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Disturbo bipolare e personalità borderline

Disturbo borderline e bipolare

Il Disturbo Borderline di Personalità e il disturbo Bipolare vengono spesso confusi, soprattutto in sede di diagnosi.

In un recente articolo di Fink (2014) si cerca ancora una volta di fare il punto sulle differenze, spesso non così evidenti, tra i due disturbi.

È possibile individuare alcune sovrapposizioni tra i sintomi, ma il nucleo psicopatologico differisce su alcuni chiari elementi, anche se alcuni autori sostengono che siano entrambi parte di un continuum ed alcuni clinici considerano il disturbo borderline come un disturbo bipolare “a cicli ultrarapidi” (Gunderson, 2006).

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Il disturbo borderline è un disturbo personologico ed è quindi una condizione persistente, presente fin dalla prima età adulta per tutta la durata della vita, che influenza l’intero sviluppo della struttura emotiva e comportamentale di una persona.

Il disturbo bipolare è, invece, un insieme di sintomi del tono dell’umore che si presentano in forma acuta o subacuta in uno o più momenti di vita, ma non sono parte della struttura centrale della personalità.

Inoltre, i sintomi sovrapponibili come la difficoltà nella regolazione dell’impulsività e dell’emotività, nel disturbo borderline sono costanti per tutto l’arco di vita del paziente, mentre nel disturbo bipolare sono sintomi presenti in maniera episodica e si distanziano dall’abituale matrice caratteriale della persona.

Vediamo nello specifico le sintomatologie sovrapponibili.

Le oscillazioni del tono dell’umore nel disturbo borderline sono più frequenti e più brevi, spesso innescate da un evento esterno e descritti come una risposta emotiva eccessiva rispetto alle proporzioni dell’evento scatenante (una perdita, un rifiuto percepito, una frustrazione).

Durante questi episodi, che durano solitamente poche ore o al massimo qualche giorno, la persona può sperimentare emozioni forti come rabbia o tristezza, o diversi gradi di irritabilità o ansia. Le oscillazioni del tono dell’umore nel disturbo bipolare sono, invece, più discontinue e durature e possono presentarsi in modo inatteso.

Ad esempio, un episodio depressivo, per essere tale, deve persistere per almeno due settimane e un episodio maniacale per almeno una settimana.

L’irritabilità o la rabbia possono essere presenti sia negli episodi depressivi che in quelli maniacali (o ipomaniacali) ma non fanno parte della personalità del soggetto. Lo stesso vale per i comportamenti impulsivi, che nel disturbo borderline fanno parte del nucleo personologico e si esprimono nella difficoltà di gestione di comportamenti potenzialmente dannosi, mentre nel disturbo bipolare sono presenti solo nei periodi maniacali o ipomaniacali.

Per i sintomi psicotici, altra categoria che spesso porta alla sovrapposizione in diagnosi, nel disturbo borderline i pazienti possono avere ideazione paranoide o sperimentare stati dissociativi, mantenendo tuttavia la consapevolezza che stia succedendo qualcosa “di strano” e sviluppando raramente deliri strutturati o allucinazioni. Nel disturbo bipolare sono invece possibili vere e proprie allucinazioni e/o deliri in ogni tipo di episodio.

Infine, la diagnosi di disturbo borderline richiede la soddisfazione di almeno 5 dei 9 criteri presenti nel DSM, e solo 3 di essi hanno una possibile sovrapposizione con il disturbo bipolare.

Queste differenze sono fondamentali per l’impostazione del trattamento, che ovviamente differisce anch’esso.

Il disturbo bipolare, che per anni è stato considerato prevalentemente un disturbo biologico, viene efficacemente trattato con gli stabilizzatori del tono dell’umore o con gli antipsicotici atipici. Come ogni disturbo dell’umore giova anche di trattamenti psicoterapici efficaci come la terapia cognitivo-comportamentale.

La ricerca sul disturbo borderline suggerisce invece che la psicoterapia risulti il trattamento d’elezione per il nucleo psicopatologico di tale disturbo.

La Terapia Dialettica Comportamentale (DBT) è una delle più studiate ed efficaci e trova il suo focus nel training di abilità emotive ed interpersonali che permettono di affrontare gli stati emotivi problematici.

Oggigiorno anche altre forme di terapia cognitivo comportamentale, come la Schema Therapy o la terapia metacognitiva interpersonale, vengono integrate allo scopo di massimizzare l’efficacia dei trattamenti.

I clinici possono avere difficoltà nel presentare una diagnosi di disturbo borderline, considerandola peggiorativa o sinonimo di prognosi infausta, ma i pazienti e le loro famiglie possono invece giudicare utile essere informati al riguardo.

Così come per il disturbo bipolare, una diagnosi accurata spesso determina una prognosi migliore ed un accesso ai trattamenti adeguati.

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Articolo del 15/09/2014

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elena Micheli

Psicologa Psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze. Terapeuta EMDR II livello, formata in Psicoterapia Sensomotoria, Terapia Metacognitiva e Acceptance and Commitment Therapy. Si occupa primariamente di disturbi di personalità, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, psicotraumatologia e psicodiagnosi. Presso l’Istituto IPSICO di Firenze si occupa anche di progetti di ricerca e divulgazione scientifica ed è socia dell’Associazione EMDR Italia. Profilo linkedin

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