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Mindfulness e psicosi

meditazione mindfulness

La mindfulness, come sappiamo, affonda le sue radici nella tradizione contemplativa orientale ma include anche dimensioni cognitive ed emotive come la regolazione dell’attenzione, il decentramento, la consapevolezza dei pensieri, delle sensazioni e delle emozioni, l’apertura e l’accettazione verso ogni esperienza interna tramite un atteggiamento non giudicante.

Gli interventi mindfulness sono riferibili alla “terza ondata” di terapia cognitivo-comportamentale, all’interno della quale afferiscono diversi tipi di interventi con in comune lo scopo della regolazione emotiva attraverso l’aumento della disponibilità ad abbracciare l’esperienza del qui ed ora, negativa o positiva che sia, piuttosto che evitarla o tentare di combatterla.

Come sappiamo, la terapia cognitivo-comportamentale per le psicosi enfatizza l’identificazione delle credenze disfunzionali e la loro diretta messa alla prova con esperimenti comportamentali e risulta efficace per il trattamento sia dei sintomi positivi (allucinazioni, deliri, ecc.) che di quelli negativi.

Tuttavia, le diverse caratteristiche degli interventi di terza ondata possono essere utili nell’alleviare la sofferenza associata alle psicosi, non soffermandosi unicamente sul controllo dei sintomi, come voci, immagini e pensieri intrusivi, ma basandosi principalmente su come il paziente reagisce alle proprie esperienze psicotiche, implicando non necessariamente un’accurata riflessione sulla realtà, quanto piuttosto la consapevolezza e l’accettazione dell’esperienza psicotica.

Osservare quest’ultima come qualcosa che passa, favorendo la consapevolezza, piuttosto che il coinvolgimento in ruminazioni e dispute interne, diventa l’obiettivo primario.

Gli interventi di mindfulness per le psicosi possono essere divisi in tre gruppi, in base alla strategia utilizzata.

Il primo gruppo comprende protocolli basati su pratiche meditative, il secondo protocolli basati sull’accettazione e il terzo sulla compassion focused therapy.

Tramite il controllo dell’attenzione, la meditazione mira alla regolazione emotiva aumentando le sensazioni positive e riducendo le risposte maladattive a quelle negative.

In aggiunta, l’accettazione gioca un ruolo cruciale tra gli aspetti cognitivi della regolazione emotiva, incrementando le capacità di gestione consapevole delle emozioni che emergono e della relativa attivazione.

Per esempio, è possibile istruire un paziente con sintomi psicotici ad accettare l’idea di sperimentare pensieri ed emozioni disturbanti, notandoli per quello che sono senza investire cognitivamente nell’evitamento o nella disputa con questi.

La componente della compassion attiva meccanismi di auto rassicurazione, diminuendo l’impatto delle emozioni negative e favorendo l’investimento in emozioni positive come speranza e ottimismo.

Come proposto da alcuni studi, la regolazione delle emozioni è un elemento centrale del trattamento delle psicosi e questi interventi ne promuovono, in modi diversi, l’apprendimento.

In una recente metanalisi sono stati esaminati 13 studi che prendevano in considerazione proprio le sopracitate strategie di intervento, evidenziando come gli interventi di mindfulness, pur non mirando alla riduzione dei sintomi ma alla riduzione del disagio connesso ai sintomi stessi, risultano efficaci nell’attenuare i sintomi negativi e nel migliorare il funzionamento e la qualità di vita dei pazienti.

Inoltre, è stato rilevato che i pazienti affetti da psicosi sono più disponibili ad intraprendere un trattamento che modifichi la loro relazione con i pensieri tramite le pratiche di mindfulness e di accettazione, piuttosto che un percorso che implichi direttamente la modificazione dei pensieri disfunzionali grazie all’uso delle riflessioni e delle razionalizzazioni.

Mettendo a confronto le 3 strategie di intervento mindufulness/accettazione/compassion ciò che emerge è che la combinazione delle 3 ottiene migliori risultati clinici rispetto all’applicazione indipendente di una delle tre, seppure l’applicazione della mindfulness da sola correli più positivamente delle altre con risultati clinici soddisfacenti.

Risulta tuttavia importante chiarire similitudini e differenze degli interventi cognitivo-comportamentali standard per le psicosi e di quelli mindfulness rispetto ai risultati clinici, operazionalizzando maggiormente gli strumenti di assessment e le strategie d’intervento dei protocolli di terza ondata.

Khoury B., Lecomte T., Gaudiano B.A. (2013). Paquin K.Mindfulness interventions for psychosis: a meta-analysis. Schizophrenia Research, 150(1),176-84.

Leggi anche:

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elena Micheli

Psicologa Psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze. Terapeuta EMDR II livello, formata in Psicoterapia Sensomotoria, Terapia Metacognitiva e Acceptance and Commitment Therapy. Si occupa primariamente di disturbi di personalità, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, psicotraumatologia e psicodiagnosi. Presso l’Istituto IPSICO di Firenze si occupa anche di progetti di ricerca e divulgazione scientifica ed è socia dell’Associazione EMDR Italia. Profilo linkedin

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