Cosa si intende per trauma?
Il termine “trauma” deriva dal greco e vuol dire “ferita”. Può essere definito come una risposta psicologica a un evento o una serie di eventi altamente stressanti o angoscianti, che superano la capacità dell’individuo di farvi fronte.
Questi eventi traumatici possono includere incidenti, violenze fisiche o emotive, catastrofi naturali, guerre, e altre situazioni che minacciano la vita o l’integrità fisica e psicologica dell’individuo.
Una definizione che riflette la comprensione attuale del trauma come un fenomeno complesso che coinvolge una vasta gamma di reazioni emotive e fisiche, e sottolinea l’importanza del contesto in cui si verifica l’evento traumatico e la percezione soggettiva dell’individuo.
Una definizione in linea anche con quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2013): “Il trauma deriva da un evento, una serie di eventi o un insieme di circostanze che viene vissuto da un individuo come fisicamente o emotivamente dannoso o potenzialmente letale e che ha effetti negativi duraturi sul funzionamento e sul benessere mentale, fisico, sociale, emotivo o spirituale dell’individuo“.
Sintomi correlati a un’esperienza traumatica
I sintomi di un’esperienza traumatica possono variare ampiamente da persona a persona. È tuttavia possibile riconoscerne alcuni tipicamente sperimentati dalla maggior parte delle persone.
Questi possono essere di varia natura: emotiva, cognitiva, fisica e comportamentale (Bulli, 2024):
- Sintomi Emotivi: le emozioni maggiormente sperimentate dalle persone che hanno subito un’esperienza traumatica sono solitamente ansia, paura, tristezza, rabbia, senso di colpa e vergogna. È tuttavia frequente anche la possibilità che possa esserci distacco a livello emotivo dimostrandosi disinteressati ed emotivamente insensibili;
- Sintomi Cognitivi: contraddistinti perlopiù da esperienze riattivanti l’evento traumatico o le sensazioni ad esso annesse (e.g., flashback, pensieri intrusivi). Così come la possibile alterazione delle funzioni cognitive legate ai processi attentivi quali concentrazione e vigilanza (e.g., difficoltà di concentrazione, ipervigilanza) e della memoria (e.g., recupero dei ricordi, disorientamento);
- Sintomi Fisici: legati ad una possibile alterazione delle normali funzioni fisiologiche dell’individuo, in particolare del ritmo sonno-veglia (e.g., insonnia, incubi, sonno disturbato) e alimentari (e.g., nausea, problemi gastrointestinali e digestivi). Sono altresì frequenti anche sensazioni di stanchezza, affaticamento, tensione muscolare, palpitazioni e tachicardia;
- Sintomi Comportamentali: le manifestazioni comportamentali che è possibile osservare davanti ad esperienze traumatiche sono plurime e variano moltissimo a seconda del funzionamento della persona. Tra le più comuni troviamo: isolamento sociale, reazioni esagerate, cambiamenti nelle proprie abitudini, comportamenti autodistruttivi e, non per ultimo, evitamento.
Questi sintomi naturalmente possono variare in intensità e durata. Alcune persone possono sperimentare sintomi immediatamente dopo l’evento traumatico, mentre altre possono non manifestarli fino a mesi o addirittura anni dopo.
Trauma-Focused ACT
Il Trauma-Focused ACT (TFACT) è un approccio al fare Acceptance and Commitment Therapy (ACT) basato sulla compassione e incentrato sull’esposizione.
Il lavoro sull’ultimo dei sintomi comportamentali prima riportati è infatti un aspetto centrale di questo innovativo approccio terapeutico ideato e sviluppato da Russ Harris (2021) in cui sono presenti tre elementi interconnessi che si applicano a tutte le problematiche correlate al trauma: vivere nel presente, guarire il passato e costruire il futuro.
Vivere il presente
Vivere il presente rappresenta la parte più consistente del trattamento nel TFACT. Si concretizza nell’aiutare i pazienti sotto molteplici aspetti:
- Imparare a radicarsi e centrarsi;
- Rendersi conto di quando non sono più coinvolti o si dissociano riportando l’attenzione sul qui e ora;
- Connettersi con il proprio corpo e con le sensazioni che trasmette;
- Imparare a gestire l’iperattivazione che debilita e l’ipoattivazione che paralizza;
- Sganciarsi dalle cognizioni ed emozioni difficili da gestire;
- Pratica l’auto-compassione verso la propria sofferenza;
- Focalizzarsi su ciò che fanno essendo completamente coinvolti in esso;
- Interrompere i processi di ruminazione sul passato e di rimuginio sul futuro;
- Acquisire un senso di sé flessibile ed integrato;
- Concentrare, estendere, mantenere e spostare l’attenzione secondo le necessità;
- Praticare una regolazione emotiva che sia congruente con i principi ACT;
- Riuscire ad assaporare ed apprezzare le esperienze positive;
- Connettersi con i propri valori imparando a vivere in linea con essi e agendo di conseguenza.
Guarire il passato
Nel lavoro per guarire il passato viene esplorato insieme ai pazienti il modo in cui le proprie esperienze passate hanno dato vita ai loro pensieri, emozioni e comportamenti attuali.
Il tutto prevede un contatto con il proprio “bambino interiore” nonché l’esposizione a ricordi traumatici, il perdono e l’elaborazione del lutto.
Costruire il futuro
Infine, nella parte relativa al costruire il futuro si punta alla vera e propria “crescita post-traumatica” della persona.
Si delineano obiettivi in linea con i propri valori oltre che un vero e proprio piano di prevenzione delle eventuali ricadute.
Perché l’utilizzo dell’ACT nel trattamento del trauma?
Dalla creazione dell’Acceptance and Commitment Therapy verso la metà degli anni Ottanta da parte di Steven C. Hayes, poi ulteriormente sviluppata dai suoi due cofondatori Kirk Strosahl e Kelly Wilson (Hayes et al., 1999), sono stati pubblicati più di 3000 studi che ne dimostrano l’efficacia nel trattamento di un’ampia varietà di condizioni cliniche, dai distubi da stress post-traumatico, depressivi e d’ansia all’abuso di sostanze, vergogna e dolore cronico (Boal e Murrell, 2016; Lang et al., 2017; Gloster et al., 2020; Luoma et al., 2012).
Oltre alle basi ed evidenze scientifiche ci sono tantissime altre valide ragioni per utilizzare l’ACT nel trattamento delle problematiche legate al trauma (Harris, 2021). Si tratta di un approccio:
- transdiagnostico, il TFACT essendo fondato su un numero ristretto di processi di base è utilizzabile in modo flessibile con tutte le diagnosi del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbo Mentali (DSM) ed anche nei casi di comorbilità. Un vantaggio considerevole dato che, come riportato, la sintomatologia con cui il trauma si può manifestare è molto variabile;
- basato sull’esposizione, risulta essere centrale all’interno del TFACT l’aiutare il paziente ad esporsi ai contenuti mentali e/o esterni a sé per lui ritenuti difficili imparando nuovi modi più flessibili di reagire;
- interpersonale, offre numerosi modi di lavorare ad un livello interpersonale, avvalendosi anche della stessa relazione terapeutica, per fornire la giusta attenzione a quei problemi interpersonali che tipicamente si riscontrano in persone che hanno subito un trauma;
- integrante, numerose teorie convergono all’interno del TFACT e da esse viene preso spunto, tra cui la teoria polivagale, quella dell’attaccamento e dell’apprendimento inibitorio;
- basato sulla compassione, la compassione, ed in particolare l’auto-compassione, rappresenta, insieme all’esposizione, uno dei due aspetti fondanti della terapia con il TFACT. Si concretizza nel riconoscere la propria sofferenza imparando a rispondere a sé stessi con autentica gentilezza;
- combinato “dal basso verso l’alto” e “dall’alto verso il basso”, in ogni seduta si cerca di combinare sia un approccio “bottom-up” che “top-down” sulla base dei bisogni e delle necessità del paziente imparando ad essere flessibili rispetto ad essi. In linea generale comunque, nel TFACT si è soliti orientare le prime sedute “dal basso verso l’alto”, ovvero si lavora con il corpo fisico, le emozioni, le sensazioni, la consapevolezza somatica, l’attivazione autonomica e così via. Successivamente il lavoro viene direzionato “dall’alto verso il basso”, concentrandosi sulla flessibilità psicologica, sui valori, sulla definizione degli obiettivi, sulla pianificazione delle azioni da compiere e sulla risoluzione dei problemi;
- completo, oltre ad essere integrabile con altri modelli, permette di avere una base di riferimento utile per lavorare con moltissimi aspetti correlati al trauma sia semplice che complesso;
- breve, il TFACT sembra funzionare bene anche come terapia breve nonostante alcune tipologie di trauma richiedano comunque tempi più lunghi.
Numerose sono quindi le ragioni per decidere di lavorare con il trauma attraverso l’utilizzo dell’ACT.
Flessibilità e possibilità di integrazione in particolare permettono di adattare l’approccio alle necessità e bisogni del paziente riuscendo ad adattare l’intervento nella maniera ad esso più consona e funzionale.
Altri approcci terapeutici per il trattamento del trauma
Oltre all’utilizzo dell’ACT e dello specifico approccio TFACT, ci sono diversi approcci terapeutici che si sono dimostrati efficaci nel trattamento del trauma. Tra questi sicuramente troviamo:
- Terapia Cognitivo-Comportamentale, basata in particolare sull’esposizione graduale ai ricordi traumatici ed alle situazioni evitate dal paziente. Col fine di ridurre l’ansia e la paura associate al trauma oltre che volte alla modifica di pensieri e convinzioni distorte legate all’evento traumatico. Migliorando così la comprensione e la percezione di sé, degli altri e del mondo;
- Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR). Tramite l’utilizzo guidato dei movimenti oculari aiuta il cervello a rielaborare i ricordi traumatici, riducendo la loro intensità emotive e integrandoli in modo più adattivo nella memoria;
- Terapia Sensomotoria, combinando la terapia della parola con tecniche somatiche aiuta la persona a rielaborare il trauma attraverso il corpo, riconoscendo e integrando le risposte fisiche legate al trauma;
- Terapia Focalizzata sulla Compassione (CFT), in questa terapia le tecniche CBT sono combinate con pratiche di compassione volte ad aiutare la persona a sviluppare un atteggiamento più gentile e compassionevole verso sé stesse, riducendo l’auto-critica e migliorando la regolazione emotiva;
- Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT), combina tecniche CBT con pratiche di mindfulness per migliorare la regolazione emotiva e le abilità interpersonali;
- Terapia di gruppo, offrendo un ambiente sicuro e di supporto aiuta le persone a condividere esperienze permettendo loro di sentirsi accolti per poi sviluppare strategie di coping funzionali.
Bibliografia essenziale
- Boals, A., & Murrell, A. R. (2016). I am trauma: Experimentally reducing event centrality and PTSD symptoms in a clinical trial. Journal of Loss and Trauma, 21(6), 471-483.
- Bulli, F. (2024). Psicologia dell’emergenza e intervento umanitario con l’EMDR. IPSICO blog. https://www.ipsico.it/news/psicologia-dellemergenza-e-intervento-umanitario-con-lemdr/.
- Gloster, A. T., Walder, N., Levin, M. E., Twohig, M. P., &Karekla, M. (2020). The empirical status of acceptance and commitment therapy: A review of meta-analyses. Journal of Contextual Behavioral Science, 18, 181-192.
- Harris, R. (2021). Trauma-focused ACT: a practitioner’s guide to working with mind, body, and emotion using acceptance and commitment therapy. New Harbinger Publications, Inc. Trad. It., ACT e trauma: guida pratica per lavorare su mente, corpo ed emozioni con l’Acceptance Commitment Therapy. Trento, Erickson, 2024.
- Hayes, S. C., Strosahl, K. D., & Wilson, K. G. (1999). Acceptance and commitment therapy: An experiential approach to behavior change. New York, NY: Guilford Press.
- Lang, A. J., Schnurr, P. P., Jain, S., He, F., Walser, R. D., Bolton, E., Benedek, D. M., Norman, S. B., Sylvers, P., Flashman, L., Strauss, J., Raman, R., & Chard, K. M. (2017). Randomized controlled trial of acceptance and commitment therapy for distress and impairment in OEF/OIF/OND veterans. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy, 9(Suppl 1), 74-84.
- Louma, J. B., Kohlenberg, B. S., Hayes, S. C., & Fletcher, L. (2012). Slow and steady wins the race: A randomized clinical trial of acceptance and commitment therapy targeting shame in substance use disorders. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 80(1), 43-53.
- World Health Organization. (2013). Guidelines for the Management of Conditions Specifically Related to Stress. Geneva: WHO.