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Personalità del paziente e reazioni del terapeuta

Quanto parliamo di relazione terapeutica, parliamo anche dei vissuti emotivi e delle rappresentazioni mentali che il clinico esperisce di fronte al paziente.

Questo elemento peculiare del setting psicoterapico è stato concettualizzato in diversi modi all’interno dei modelli teorico-metodologici più conosciuti: gli autori hanno parlato di controtransfert (Racker, 1957), identificazione proiettiva (Ogden,1982) oppure cicli interpersonali (Safran,1984).

Al di là della terminologia, questi costrutti condividono l’idea centrale che parte dell’esperienza interna del terapeuta in seduta derivi dagli schemi relazionali del paziente e che conoscere e modulare tale esperienza interna concorra a determinare la qualità del processo e l’esito del trattamento, e che questo valga soprattutto quando sono presenti disturbi di personalità o gravi sintomi di asse I. Ma quali sono i fattori che possono influenzare le risposte emotive dello psicoterapeuta?

Alcuni studi empirici dell’ultimo decennio hanno identificato dei pattern tipici di risposta emotiva del terapeuta in seduta per poi valutarne la relazione con i quadri di personalità patologica riscontrati nei pazienti.

I risultati hanno indicato una correlazione tra disturbi di personalità del Cluster A e pattern reattivi di tipo critico/maltrattante, tra cluster B ed emozioni di impotenza, ostilità, distacco e sopraffazione ed infine tra quadri del Cluster C del paziente e pattern emotivi caldi e protettivi del terapeuta (Betan et al., 2005).

In una recente indagine italiana (Colli et al., 2014) sono emersi dati ancor più dettagliati secondo i quali i pazienti con disturbo di personalità paranoide o antisociale tendono ad elicitare risposte critiche o maltrattanti mentre i soggetti con personalità borderline inducono nel terapeuta sentimenti di impotenza oppure di ipercoinvolgimento.

Risposte di inadeguatezza ed impotenza risultavano frequenti anche di fronte a soggetti con personalità schizoide mentre le reazioni di ipercoinvolgimento erano indotte anche dai pazienti con personalità ossessivo-compulsiva. Infine, se da un lato i pazienti schizotipici correlavano con reazioni di distanziamento e rifiuto del proprio terapeuta, d’altro canto le emozioni controtransferali positive erano invece significativamente associate a soggetti con personalità evitante.

Parallelamente a questo filone, altri autori (Rossberg et al., 2010) hanno indagato la relazione tra gravità dei sintomi del paziente e emozioni controtransferali, riscontrando un’associazione positiva tra entità della sintomatologia e sentimenti di inadeguatezza e rifiuto vissuti dal clinico durante la psicoterapia.

Le reazioni controtransferali di fiducia risultavano inoltre correlare in modo negativo con la gravità della psicopatologia di asse I. Solo recentemente un’interessante indagine (Lingiardi, Tanzilli & Colli, 2015) ha valutato quale relazione possa intercorrere tra tutti i suddetti elementi ipotizzando, in particolare, che la gravità dei sintomi del paziente possa essere considerata una variabile capace di mediare il rapporto tra psicopatologia della personalità del paziente e reazioni emotive negative del terapeuta.

Gli autori – prendendo in esame un campione di 198 psicoterapeuti italiani con diversi approcci metodologici – hanno effettivamente confermato molti dei dati delle precedenti ricerche riscontrando associazioni significative tra livello di entità dei sintomi ed il grado di risposte emotive negative dei terapeuti quali: frustrazione, impotenza, inadeguatezza e soprattutto sopraffazione/disorganizzazione.

Inoltre i clinici riferivano intense reazioni controtransferali di apprensione e paura capaci di ostacolare la gestione della relazione terapeutica, e queste reazioni risultavano essere condivise da tutti i professionisti, al di là dell’approccio psicoterapico di riferimenti ed indipendentemente da altre variabili del terapeuta (età, genere, livello di esperienza).

L’ipotesi che l’entità dei sintomi potesse mediare il rapporto tra disturbo di personalità del paziente ed emozioni elicitate nei clinici è stata solo parzialmente confermata.

Mentre per alcuni disturbi (dipendente, narcisistico, schizoide, paranoide, antisociale e ossessivo-compulsivo ) il ruolo mediazionale dei sintomi risultava totalmente assente, quando il paziente risultava affetto da un disturbo di personalità schizotipico, borderline, istrionico e evitante, la gravità dei sintomi risultava aumentare la probabilità di reazioni controtransferali negative, anche se la sintomatologia risultava essere un ruolo mediazionale parziale e di moderato impatto (mediamente 30%).

L’unica eccezione è risultata essere quella del disturbo di personalità borderline per il quale la presenza dei sintomi sembrava giocare un ruolo importante nella sua associazione con i sentimenti di impotenza o di sopraffazione/disorganizzazione del terapeuta: in questo caso infatti la gravità dei sintomi più che la struttura di personalità che elicitava il controtransfert (spiegando il 58- 63% dell’associazione totale).

In conclusione, il filone di indagini svolte sull’associazione tra psicopatologia del paziente (di asse I e asse II) ed emozioni del terapeuta durante il trattamento ha confermato la presenza di una significativa correlazione tra questi elementi. Tuttavia, il limite principale di questi studi è stato l’aver valutato unicamente un modello di associazione lineare, quando – per definizione – due soggetti in relazione si influenzano in modo reciproco.

La ricerca in futuro potrebbe includere analisi più complesse della relazione terapeutica dove le reazioni controtransferali e la sintomatologia sono considerate variabili all’interno di un sistema circolare molto complesso e altrettanto affascinante.

Indicazioni bibliografiche essenziali

Betan, E., Heim., A.K., Zittel Coklin, C., & Western, D. (2005). Countertransference phenomena and personality pathology in clinical practice: An empirical investigation. The American Journal of Psychiatry, 162, 890-898.
Colli, A., Tanzilli, A., Di Maggio G., & Lingiardi, V. (2014). Patient personality and therapist response: An empirical investigation. The American Journal of Psychiatry, 171, 102-108.
Lingiardi, V., Tanzilli A., & Colli, A. (2015). Does the severity of Psychopathological symptoms mediate the relationship between patient personality and therapist response? Psychotherapy, 52(2), 228-237.
Rossberg, J.I., Kaarterud, S., Pedersen, G., & FRiis, S. (2010). Psychiatric symptoms and Countertransference feelings: An empirical investigation. Psychiatry Research, 178, 191-195.

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Claudia Carraresi

Psicologa e psicoterapeuta. Ha maturato la sua esperienza professionale nel settore psicodiagnostico all’interno di case di cura psichiatriche e Centri di salute mentale ASL. Inoltre ha seguito a lungo progetti di stampo cognitivo-comportamentale rivolti in modo specifico al trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo cronico.
Attualmente opera come psicoterapeuta presso l’ Istituto IPSICO di Firenze e presso il Centro Clinico Verdi a Prato. Si occupa primariamente di disturbi d’ansia, disturbi dello spettro ossessivo e disturbi di personalità.
Presso l’ Istituto IPSICO di Firenze si occupa anche di progetti di ricerca e divulgazione scientifica. E’ membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Disturbo Ossessivo-Compulsivo (AIDOC) e socia ordinaria della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC) e dell’Associazione EMDR Italia. Profilo linkedin

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