da ricordi, emozioni e comportamenti, che si sviluppano nell’infanzia e che si riattivano in maniera automatica anche in età adulta.
Gli SMP influenzano il nostro comportamento con ripercussioni sui livelli di benessere e soddisfazione personale.
Il modello assume che ciò che noi vediamo dell’espressione degli schemi sono i mode, che possono quindi essere considerati come delle parti all’interno dell’individuo che acquisiscono la scena nel qui ed ora esprimendo contenuti e istanze interne.
Schemi sottostanti ad un lutto patologico
In realtà nel lutto patologico possiamo ritrovare tutti gli schemi concettualizzati nella Schema Therapy, ma quelli più frequenti sono relativi al dominio, appunto, dell’attaccamento (denominato distacco/rifiuto).
Quindi, abbandono/instabilità (“tutti mi abbandoneranno”), sfiducia/abuso (“l’altro mi farà del male o non mi dirà la verità”), deprivazione emotiva (“sono solo e lo sarò sempre”), inadeguatezza/vergogna (“c’è qualcosa di sbagliato in me e se gli altri lo vedessero mi giudicherebbero”) ed esclusione sociale (“sono diverso dagli altri”), sono quelli maggiormente presenti.
La persona a seguito di una perdita può sperimentare sia il dolore fisiologico per la perdita stessa, sia il dolore sperimentato durante l’infanzia che il lutto riattiva, fungendo da trigger, di cui non sa come prendersene cura e che gestisce con modalità disfunzionali.
Inoltre, nella perdita possiamo rilevare la presenza di tutti i mode secondo questa organizzazione: il mode bambino vulnerabile che si evince da una profonda tristezza, mancata speranza oppure il bambino arrabbiato quando vi è la protesta per ciò che non si può ottenere (ad esempio il ritorno della persona defunta).
Oppure è visibile il mode genitore critico/esigente che scredita il dolore o esige che venga immediatamente superato. Altre volte il dolore viene soppresso, nascosto, distaccato da mode di coping evitanti e auto consolatori (ad esempio tramite l’uso di sostanze, alcol e videogiochi). L’adulto sano è spesso debole e impotente.
In generale, nel lavoro con il lutto è quindi fondamentale bypassare i mode di coping disfunzionali per raggiungere il mode bambino vulnerabile e soddisfare il bisogno sottostante e/o ridurre la presenza del mode critico/esigente sempre per raggiungere e soddisfare ciò che viene inibito e limitato. Tutto ciò attivando o “allenando” la parte sana.
Il lavoro terapeutico con gli schemi e i mode nel lutto
Quindi in terapia vi sono alcuni passi da seguire (non necessariamente in questo ordine) per lavorare sul lutto patologico o sulla perdita futura:
- Osservare cosa sta succedendo nel qui e ora e nella vita del paziente per comprendere in che mode si trova. Ad esempio, se si trova in mode di coping, è bene lavorare validando questo mode che protegge la persona da un dolore che non sa come gestire e con estrema lentezza metterlo da parte, al fine di raggiungere la parte emotiva sottostante.
- Comprendere il bisogno del paziente momento per momento. Validazione, supporto, vicinanza, gioco ecc. sono tutti bisogni che possono essere nascosti dai mode di coping e critici. E’ quindi importante arrivare, attraverso esercizi specifici, alla parte vulnerabile sottostante per soddisfare le sue necessità.
- Per fare questo solitamente è necessario bypassare i mode di coping evitanti, che tendono a mantenere lontane emozioni e bisogni al fine di non sentire la sofferenza legata al lutto. Se il presupposto per cui si attiva questa parte è protettivo, la conseguenza a lungo termine è disfunzionale, in quanto il paziente non allontana solo le emozioni spiacevoli ma anche quelle piacevoli e il contatto con i suoi bisogni.
- Inoltre, spesso, vi sono parti critiche e/o esigenti che ostacolano l’espressione del bisogno o esigono determinati comportamenti. Ad esempio. lavorare su una ruminazione critica per interromperla permetterà di entrare in contatto con parti dolorose, ma fondamentali per la soddisfazione del bisogno e la presa di cura dello stesso.
- Infine possiamo trovare persone che gestiscono il dolore tramite ipercompensazione, ossia in attività (come il lavoro) al fine di non entrare in contatto con la parte più vulnerabile.
Il lavoro specifico nel lutto/perdita futura
Anche nel lutto/perdita futura (che sia di una persona cara, di un animale o della salute), esperienze disfunzionali nell’infanzia che portano con sé bisogni frustrati influenzano ciò che ci aspettiamo nella perdita futura, facendo riferimento a queste memorie.
E’ quindi probabile che si possa sperimentare forte disgusto, dolore, ansia per ciò che deve ancora accadere.
Oltre al lavoro precedentemente descritto con i mode, per le perdite non ancora avvenute è importante creare una relazione con esse.
Per fare ciò è utile trovare un senso e una prospettiva alla perdita futura insieme al paziente. Ad esempio, per una perdita di un figlio che va via da casa si potrebbe dare un nuovo senso alla famiglia che rimane e costruire più spazio nella propria abitazione.
Quindi significa costruire una nuova rappresentazione di ciò che avverrà e vedere una nuova traiettoria.
Inoltre è importante ringraziare ciò che si perde: questo permette di uscire da una sensazione di mancanza di potere e portare dentro di noi ciò che ci ha lasciato la perdita.
Infine è fondamentale non tralasciare l’indagine sulle idee suicidiarie. Chiedere alla persona se ci sono, qual è il loro contenuto e quanto dettagliato sia è impotante per avere un chiaro quadro del paziente e far si che emerga l’implicito.
Per concludere
In psicoterapia il lavoro sul lutto non comporta l’uso della sola empatia, senza proporre una via d’uscita.
L’individuazione dei bisogni sottostanti e la loro soddisfazione tramite l’attivazione dell’adulto sano, trovare un senso che sia tale per il paziente, condividere una prospettiva futura e ringraziare ciò che si è perso e si perderà sono tutte azioni volte ad un lavoro proattivo che possono favorire lo sblocco e l’inizio di un processo che siamo evolutivamente programmati a percorrere.
Bibliografia
- Bowlby, J. (1980). Attachment and loss. Basic Books.
- Dana, D. (2019). La teoria polivagale nella terapia. Prendere parte al ritmo della regolazione. Giovanni Fioriti Editore.
- Young, J., Klosko, J. (2018). Schema Therapy. Erickson.
- Rafaeli E., Bernstein D, Young J.(2010). Schema Therapy: distinctive features. CBT distinctive features.
- Wallin, D.J. (2009). Psicoterapia e teoria dell’attaccamento. Il Mulino
- Onofri, A., La Rosa, C. (2015). Il lutto. Psicoterapia cognitivo-evoluzionista e EMDR
- Tratto dal workshop: Grief and Loss: how to work with Schema Therapy – Dolore e perdita: Come affrontarli attraverso l’approccio Schema Therapy. Trainer: Katja Molnar