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IPSICO, Firenze

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Ultimi sviluppo ed evoluzione della Schema Therapy

schema therapy evoluzioni

Sono passati ormai quasi trent’anni dalla prima manualizzazione dell’approccio Schema Therapy (1999) da parte del suo ideatore Jeffrey Young.

Lungo tutto questo arco di tempo sono stati apportate integrazioni, approfondimenti ed evoluzioni del modello.

Nonostante questo, rimangono saldi costrutti fondamentali quali i bisogni di base, gli schemi maladattivi precoci, i mode e il ruolo del limited reparenting nella relazione terapeutica.

Ma andiamo con ordine.

Le origini del modello

La Schema Therapy nasce come modello integrato a seguito della consapevolezza che la sola terapia cognitiva non fosse efficace  per un elevato numero di pazienti, soprattutto per coloro con aspetti patologici della personalità.

Si sviluppò così l’idea che bisogni emotivi fondamentali frustrati nell’infanzia, potessero dare origine a schemi disfunzionali precoci, ai quali il paziente risponde con stili di coping disfunzionali.

Il trattamento era (ed è tuttora) finalizzato alla modificazione degli schemi e degli stili di coping e al soddisfacimento dei bisogni emotivi precedentemente frustrati.

Il cambiamento avviene grazie alla riconnessione ai bisogni emotivi, alla guarigione degli schemi, all’uso di strategie di coping più funzionali e alla costruzione del mode Adulto Sano.

Tutto ciò attraverso l’uso integrato di tecniche cognitive, comportamentali, esperienziali e della relazione terapeutica.

I nuovi bisogni e schemi maladattivi

Per quanto riguarda i costrutti cardine del modello, l’ampliamento suggerito da alcuni autori (Arntz et al. 2021; Bach et al., 2018) ha riguardato l’aggiunta di altri bisogni di base a quelli già teorizzati da Young.

Si è giunti a tale lista anche grazie al confronto e individuazione delle sovrapposizioni con le proposte di Dewck (2017).

La lista completa è così costituita:

  1. Sicurezza e nutrimento (incluso l’attaccamento sicuro);
  2. Autonomia competenza e senso di identità;
  3. Libertà di espressione dei bisogni, emozioni ed emozioni;
  4. Spontaneità e gioco;
  5. Limiti realistici e autocontrollo;
  6. Coerenza di sé. Quando non è possibile sviluppare connessioni sociali significative, profonde e quando la persona manca di un senso di radicamento e integrità, è probabile che venga a mancare lo sviluppo di coerenza del sé e del mondo;
  7. Giustizia. Quando questo bisogno non viene soddisfatto il bambino percepisce mancanza di uguaglianza, un senso di ingiustizia e colpa. Spesso vi può essere vittimizzazione o bullizzazione e il proprio punto di vista non può essere espresso;
  8. Connessione con la natura, la cui frustrazione implica una mancata opportunità di connettersi con l’ambiente e il luogo circostante.

Questi ultimi tre bisogni sono quelli recentemente proposti dai vari autori e sono associati rispettivamente a nuovi schemi maladattivi:

  • M;ancanza di un’identità coerente. In cui vi è una sensazione di incapacità nell’esprimere il proprio punto di vista e idee, oltre che una superficialità emotiva.
  • Mancanza di un mondo significativo. La persona sente di vivere disconesso dagli altri e dal mondo con un senso di vuoto e di mancanza di significato.
  • Ingiustizia. L’altro è vissuto come carnefice. La percezione è di costante vittimizzazione con la pretesa che l’altro sistemi le cose.
  • Mancanza di connessione con la natura. Sono individui a cui manca il rapporto con la natura, spesso materialisti.

L’ampliamento grazie al costrutto di Mode

Per quanto riguarda i mode, a causa dell’enorme complessità nel trattare alcuni pazienti che avevano attivi, anche nello stesso momento, diversi schemi, venne ampliato il modello utilizzando questo nuovo costrutto.

Utilizzando una metafora mutuata dal campo della genetica, se gli schemi sono il genotipo i mode ne sono l’espressione fenotipica e delle operazioni ad essi legati.

Sono le parti molteplici del sé osservabili nel qui e ora, risultante dall’incrocio dello schema attivo in quel momento e dalla sua risposta di coping.

Inizialmente furono concettualizzati dieci mode, ma con la crescente complessificazione sono diventati circa quaranta (Arntz et al., 2021) elencati nel seguente paragrafo.

I nuovi mode e stile di coping

In generale, per quanto riguarda i mode vi è la tendenza a stressare l’idea che essi siano la combinazione tra l’attivarsi di uno specifico schema e la modalità di coping che la persona mette in atto per gestire lo schema stesso.

Arntz e collaboratori (2021) hanno cercato di ridurre l’ultima lista dei mode arrivando ad un numero di quaranta, suddivisi tra mode bambino, mode genitoriali, mode evitanti (in cui viene incluso anche l’arreso compiacente prima incluso nello stile di resa) e mode di inversione.

Di seguito la lista tradotta in italiano, con alcune brevi descrizioni, da cui è facilmente intuibile la funzione di ognuno. La “N” indica i nuovi mode:

Mode bambino

  • Bambino trascurato
  • Bambino non autonomo
  • Bambino subordinato (N).
  • Bambino costretto/obbligato (N), in quanto non gli è stato permesso di soddisfare i bisogni di gioco e spontaneità.
  • Bambino confuso (N)
  • Bambino eccessivamente diligente (N)
  • Bambino vittimizzato (N)
  • Bambino grandioso
  • Bambino viziato (N)
  • Bambino indisciplinato
  • Bambino impulsivo
  • Bambino arrabbiato
  • Bambino infuriato
  • Bambino ribelle (N)
  • Bambino brontolone (N)

Mode genitoriali

  • Critico esigente
  • Punitivo

Mode di evitamento

  • Protettore distaccato
  • Protettore divertente (N). E’ il mode che ha la funzione di evitare nascondere o mascherare le emozioni dolorose che derivano dalla frustrazione dei bisogni.
  • Protettore arrabbiato
  • Protettore evitante
  • Arreso compiacente
  • Colui che cerca rassicurazioni (N). Molto presente nei disturbi d’ansia, si riferisce a coloro che chiede conferme a sé o agli altri.
  • Autoconsolatore Distaccato
  • Sospettoso Ipercontrollante

Mode di inversione

  • Iperautonomo (N). Si riferisce all’attivarsi di quella parte che porta a fare e gestire tutto da solo, senza chiedere aiuto agli altri.
  • Clown (N)
  • Ricerca di attenzione e approvazione
  • Autoesaltatore
  • Bullo e aggressore
  • Perfezionista ipercontrollante
  • Idealizzatore (N). Chi tende a mitizzare gli altri.
  • Temerario (N). Si riferisce a una persona imprudente a cui piace fare cose pericolose.
  • Fannullone/Oblomov (N). Un individuo pigro, poco volitivo o che procrastina.
  • Pollyanna/troppo ottimista (N). Una persona eccessivamente allegra o positiva.
  • Il misericordioso (N). Chi è sempre caritatevole, clemente, benigno.
  • L’umile (N)
  • L’impostore (N)
  • Il truffatore/Manipolatore (N)
  • Il Predatore

Gli stili di coping

Inoltre, un cambiamento dal modello originario riguarda lo stile di coping.

I mode di coping rientrerebbero tutti negli stili di evitamento e ipercompensazione (denominato ora inversione). Mentre nello stile di resa fanno parte i mode bambino e genitore critico punitivo.

In quest’ultimo stile che viene rinominato “rassegnazione” viene posta maggiormente l’attenzione sul concetto che la persona, appunto, si arrende allo schema attivo e ne percepisce, attraverso una fusione cognitiva ed emotiva, tutto il messaggio veicolato.

Di conseguenza, anche il comportamento è coerente. Ad esempio, un paziente con uno schema di inadeguatezza crede fermamente che ci sia qualcosa che non va in lui, magari impegnandosi in relazioni in cui il partner è criticante, in quanto crede di non meritare di meglio.

L’importanza del Mode adulto sano

Come la maggior parte degli approcci di terza generazione, quali ad esempio Compassion Focused Therapy (Gilbert, 2016) e Acceptance Committment Therapy (Harris, 2021), che hanno dato maggior risalto al lavoro sulle risorse, sulle parti sane e sullo sviluppo di un atteggiamento responsabile di una buona autoregolazione, anche la Schema Therapy non è stata da meno.

Da sempre, questo approccio, sostiene l’importanza di due mode sani (Adulto Sano e Bambino Felice), ma negli ultimi sviluppi ha ulteriormente ampliato l’attenzione e, di conseguenza, le tecniche utili alla crescita di queste parti.

In particolare, l’Adulto Sano può essere sviluppato sia come un pervasivo atteggiamento da assumere nel vivere la propria vita, sia come parte a cui accedere nei momenti di difficoltà emotiva. Rafforzare e connettersi al mode Adulto Sano implica lo sviluppo di quattro abilità fondamentali:

  1. la consapevolezza, da sviluppare tramite esercizi di automonitoraggio e la ricerca di un atteggiamento mindufulness, ossia il notare senza giudicare ciò che accade.
  2. l’autocompassione, ossia la crescita o costruzione (ove assente) di un’attitudine volta al comprendere e validare il dolore e desiderare di alleviarlo.
  3. riconoscere le cognizioni disfunzionali e imparare a differenziarle dalla realtà. Parallelamente sostenere le rappresentazioni di sé sane.
  4. infine l’esposizione per il cambiamento comportamentale. Tutto il lavoro precedente deve essere corroborato da da azioni che confermino il cambiamento interno.

Sviluppare l’Adulto Sano implica l’entrarvi a contatto il più frequentemente e velocemente possibile per assumerne la prospettiva, fare scelte o azioni che possano svilupparne i bisogni e intraprendere azioni coerenti con ciò.

Applicazioni cliniche

La Schema Therapy è un modello molto spendibile in ambito clinico. Le motivazioni riguardano la comprensibilità della teoria di riferimento, a cui pazienti e terapeuti si possono facilmente riferire in un contesto condiviso.

Infatti, l’enfasi posta sui costrutti di bisogni di base, schemi, strategie di coping e come questi sviluppino e sostengano la psicopatologia, danno una visione complessiva rispetto ad altri modelli.

Inoltre, l’importanza della concettualizzazione dei pazienti tramite i mode permette a questi ultimi di poter ragionare (metacognitivamente) sul loro funzionamento da una prospettiva diversa, più lucida e autoregolata.

Infine, l’integrazione delle diverse tecniche a disposizione permette di rispondere agli ostacoli al cambiamento in maniera diversificata e coerente con il tipo di paziente che richiede un aiuto terapeutico.

Bibliografia

  • Arntz, A., Rijkeboer, M., Chan, E., Fassbinder, E., Karaosmanoglu, A., Lee, C., W., Panzeri, M. (2021). Towards a Reformulated Theory Underlying Schema Therapy: Position Paper of an International Workgroup. Cognitive Therapy and Research.
  • B, Lockwoodb. G. and Young, J. (2017). A new look at the schema therapy model: organization and role of early maladaptive schemas. Cognitive Behviour Therapy
  • Brockman, R., Simpson, S., Hayes, C., Van Der Wijngaart, R. & Smou, M. (2025). Guida pratica alla Schema Therapy. Assessment, tecniche, strategie di trattamento e applicazioni specifiche. Erickson, Trento.
  • Dweck, C. S. (2017). From needs to goals and representations: Foundations for a unified theory of motivation, personality and development. Psychological Review, 124, 689–719
  • Harris, R. (2021) Fare act. Una guida pratica per professionisti all’Acceptance and Commitment Therapy. Franco Angeli.
  • Gilbert (2016). La terapia focalizzata sulla compassione. Caratteristiche distintive. Franco Angeli.
  • Young, J. (1999). Cognitive therapy for personality disorders: A schema focused approach. Sarasota, FL: Professional Resource Press.

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Contrassegnato con: disturbi di personalità, psicoterapia cognitivo comportamentale

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Laura Caccico

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso l’Istituto IPSICO di Firenze (succursale di Pisa) e presso il proprio studio professionale a Forte dei Marmi. Si occupa primariamente di psicodiagnosi, disturbi di personalità, disturbo ossessivo compulsivo e disturbo d’ansia sociale. È coautrice del recente libro "Stop all'ansia sociale", edito da Erickson. Svolge attività di CPT e ausiliario del CTU presso il tribunale di Lucca. Profilo linkedin

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