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Attaccamento disorganizzato e psicopatologia

quando l'attaccamento è disorganizzato

Cos’è il sistema di attaccamento

Il sistema di attaccamento è un sistema motivazionale innato, che assolve ad una funzione protettiva. Essa è esercitata attraverso la ricerca attiva di vicinanza ad un membro della propria specie.

Questo sistema si è evoluto negli uccelli e nei mammiferi con la funzione di proteggere l’individuo oltre che dai pericoli ambientali anche da altre forme di vulnerabilità. Ad esempio dall’impossibilità di procacciarsi il cibo da soli alla solitudine e alle situazioni di dolore di ogni tipo.

Nell’essere umano e in poche altre specie questo sistema svolge la sua funzione di richiesta di aiuto e conforto ai propri conspecifici durante tutto l’arco della vita. Opera però con la massima intensità durante le prime fasi dell’esistenza. In maniera speculare i segnali di attaccamento attivano il sistema di accudimento che sollecita un conspecifico a fornire una risposta di vicinanza e conforto.

Prime relazioni e attaccamento

Nella specie umana ogni persona sviluppa, a partire dalla prima infanzia, uno stile proprio di richiesta di aiuto e cura.

Questo stile è modellato in funzione delle diverse risposte fornite al bambino da chi abitualmente lo accudisce, cioè dalla figura di attaccamento (altrimenti detta caregiver).

La ricerca empirica ha identificato tre stili di comportamento (noti come pattern di attaccamento organizzato) e una condizione di disorganizzazione dell’attaccamento.

La situazione di osservazione empirica che ha permesso di delineare questi stili è denominata “Strange situation” (Ainsworth et al, 1978). Un bambino, tra i 12 e i 18 mesi, viene accompagnato da una figura di attaccamento in una stanza dove non è mai stato prima. Qui si trovano dei giocattoli, una sedia e, in un secondo momento, una persona estranea.

Si osserva come il bambino interagisce con la figura d’attaccamento, i giocattoli e la persona estranea. Successivamente la figura d’attaccamento lascia la stanza, chiudendo dietro di sé la porta. Si osserva a questo punto la reazione del bambino. Dopo al massimo 3 minuti la figura d’attaccamento rientra nella stanza ed invita il bambino ad un abbraccio. Viene osservata la reazione del bambino al ricongiungimento. La figura di attaccamento torna a sedere sulla sedia e si osserva di nuovo l’interazione del bambino con essa, con l’ambiente e con l’estraneo.

Stili di attaccamento

Il primo stile d’attaccamento identificato è stato denominato pattern A. Questo è caratterizzato da una reazione di non protesta all’assentarsi del caregiver. Il bambino non piange, non cerca la figura d’attaccamento. Nel momento di ricongiungimento la evita attivamente (non accoglie l’invito all’abbraccio, continua a giocare o volge attivamente le spalle). Per questa caratteristica è stato definito stile di attaccamento evitante.

Il pattern B di attaccamento è caratterizzato da una protesta vivace alla separazione (pianto, ricerca della figura dell’attaccamento e rifiuto dell’estraneo) e da un pronto rasserenarsi nel momento del ritorno e del ricongiungimento, accogliendo l’abbraccio e trovando conforto. Questo pattern è stato definito attaccamento sicuro.

Nel pattern C il bambino protesta fortemente nel momento della separazione, ma appare inconsolabile nel momento della riunione. Pur nelle braccia della figura di attaccamento può continuare a piangere o reagire con urla e rabbia, resistendo attivamente ai gesti di conforto del caregiver. Questo stile è stato chiamato attaccamento resistente.

Attaccamento disorganizzato

Un quarto pattern di attaccamento è stato identificato (Main, Solomon, 1986) ed è risultato presente in un’alta percentuale di bambini. Si tratta di coloro che non riescono a organizzare uno stile coerente e unitario di attaccamento nel corso del primo anno di vita. La condizione che ne deriva è chiamata attaccamento disorganizzato.

Gli altri stili mantengono una certa coerenza nel comportamento (evitamento o mantenimento di una certa distanza nel pattern A, ricerca attiva e sicura di vicinanza nel pattern B e ricerca di vicinanza seguita da resistenza al conforto nel C). In questo caso invece non si può individuare un’organizzazione nel comportamento nei confronti della figura di attaccamento.

I bambini con pattern D al momento della riunione con la figura di attaccamento possono mostrare comportamenti incoerenti. Possono dirigersi verso la figura d’attaccamento con lo sguardo rivolto altrove o fare rapidi cambi di direzione in senso opposto. Possono manifestare paura (come immobilizzazioni, espressioni facciali spaventate) o confusione (sguardo assente, disorientamento).

Cause dell’attaccamento disorganizzato

I dati raccolti dimostrano che la disorganizzazione dell’attaccamento è fortemente correlata alla presenza di lutti o traumi non risolti nella memoria del caregiver (Main, Hesse, 1990). La correlazione è altresì forte tra la disorganizzazione dell’attaccamento nel bambino e stati mentali del caregiver caratterizzati da ostilità e impotenza ((Lyons-Ruth et al., 2005).

È stato ipotizzato che le figure di attaccamento possa provocare paura nel bambino mentre lo accudisce, attraverso atteggiamenti apertamente aggressivi (solitamente legati a memorie traumatiche) finanche violenti diventando apertamente spaventante. La paura può essere indotta anche da un atteggiamento spaventato del caregiver, che inconsapevolmente può esprimere paura (connessa alle proprie memorie dolorose).  Egli perde la sintonia comunicativa e diventa spaventante indirettamente.

Nell’attaccamento disorganizzato, quindi, la figura d’attaccamento rappresenta per il bambino sia una fonte di protezione che di pericolo. Provoca uno stato di paura che non trova soluzione né nei comportamenti di allontanamento né in quelli di avvicinamento. Il comportamento quindi si disorganizza.

Attaccamento disorganizzato e psicopatologia

Questa disorganizzazione si manifesta come una disorganica combinazione di comportamenti incompatibili tra loro nell’esperienza di sé con l’altro. E’ intuitivo che potenzialmente possa predisporre a disturbi dello stato di coscienza nell’età adulta (Liotti, 1992; Liotti, 2001).

L’instabilità dei comportamenti della figura d’attaccamento, insieme accudente e spaventata-spaventante, porta infatti il bambino a formare rappresentazioni multiple e incoerenti di sé e dell’altro. Questo può giocare un ruolo importante in disturbi come la depersonalizzazione e la derealizzazione, frequenti anche negli stati fobico-ansiosi. Ad esempio il Disturbo da Attacchi di Panico con o senza agoragobia o il Disturbo Ossessivo-Compulsivo.

Anche nei Disturbi del Comportamento Alimentare, nei Disturbi da Uso di Sostanze e nei Disturbi Somatoformi la disorganizzazione dell’attaccamento può esercitare un’influenza importante. Infine può avere un ruolo nei Disturbi dell’Umore.

Infine nei Disturbi di Personalità, soprattutto nel Disturbo Borderline, le esperienze precoci di disorganizzazione dell’attaccamento possono condizionare il nucleo psicopatologico. In particolare incidono sulla difficoltà a riconoscere e a regolare le proprie emozioni e sulla rappresentazione molteplice e incoerente di sé (Liotti, 1999)

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Contrassegnato con: attaccamento, disturbi di personalità, personalità

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elena Micheli

Psicologa Psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze. Terapeuta EMDR II livello, formata in Psicoterapia Sensomotoria, Terapia Metacognitiva e Acceptance and Commitment Therapy. Si occupa primariamente di disturbi di personalità, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, psicotraumatologia e psicodiagnosi. Presso l’Istituto IPSICO di Firenze si occupa anche di progetti di ricerca e divulgazione scientifica ed è socia dell’Associazione EMDR Italia. Profilo linkedin

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