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L’uso dell’immaginazione in psicoterapia: l’imagery terapeutica

Imagery rescripting immaginazione

Cosa significa immaginare?

Tutti possiedono la capacità di immaginare, rappresenta infatti una possibilità e modalità di funzionamento essenziale della nostra vita psichica.

Grazie all’immaginazione possiamo visualizzare volontariamente nella nostra mente ricordi del passato, eventi che potrebbero accadere nel futuro o creare scene nuove, anche irreali.

L’immaginazione non riguarda  quindi necessariamente solo eventi del passato, ma può anche interessare scene future. Può nascere volontariamente quando fantastichiamo su qualcosa. Può avere un carattere intrusivo, come accade quando una persona soffre di un disturbo post traumatico, in cui i ricordi arrivano in modo involontario e dirompente.

L’immaginazione ha un ruolo nell’elaborazione delle informazioni

In ogni caso e in ogni sua forma, l’attività immaginativa sembra avere un ruolo importante nella elaborazione delle informazioni.

Rispetto alle modalità che usano un canale prevalentemente verbale e cognitivo, l’immaginazione ha un maggiore impatto sulle emozioni.

Quando immaginiamo qualcosa nel nostro cervello si attivano le stesse aree cerebrali che sono coinvolte durante l’esperienza di eventi emotivi reali.

L’immaginazione attiva le aree cerebrali implicate nella elaborazione delle emozioni, come l’amigdala, in misura maggiore di quanto non accada nell’elaborazione delle informazioni verbali.

Vengono coinvolti gli stessi circuiti neurali che reagiscono alla specifica informazione sensoriale, anche se questa è solo immaginata.

Se pensiamo alla prospettiva evoluzionistica, visualizzare il pericolo permette al nostro organismo di attivarsi immediatamente per reagire e proteggersi, garantendo così una maggiore probabilità di adattamento e sopravvivenza.

Le scene immaginate possono essere interpretate dal nostro cervello alla stregua di eventi emotivi reali, per questo il lavoro in immaginazione in un percorso psicoterapeutico può essere molto potente ed efficace.

Evoluzione delle Tecniche Immaginative nella  storia della psicoterapia

L’immaginazione e la visualizzazione sono pratiche utilizzate fin dall’antichità con diversi obiettivi. Dal facilitare l’accesso a contenuti interni più o meno consapevoli, al trovare ispirazioni e significati personali, al regolare la propria attività interna.

In ambito psicoterapeutico già nell’Ottocento Janet descriveva esercizi di immaginazione guidata. Dagli anni Settanta la terapia comportamentale ha sviluppato esercizi di immaginazione da utilizzare nei protocolli della desensibilizzazione sistematica e del controcondizionamento (van der Wijngaart, 2022).

Con Young (2007) le tecniche immaginative vengono ulteriormente sviluppate e integrate nella terapia cognitivo-comportamentale nella forma dell’Imagery Rescripting che oggi conosciamo in ambito psicoterapeutico.

L’Imagery nella Schema Therapy

Negli ultimi decenni l’immaginazione è stata particolarmente utilizzata e sviluppata nel modello della Schema Therapy, un approccio integrato a base cognitivo comportamentale.

Nella Schema Therapy, la sintomatologia e il modo di funzionare della persona vengono analizzati e compresi alla luce delle esperienze di attaccamento e di vita.

Con lo sviluppo della Schema Therapy,  l’Imagery viene sviluppata e applicata nel complesso ambito del trattamento dei disturbi di personalità.

Le tecniche basate sull’immaginazione fanno infatti parte delle tecniche esperienziali e permettono di raggiungere due obiettivi fondamentali:

  • Suscitare nel paziente le emozioni che sono associate a quelli che nella Schema Therapy vengono chiamati “schemi maladattivi precoci”.
  • Permettere al paziente di sperimentare, attraverso il terapeuta, un’alternativa di adulto sano che offre il supporto necessario per elaborare le emozioni disfunzionali irrisolte e soddisfare, almeno in parte, i bisogni primari frustati nell’infanzia.

Gli interventi esperienziali contribuiscono a determinare un vero e proprio cambiamento perchè permettono alle persone di lavorare su un piano emotivo correttivo e non solo razionale.

Le tecniche di Imagery possono essere utilizzate in fasi diverse della terapia

Nella fase iniziale di raccolta di informazioni, valutazione e concettualizzazione, tali tecniche permettono di comprendere al meglio la natura della problematica o della sofferenza attuale del paziente.

Con l’Immaginazione diventa infatti possibile collegare direttamente i vissuti difficili del presente alle loro origini, creando un vero e proprio ponte emotivo tra presente e passato.

Vengono innescati gli schemi, i nuclei  e le modalità disfunzionali della persona, approfondendo le emozioni attuali e connettendole con i ricordi delle esperienze biografiche (Arntz & Jacob, 2013).

Nella fase centrale del trattamento l’Imagery diventa una tecnica di intervento vero e proprio. Le scene riattivate in immaginazione permettono infatti di riattivare l’elaborazione emozionale di eventi traumatici o di eventi difficili e appagare, sempre attraverso l’immaginazione, quei bisogni emotivi frustrati nell’infanzia o nell’adolescenza del paziente.

L’Imagery Rescripting

L’Imagery Rescripting permette di cambiare, all’interno dell’attività immaginativa, tali eventi.

Per esempio nella scena immaginata può essere fermata una persona aggressiva, si può portare le proprie parti emotive bambine al sicuro e occuparsi in modo appropriato di loro.

Emozioni come la colpa, la vergogna e il senso di minaccia possono essere trasformate e possono essere create sensazioni di padronanza e sicurezza. La progressione degli esercizi è orientata proprio verso questi obiettivi.

Sul piano cognitivo, l’immaginazione di eventi riattivata in un adulto con capacità diverse e in un tempo diverso da quello del passato, dove le ferite si sono create, permette una riattribuzione del significato assegnato all’evento doloroso. Un significato diverso da quello attribuito nel momento in cui è successo.

Nella fase conclusiva della psicoterapia le tecniche di Imagery permettono di rafforzare e consolidare le nuove abilità e competenze acquisite nel corso del trattamento e anche a prepararsi per scenari futuri sfidanti o potenzialmente difficili per la persona.

L’efficacia delle tecniche immaginative

Soprattutto negli ultimi decenni l’interesse scientifico per l’Imagery è cresciuto moltissimo, contribuendo ulteriormente al consolidamento dell’integrazione di questa tecnica in diversi protocolli validati.

Nella terapia cognitivo – comportamentale l’Imagery viene  per esempio utilizzata in modo efficace nei protocolli di trattamento del disturbo da stress post-traumatico e del disturbo d’ansia sociale (Clark et al., 2006).

In una meta-analisi di Morina et al. (2017), l’Imagery ha mostrato efficacia nel trattamento dei ricordi spiacevoli in diverse condizioni psicopatologiche come il disturbo da stress post-traumatico, il disturbo depressivo, l’ansia sociale e il disturbo ossessivo compulsivo.

Date le diverse evidenze a supporto della capacità di questo tipo di lavoro nell’evocare esperienze emotive anche molto intense, è fondamentale che chi lo applica sia adeguatamente formato.

Non solo per permettere all’immaginazione di svilupparsi con la necessaria e giusta attivazione emotiva, ma anche per favorire nella persona adeguate esperienze che siano davvero correttive e terapeutiche.

Bibliografia

  • Arntz A., Jacob J. (2013). Schema Therapy in Azione: teoria e pratica. Istituto di Scienze Cognitive Editore
  • Clark et al. (2006). Cognitive Therapy versus exposure and applied relaxation in social phobia: A randomized controlled trial. Journal of Consulting and Clinical Psychology. 74, 3, 568-578.
  • Morina et al. (2017). Imagery Rescripting as a clinical intervention for aversive memories: A meta – analysis. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry. 55, 6 – 15.
  • Young J.E., Klosko J.S., Weishaar M.E. (2007). Schema Therapy. La terapia cognitivo – comportamentale integrata per i disturbi di personalità. Eclipsi Editore
  • Van der Wijngaart Remco (2022). L’Imagery rescripting. Teoria e pratica. Giovanni Fioriti Editore

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Contrassegnato con: psicoterapia cognitivo comportamentale

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elisa Grechi

Psicologa, psicoterapeuta e supervisore EMDR. Perfezionamento in Counseling ad indirizzo Rogersiano. Lavora da più di 10 anni per la LILT presso il Centro di Riabilitazione Oncologica di Firenze (CeRiOn – ISPRO). Con lo stesso Istituto collabora oltre che nella riabilitazione anche nell’ambito della ricerca e della formazione del personale sanitario. In questi anni ha approfondito le proprie competenze in ambito oncologico e nell’approccio integrato Mind-Body presso la Harvard Medical School. Opera come psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze e si occupa principalmente di problematiche relative al trauma e alla dissociazione, disturbi di ansia e problematiche relazionali.

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