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Relazioni di coppia e adattamento ai cambiamenti

mantenere equilibrio nella coppia

Relazioni: risorsa indispensabile

L’uomo è da sempre considerato un “animale sociale” e come tale ha degli istinti,  primo tra tutti quello di instaurare rapporti. La ragione di questo basilare istinto è “nient’altro” che la sopravvivenza stessa: tutti abbiamo bisogno di persone preziose che ci sosterranno e ci proteggeranno lungo le difficoltà della vita.

Avere una buona relazione di coppia rappresenta quindi un fattore protettivo fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere. E’ importante tutelare il nostro benessere di coppia, imparando e diventando in primis consapevoli di quali sono gli ingredienti necessari per tenere in equilibrio le nostre relazioni.

Equilibrio di coppia: bisogni

Ci sono 2  bisogni di base fondamentali per l’essere umano. Il bisogno di attaccamento, per cui ricerchiamo connessione con gli altri e senso di appartenenza e il bisogno di autonomia, la necessità di esprimerci ed essere rispettati nel mondo che ci circonda.

È possibile immaginare questi due bisogni come le due gambe che ci sorreggono e con cui camminiamo. Se agiamo spinti solo da uno dei due bisogni ci sentiamo “sbilanciati”.

Quanto spesso capita di preferire l’accondiscendenza per “tutelare la nostra relazione”? Quanto spesso ci diciamo “questa volta faccio come voglio a prescindere da cosa penseranno gli altri?”.

Nelle coppie questi due bisogni “danzano” e cercano costantemente un equilibrio.

Equilibrio di coppia: emozioni

Quando entrambi i nostri bisogni primari sono appagati ci sentiamo felici e appagati.

Quando invece camminiamo “sbilanciati”  e uno dei nostri bisogni primari non viene soddisfatto iniziamo a percepire emozioni cosiddette “negative”.

“Rabbia”, “Paura”, “Tristezza” o “Disgusto” sono dei veri e propri campanelli d’allarme che ci fanno notare che all’interno della nostra relazione uno dei nostri bisogni non è stato accolto.

Paura e Tristezza riflettono momenti in cui non ci sentiamo abbastanza in contatto con l’altro o in cui percepiamo una minaccia che compromette la nostra relazione. Rabbia e Disgusto compaiono quando non ci sentiamo rispettati o vediamo che l’altro non ci riconosce valore.

Equilibrio di coppia: comportamenti

Ognuno di noi ha delle strategie per gestire le emozioni negative che compaiono nella relazione di coppia. Queste dipendono dalla nostra storia di vita, da come e quanto hanno funzionato in passato e da come continuano a funzionare.

Per relazionarci agli altri abbiamo a disposizione 3 opzioni principali:

  • dominiamo sull’altro (Lotta);
  • ci sottomettiamo all’altro (Resa);
  • scegliamo la via di fuga e ci chiamiamo fuori dai confitti (Evitamento).

Cicli Interpersonali

Ogni coppia funziona in un modo specifico. Una delle più recenti ed efficaci psicoterapie di coppia, la Schema Therapy di Coppia, afferma che, a seconda di come questi ingredienti si strutturano all’interno della coppia, si creano dei “cicli” interpersonali più o meno funzionali. Questi mantengono il legame di coppia in modo più o meno stabile.

Per capire come questi elementi si integrano all’interno di un ciclo facciamo un esempio. Un partner (A) concentrato sul suo bisogno di autonomia, che tende ad essere egocentrico e poco attendo ai bisogni dell’altro può avere un partner (B) che si sottomette per soddisfare il suo bisogno di accudimento e per paura di perdere la relazione o un partner (C) che cercherà di far riconoscere il proprio valore e instaurerà continuamente conflitti.

Nessuno di questi scenari è di per sé disfunzionale, purché ci sia flessibilità e purché le strategie che mettiamo in atto ci permettano di gestire le nostre emozioni negative e di soddisfare i bisogni per noi più importanti in un determinato momento.

Di fronte ad un cambiamento drastico delle proprie abitudini di vita, però, è possibile che la danza che solitamente facciamo per restare in equilibrio venga interrotta e sia necessario un nuovo “adattamento”.

Cambiamenti nella gestione delle relazioni

Quando le abitudini di coppia che abbiamo quotidianamente subiscono un cambiamento anche le strategie che usiamo hanno bisogno di adattarsi.

Ad esempio, se la distanza interpersonale che solitamente manteniamo viene drasticamente ridotta o aumentata è possibile che il modo con cui gestiamo le divergenze del nostro rapporto smetta di funzionare.

Prendiamo ad esempio un periodo di separazione oppure un periodo in cui ci troviamo a trascorrere molto più tempo insieme: in tutti questi casi dobbiamo adattarci.

Adattarsi al cambiamento

In biologia, l’adattamento è la capacità degli organismi di modificare le proprie abitudini per “adattarsi” all’ambiente in cui vivono. Se l’ambiente cambia, è necessario cambiare le proprie abitudini, così come le proprie strategie di fronteggiamento dei problemi.

Facciamo alcuni esempi:

  1. Una coppia in cui abitualmente un partner utilizza la lotta, è diretto e discute con fermezza mentre l’altro evita il confronto e “fugge” (anche letteralmente, es. esce di casa), per ricompattarsi e decantare. Se la possibilità di separarsi è ridotta o assente (per ragioni più o meno controllabili), la coppia si troverà a vivere una condizione di scontro “nuova” in cui il conflitto si protrarrà più del solito.
  2. Una coppia abituata allo scontro, in cui entrambi i partner lottano possono far fatica a riconciliarsi se si trovano a gestire il “post-conflitto” da soli, in luoghi distanti. In questo caso viene a mancare lo spiraglio emotivo e passionale che si crea nel clima “caldo” del conflitto e che può favorire la riconciliazione.

È necessario “adattarsi”, evolvere come coppia e sperimentare nuovi modi, anche più funzionali dei precedenti, di gestire il proprio rapporto.

Consapevolezza di Sé

Per adattarsi è indispensabile avere consapevolezza dei propri bisogni, delle proprie emozioni e dei propri comportamenti (o strategie) che solitamente usiamo per interagire con gli altri.

La nostra storia di vita ci ha insegnato che alcuni dei nostri bisogni sono più “accettabili” ed altri sono più “pericolosi”. Per comprendere questo concetto basta pensare a quanto spesso ci arrabbiamo o “non ci arrabbiamo” e a quanto spesso ci concediamo di piangere in pubblico e di mostrare le nostre parti più vulnerabili.

A seconda delle nostre esperienze di vita e da come gli altri hanno reagito quando abbiamo cercato di esprimere i nostri bisogni, sarà più o meno facile per noi continuare a farlo nel presente.

Trovare le “parti bloccate”

Quando riprendendo ancora un volta il modello della Schema Therapy  di Coppia, vediamo come quando non riusciamo a dirci che “è giusto” soddisfare uno dei nostri bisogni, una parte di noi rimane “bloccata”.

Se ad esempio ho imparato che la tristezza mi fa apparire debole e può farmi svalutare (e magari abbandonare) dall’altro, ogni volta che mi sento ferito cerco di “non sentire” quella tristezza e quel dolore. In questo modo la mia parte vulnerabile resta “bloccata”, non espressa.

Se col tempo abbiamo imparato a gestire questo blocco e che, ad esempio mostrandoci duri e arrabbiati (lotta) oppure cambiando argomento (evitamento), è possibile che non avere più “lo spazio” per mettere in pratica queste strategie produca un notevole squilibrio nella coppia.

È possibile individuare le nostre “parti bloccate” facendo a noi stessi delle semplici domande: “come mi fa sentire quello che sta succedendo?” “cosa provo”?. A volte la rabbia è la strategia perché la tristezza è bloccata.

Comprende come siamo fatti e cosa realmente ci sta accadendo ci aiuta a trovare strategie più funzionali per risolvere i conflitti.

Comprendere i conflitti

Per quanto sia poco noto, numerose ricerche hanno da tempo evidenziato che le coppie non si separano a causa del numero dei conflitti che vivono. Perché?

Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, i conflitti, che possiamo anche chiamare “confronti” se li vediamo in un’ottica più funzionale, sono una delle modalità con cui gestiamo la nostra relazione e spesso aiutano (o dovrebbero aiutare) a soddisfare i nostri bisogni.

Nella stessa prospettiva l’evitamento del conflitto è ugualmente una strategia, che, ad esempio, ci fa sentire “al sicuro” rispetto all’abbandono e alla fine della relazione.

Riconoscere che sto avendo un conflitto, prendere consapevolezza del motivo per cui sta accadendo  (trovare la “parte bloccata”) è un importantissimo punto di partenza.

Conoscere la nostra “parte bloccata” e mostrarla all’altro è una delle azioni più efficaci. Perché? Perché se non permetto all’altro di “vedere” la mia tristezza, l’altro non può reagire alla mia tristezza e non può prendersene cura.

Riconciliarsi dopo il conflitto: il “Connect Talk”

Un fattore che testimonia il benessere di coppia è la capacità di riconciliarsi dopo il conflitto. I modelli psicoterapeutici hanno descritto svariate tecniche per agevolare il processo di riconciliazione.

Una tecnica efficace molto usata nell’approccio della Schema Therapy di Coppia è il “Connect Talk”.

Nel “Connect Talk” i due partner organizzano un appuntamento in cui parlare per circa 30 minuti di un problema specifico, che ha causato conflitti e sofferenza nella coppia. L’esercizio prevede i seguenti step:

  1. la situazione problematica viene descritta oggettivamente;
  2. uno dei due partner parla della sua esperienza personale, esprimendo emozioni e comunicando anche attraverso la propria “parte bloccata”
  3. Il partner in ascolto ripete ciò che ha sentito e viene corretto finché non c’è accordo su quanto emerso
  4. Si invertono i ruoli

Attraverso diversi passi, questo procedimento fa sì che, nel tempo, entrambi i partner si sentano ascoltati e maggiormente connessi. Si instaurerà un’atmosfera di accettazione e la coppia inizierà ad abbandonare la propria “cultura del conflitto”.

Restare in equilibrio nella relazione di coppia

Per rimanere in equilibrio all’interno della nostra relazione ci sono due ingredienti indispensabili, che contribuiscono in modo paritario a farci percepire quella serenità di coppia che spesso proviamo ad afferrare senza risultato:

  1. Interagire in modo positivo con il partner
  2. Avere spazi da dedicare a sé stessi

Aumentare le interazioni positive

Secondo molti teorici, fra cui Jhon Gottman, ciò che è davvero indispensabile è che ogni conflitto sia compensato da almeno 5 scambi positivi tra i partner.

Quello che realmente conta è quindi la capacità dei partner di avere interazioni positive, di scambiarsi parole di ammirazione e di supporto, sguardi di comprensione e di compassione e gesti che li fanno sentire connessi.

Dare feedback positivi al partner almeno una volta al giorno e trascorrere una serata, mezza giornata insieme scegliendo un’attività da svolgere insieme da soli possono essere un buon iter per aumentare il benessere di coppia

Spazio personale: non dimentichiamolo

Ricavarsi spazi personali all’interno di una relazione non è un concetto semplice: può divenire un tentativo di fuggire dal conflitto (evitamento) o può essere interpretato come un chiaro segno di disinteresse, di distacco e di egocentrismo.

Come riportato all’inizio di questo articolo, nella coppia si crea una “danza” di bisogni che tendono verso l’equilibrio. Proprio per non interrompere l’armonia di questa danza è fondamentale non dimenticarsi mai che siamo “singoli” oltre che “singoli in coppia”.

Ad ognuno serve uno spazio autonomo, intimo, un momento di connessione con se stesso e con la propria identità.

Esserne consapevoli, riconoscerne l’importanza ed esprimerlo al partner in modo compassionevole sono gli ingredienti necessari affinché possiamo andare incontro a questo nostro bisogno, senza fraintendimenti.

Come per molto altro, il primo passo è sempre la consapevolezza di noi stessi.

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Contrassegnato con: coppia, personalità

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Alessia Gatti

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, lavora nel territorio toscano a Forte dei Marmi, Pistoia e Pisa (Navacchio), oltre che presso IPSICO, Firenze. Ha come principali aree di intervento la diagnosi e il trattamento dei disturbi di personalità e la dissociazione traumatica. Si occupa inoltre di problematiche relazionali quali difficoltà di coppia, disfunzioni sessuali, depressione post-partum. È socio professionista della Società Italiana Schema Therapy (SIST) e socio ordinario della Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT – Italia).

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