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Narcisismo da social network in tempo di pandemia

Giovani e narcisismo da social network in tempi di covid

Quando si parla di Covid, immediatamente si pensa a ospedali, sintomi del virus e alla campagna vaccinale.

In realtà esistono delle ripercussioni “invisibili” che non hanno a che fare con tutto ciò, bensì con la salute mentale.

Che si sia contratto il virus oppure no, dall’inizio del 2020 è innegabile che a livello individuale (ma anche collettivo) si sia vissuto un cambiamento profondo. Si sono acuite problematiche trascurate o rimaste inascoltate, talvolta sfociando in comportamenti patologici.

È il caso del narcisismo. O più precisamente del narcisismo da social.

Cosa è il narcisismo e perché i social lo enfatizzano

Di per sé il narcisismo, citando testualmente l’enciclopedia Treccani, è la “tendenza e atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso, della propria persona e delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente del proprio interesse e l’oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere”.

Entro certi limiti si può considerare il narcisismo uno stato fisiologico poiché Il termine, inteso come tratto della personalità comprende anche un’accezione positiva. Indica l’amore sano e legittimo per sé stessi che caratterizza ognuno di noi. Ci rende propensi a sentirci gratificati e rispettati nel lavoro o nella vita privata.

Il narcisismo patologico

Quando invece si lega ad un bisogno abnorme di attenzione, affermazione e apprezzamento esterno, può assumere dimensioni di un disturbo della personalità narcisistico, che va a interferire significativamente sulla vita della persona e sulle sue relazioni.

Si può dunque ipotizzare la presenza di una linea di continuum che metta ad un polo un narcisismo definito “sano”. Questo è tipico di quelle persone carismatiche, assertive, sicure di sé, fortemente determinate e capaci di una leadership coinvolgente ed empatica. Quindi, con un assetto personologico molto efficiente negli scambi interpersonali e che utilizza il narcisismo come strumento per raggiungere il successo.

All’altro polo si colloca, invece, un narcisismo “patologico”, caratterizzato da un pattern pervasivo di grandiosità nel pensiero e nel comportamento. E, di conseguenza, da un’ossessione compulsiva verso mete irraggiungibili.

In questi casi, infatti, l’individuo esagera le proprie capacità, fantasticando su scenari di successo illimitato (senza di fatto portare a compimento alcuno degli obiettivi proposti). Si comporta in modo presuntuoso e arrogante, convinto del suo personale diritto a ricevere riconoscimenti e ricercando sempre l’attenzione e l’ammirazione altrui. Incurante dei reali sentimenti degli altri, tende a sfruttare e manipolare il prossimo per raggiungere i propri scopi, assorbito da fantasie di successo e potere.

Il narcisismo maligno

Nei casi più gravi (il cosiddetto “Narcisismo maligno”) si viene a configurare l’assetto personologico più disadattivo. Questo è caratterizzato da grandiosità, mancanza di sentimenti, perdita di contatto con il sé, distorsione della realtà. Ma anche senso di onnipotenza, diffidenza verso gli altri, rabbia espressa e totale mancanza di empatia, fino a sconfinare nella crudeltà e nel sadismo.

Il rapporto tra social network e narcisismo patologico

Come sottolineato da Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria presso La Sapienza (Università di Roma), “i social media rappresentano un terreno fertile per il narcisismo. Questo perché essi contribuiscono a isolare l’individuo in un mondo che spinge ancor più a porre l’accento su sé stesso, rivolgendosi sempre all’interno invece di aprirsi alle relazioni umane”.

Da un lato, il fatto che le piattaforme social siano basate su “like”, commenti e condivisioni, alimenta nelle persone la tendenza ad una continua ricerca di consenso. Dall’altro lato, le regole di distanziamento fisico, imposte dalla situazione pandemica, facilitano questo stile comunicativo mediato dai social. Inducono i giovani a privilegiare le relazioni “online”, a svantaggio di altri possibili canali di interazione sociale.

Spesso, nelle persone con tratti di narcisismo, la carenza della capacità di regolazione affettiva impedisce di creare legami relazionali efficaci e appaganti.

La pandemia potrebbe aver incentivato questi tratti della personalità in chi è a rischio. Perché per molti ha significato isolamento e mancanza di confronto con gli altri.

Si è detto che il mondo virtuale consente di scegliere di essere chi si vuole e non necessariamente essere chi si è davvero, enfatizzando le proprie caratteristiche positive ed omettendo quelle negative. Veicolando così un’immagine di sé non realistica, corrispondente solo a quell’identità che il soggetto vuole affermare.

Il narcisismo digitale

Da tutto ciò deriva che oggi possiamo parlare di narcisismo digitale, un’espressione attraverso la quale si indica un insieme di pratiche comunicative che sono tipiche dell’universo digitalizzato. Fondate su un egocentrismo molto accentuato al punto da apparire, talvolta, patologico.

La condivisione di immagini personali sembra mettere in risalto il bisogno da parte degli utenti di essere guardati e di ricevere attenzioni. E’ molto probabile l’ipotesi che nella pubblicazione di queste immagini ci sia in gioco la struttura narcisistica dell’autore, alla ricerca di una continua approvazione che confermi l’immagine che si vuole dare di sé.

Protagonisti gli adolescenti ma non solo

Se si pensa che siano solo gli under 18 a essere più facilmente coinvolti in questa dinamica, si può cadere in errore.

Anche gli adulti, infatti, possono facilmente sentirsi pervasi da un senso di inadeguatezza, bisognosi di isolarsi, diventando schivi e, al contempo, ipervigili per proteggersi dalle umiliazioni (vere o presunte tali).

Ogni like e retweet dà al cervello una piccola scarica di dopamina che alcune fonti dicono essere paragonabile al rilascio di dopamina che deriva dall’assunzione di una piccola dose di cocaina.

Inoltre, le piattaforme di social media incoraggiano l’autopromozione, poiché gli utenti generano tutti i contenuti in completa autonomia.

La disconnessione relazionale

Secondo il prof. Glen O. Gabbard, uno dei più autorevoli psichiatri contemporanei, la principale preoccupazione della persona narcisista è quella di essere ammirata costantemente per il suo valore e la sua unicità, rendendo dunque impossibile un vero collegamento relazionale.

Il desiderio di questi soggetti è prevalentemente di uno sfrenato controllo onnipotente su tutti gli altri. Con l’obiettivo di sentirsi al sicuro, dietro un’apparente e accecante unicità.

Un assetto psicologico, questo, accentuato da quella compulsione ad emergere presente nella società moderna digitalizzata. Una società ricca di strumenti che permettono a chiunque di filtrare a piacimento le proprie caratteristiche psico-fisiche, in nome di un ideale, anche estetico, spesso del tutto irrealizzabile.

L’ opportunità di mostrarsi agli altri nella dimensione di questa finta realtà ha una particolare ricaduta sui giovani e sul loro processo evolutivo, in una fase di scoperta di sé stessi e conoscenza di cosa è considerato “bello” e cosa no.

La possibilità di costruirsi nei social una realtà virtuale appare del tutto funzionale alla modalità narcisistica di funzionamento della psiche. Questo perché soddisfa l’esigenza di creare un’immagine fasulla di sé, ma in sintonia con un’ideale di grandiosità, di affermazione in vari campi relazionali, ponendosi sempre al centro dell’attenzione generale.

Come affrontare il narcisismo (da social e non)

Le persone narcisiste generalmente, non sono consapevoli del proprio disturbo, non si rendono conto del disagio che questo provoca su altre persone. Essendo altamente auto-valorizzanti e impulsive, potrebbero non imparare dagli errori compiuti in passato e pertanto le persone al suo fianco svolgono un importante compito di guida nell’accompagnarlo ad affrontare la situazione.

Il principale approccio alla cura del disturbo narcisistico di personalità è la psicoterapia individuale, in particolar modo la terapia cognitivo comportamentale. Inoltre, possono essere utilizzati altri tipi d’intervento, come terapie familiari, di gruppo, di coppia.

Affidarsi a una figura esperta è fondamentale per affrontare questa problematica e tentare di porvi rimedio.

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Contrassegnato con: coronavirus, dipenden, disturbi di personalità, narcisismo, persona

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Autore dell’articolo

Dott. Andrea Vannini

Neuropsichiatra. Ha prestato la propria opera professionale per molti anni presso Casa di Cura privata convenzionata operante nel settore neuropsichiatrico, acquisendo particolare competenza nell'Unità di Cura del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Già medico nei Servizi di Salute Mentale dell'Azienda Sanitaria di Firenze. Attualmente impegnato anche nell'area dei Disturbi della Spettro Autistico. Opera come consulente neuropsichiatra presso l'istituto IPSICO di Firenze.

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