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Se perdi li lavoro non perdere la testa

Quella del lavoro è una tematica di estrema centralità nella vita di ogni essere umano: fin da giovanissimi, tutti veniamo educati con l’idea di una garanzia professionale stabile e duratura, indipendentemente dalle diverse aree di interesse.

La complessa situazione mondiale dell’ultimo ventennio ha apportato, comunque, notevoli differenze alla scala di mobilità, sia in termini di tempo che di mezzi, che consente alle persone di trovare un lavoro, avanzare di carriera o chiedere trasferimenti o aspettative, andare in pensione.

Disoccupazione è diventata parola di uso corrente nel vocabolario di giovani e meno giovani: la precarietà affligge le scelte di vita, ne veicola le possibilità e le dinamiche sociali: questi fattori paralizzano le intenzioni dei più, minano l’autostima e sovente possono condurre a stati di scoramento, ansia e depressione.

Sopravvivere alla disoccupazione è possibile: come suggerisce Robert L.Leahy in “Se perdi il lavoro non perdere la testa”, occorre trasformare questo delicato momento di passaggio in un’occasione di beneficio per la propria esistenza; è necessario analizzare la lacerazione affinché essa diventi una fonte di apertura e non una ferita, reagire all’inattività producendo nuovi stimoli per affrontare positivamente la ripartenza e dimostrarsi più determinati degli eventi che ci accadono.

Aspetti ugualmente importanti che riguardano il lavoro sono quelli legati alla tossicità e ai conflitti che possono minare gli ambienti professionali: le molestie (sessuali o psicologiche), lotte intestine e stress correlati sono sempre più fonte di malesseri diffusi che minano il rendimento delle performance e alla lunga creano stati di stanchezza emotiva piuttosto estenuanti.

Anche il “dead-end” ovvero la percezione di un’impossibilità effettiva di progressione nella propria azienda/start-up, può essere causa di disagio interiore e battute d’arresto: generare opportunità è una delle soluzioni migliore per affrontare le problematiche inerenti al lavoro.

Prendere in considerazione tutte le opzioni possibili, valutare l’intero campo d’azione, assimilare il raggio di prospettiva completo, assumersi il rischio e credere in se stessi.

Le carriere più proficue e generose sono quelle accomunate da un altissimo tasso di flessibilità: più lavori si è fatto, e di diversa natura, e più competenza sono state acquisite; il team leader è colui che trasversalmente affronta le crisi, i passaggi di ruolo, le obiezioni, imparando a minimizzare i timori e le perdite.

Credere nel proprio talento, nelle proprie abilità e rispettare l’etica morale sono ingredienti fondamentali per non lasciarsi sconvolgere dagli eventi inaspettati, persino un improvviso licenziamento.

Perdere il lavoro significa perdere UN lavoro; le prospettive dei talenti di una persona si moltiplicano a seconda delle infinite possibilità che essa vaglia. Mai sentirsi perduti.

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elena Lazzeri

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Ha conseguito il master in terapia e prevenzione dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità ed è socio ordinario dell’Associazione Italiana Disturbi dell’alimentazione e del peso (AIDAP). Opera come psicoterapeuta presso l’Istituto Ipsico e presso i suoi studi professionali di Poggibonsi e Colle di Val d’Elsa, occupandosi principalmente di disturbi dell’alimentazione e disturbi del sonno. Profilo linkedin

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