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Cibo spazzatura e depressione

depressione e cibo

Il junk food ( termine usato per la prima volta nel 1972 da M. Jacobson, direttore del Center for Science in the Public Interest di Washington) cioè il cibo spazzatura, indica una categoria di cibo considerato malsano per l’essere umano, in quanto caratterizzato da uno scarso valore nutrizionale e da un elevato apporto energetico, di lipidi, di colesterolo e di glucidi. Riconducibili a questa tipologia di alimenti troviamo hamburger, hot dog, patatine fritte, soft drink.

I cibi spazzatura sono perciò una perfetta combinazione di sale, zucchero e grassi al fine di creare l’iper-palatabilità, una nuova e amplificata sensibilità del gusto, che eccita il cervello.

Numerosi studi dimostrano che mangiare cibo spazzatura può portare all’insorgenza di malattie cardiovascolari, diabete, obesità’ e aumento della depressione.

A dimostrarlo è uno studio portato avanti da un team di studiosi dell’Universita’ di Montreal e successivamente pubblicato nell’International Journal of Obesity.

Il suddetto studio, guidato da Stephanie Fulton, ha infatti sottolineato che il junk food modifica il cervello a tal punto che smettere di mangiare può scatenare sintomi depressivi in quanto una dieta basata sul cibo spazzatura influenza alcuni circuiti cerebrali e precisamente quelli legati al meccanismo della ricompensa.

Inoltre, come sottolineato da S.Fulton, cambiare l’alimentazione causa sintomi di astinenza e una maggiore sensibilità alle situazioni stressanti perché il consumo di junk food altera i livelli delle molecole associate alla depressione. Tale fenomeno instaura un circolo vizioso di alimentazione scorretta.

Lo studio è stato condotto su due gruppi di topi. Al primo gruppo sono stati somministrati per sei settimane alimenti ad alto contenuto di grassi, mentre al secondo gruppo di topi è stata riservata una dieta più bilanciata.

Trascorse sei settimane i topi del primo gruppo non solo erano ingrassati, ma presentavano anche una maggior attivazione di CREB, proteina nota per avere un’importanza attiva nella produzione di dopamina, che è alla base dei meccanismi di ricompensa.

Aumentando le calorie della dieta aumenta anche la dopamina. Inoltre in questo gruppo di topi i ricercatori hanno rilevato anche un aumento dei livelli di corticosterone, ormone associato allo stress.

In effetti dalla ricerca emerge che dopo sei settimane questi topi mostravano comportamenti ansiosi ed erano più sensibili allo stress. Nel momento in cui veniva sottratto ai topi il cibo spazzatura, le caratteristiche sopra descritte si accentuavano a tal punto da sfociare in depressione.

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Articolo del 15/06/2015 Contrassegnato con: depressione, disturbi alimentari, disturbi dell'umore

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Eleonora Stopani

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Lavora presso l'Istituto IPSICO di Firenze. Docente interno e supervisore della Scuola Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia. Si occupa primariamente di disturbi dell'umore (in particolare di depressione post-partum), di disturbo ossessivo-compulsivo e di altri disturbi dello spettro ansioso. Ha pubblicato vari articoli scientifici su tali argomenti. Dopo varie collaborazioni con l'Università di Firenze e la ASL Centro (Firenze), attualmente è consulente di alcune associazioni per le quali si occupa di psiconcologia, terapia della dignità nel fine vita, aspetti psicologici ed emotivi della difesa personale, bullismo e violenza tra minori.

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