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Fobia sociale e teoria della mente

Fobia sociale - ansia sociale

In un recente articolo, pubblicato quest’anno sulla prestigiosa rivista internazionale Behavior Therapy, Hezel e McNally hanno valutato la presenza di deficit nella teoria della mente nei pazienti con fobia sociale. Inoltre gli autori hanno provato a indagare se fossero presenti anche difficoltà nel comprendere gli stati mentali altrui, quali emozioni, pensieri ed intenzioni.

La fobia sociale è una diagnosi diffusa con un’incidenza annuale del 6,8% e una prevalenza lifetime del 12,1% nella popolazione generale americana. Le persone affette da tale disturbo presentano diversi bias cognitivi, sia di processamento, che attenzionali, menmonici e interpretativi; tendono a valutarsi in modo negativo e distorcono fortemente le informazioni circa il giudizio che gli altri possono esprimere su di loro.

Questo tipo di modalità ha da sempre suggerito che i pazienti con fobia sociale possano avere problemi di decentramento cognitivo e di rappresentazione della mente altrui.

Nel presente studio, con Teoria della Mente (ToM) si intende la capacità cognitiva di identificare e ragionare sullo stato mentale di altre persone (Premack & Woodruff, 1978). E’ possibile considerarne due distinti processi: comprendere e decodificare lo stato mentale dell’altro basandosi sulle osservazioni immediatamente disponibili; ragionare sullo stato mentale dell’altro per spiegare e predire il comportamento.

Nel presente studio, gli autori hanno confrontato le differenti performance tra pazienti con fobia sociale e gruppo di controllo circa le componenti della Teoria della Mente.

Sia il gruppo di pazienti con fobia sociale che quello di controllo erano composti da 40 soggetti. Per indagare la ToM sono stati impiegati il Reading the Mind in the Eye (MIE) e il Movie for the Assessment of Social Cognition (MASC).

I risultati hanno mostrato come, in generale, i pazienti con fobia sociale abbiano maggiori difficoltà rispetto al gruppo di controllo nel superare i test della ToM, in particolare nel cogliere pensieri ed emozioni dell’altro. Inoltre, i soggetti socialfobici, rispetto al gruppo di controllo, sembrano considerare più intense le emozioni altrui e attribuire un maggior significato e importanza a ciò che gli altri pensano e provano; sembrano anche avere difficoltà a fare inferenze circa i pensieri delle altre persone.

Infine, i soggetti con fobia sociale sembrano attribuire pensieri ed emozioni in modo incorretto, come se non venisse considerato il contesto. Per esempio, in un compito del MASC, quando viene chiesto di immaginarsi nel film, tendono a fornire risposte basandosi sul proprio comportamento e non su quello del personaggio, confermando un deficit di decentramento cognitivo.

Questo articolo offre dunque uno spunto in più circa le aree di lavoro nella psicoterapia della fobia sociale.

Hezel, D.M., & McNally, R.J. (2014). Theory of Mind Impairments in Social Anxiety Disorder. Behavior Therapy, 45, 530-540.

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Autore dell’articolo

Dott. Nicola Marsigli

Psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale dal 2001; lavora presso l’Istituto IPSICO di Firenze, di cui è Segretario e Direttore Didattico; Socio fondatore dell’Associazione Italiana per i Disturbi dell’Ansia Sociale (AIDAS), di cui è attuale tesoriere; Socio fondatore della Compassionate Mind Italia; Direttore del CEDAS (Centro d’Eccellenza per i Disturbi dell’Ansia Sociale) di Firenze; Pratictioner EMDR; attualmente in valutazione per la Certificazione come terapeuta Schema Therapy; Si occupa da anni del trattamento dei disturbi dello spettro ansioso sociale; ha pubblicato numerosi articoli scientifici e diversi libri sull’argomento, tra i quali il recente “Stop all’ansia sociale”, edito da Erickson. Profilo linkedin

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