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Come aiutare chi ha un disturbo di spettro autistico

disturbi spettro autistico

Difficilmente si può identificare un intervento unico e specifico per tutte le diverse manifestazioni dello spettro autistico. Queste prevedono livelli variabili di complessità e sintomi.

Lo spettro autistico si caratterizza per un insieme di condizioni e comportamenti che possono presentarsi in modo eterogeneo e correlarsi ad uno sviluppo atipico.

Anche se i Disturbi dello Spettro Autistico vengono diagnosticati sulla base della loro espressione comportamentale, è necessario intervenire sugli aspetti socio-relazionali, cognitivi ed emotivi laddove possibile.

Nel DSM-5 la Sindrome di Asperger non è più riconosciuta come sindrome con una propria autonomia nosografica. E’ stata definita un’unica categoria dove all’interno i sintomi si manifestano lungo un continuum dimensionale, il Disturbo dello Spettro Autistico.

Asperger e autismo ad alto funzionamento

In termini clinici tuttavia può essere utile parlare di Sindrome di Asperger o di autismo ad alto funzionamento per orientare interventi terapeutici più specifici.

Alcune strategie di intervento che possano andare bene per persone con autismo a “basso funzionamento” di tipo educativo o riabilitativo possono risultare non pienamente idonee per soggetti che fino a tempi più recenti venivano considerati come Asperger.

L’intervento terapeutico dovrebbe quindi essere personalizzato e calato sugli aspetti funzionali della persona. Considerando risorse e criticità e concordandolo insieme ai professionisti coinvolti, alla famiglia e al contesto scuola.

Il migliore trattamento prevede il coinvolgimento di un gruppo multidisciplinare specializzato ove possibile. La valutazione iniziale dovrà considerare le abilità cognitive e le capacità di apprendimento, il linguaggio e le capacità comunicative, lo sviluppo motorio e gli aspetti sensoriali, la presenza di eventuali disordini emotivi, la salute fisica,  le capacità di adattamento e la presenza di comportamenti problematici e non adattivi.

È necessario inoltre coinvolgere i familiari e programmare interventi di Parent Training per aumentare la consapevolezza e la conoscenza rispetto al modo con cui i loro figli percepiscono e vivono il mondo circostante e aiutarli ad interagire e a mantenere un maggior benessere psicologico.

Il metodo ABA

Riporto qui solo uno dei principali programmi di intervento utilizzati con bambini con disturbi dello spettro autistico che è anche quello con maggiori studi di efficacia. Il metodo ABA (Applied behaviour intervention) è costituito da un insieme di interventi a livello comportamentale volti a incrementare le abilità intellettive (QI), il linguaggio e i comportamenti appropriati al contesto e un maggior livello di adattamento.

Comunque sia qualsiasi sia l’intervento, l’analisi funzionale del comportamento permette di aiutare la persona o chi le sta vicino a comprendere la funzione di un determinato comportamento e a modificarlo quando problematico o disfunzionale.

Permette di raggiungere gli obiettivi prefissati agendo sull’ambiente e sulla qualità di vita della persona in modo strutturato. Prevede inoltre l’utilizzo di interventi psico-sociali che coinvolgono i vari contesti di vita della persona come ad esempio la famiglia.

In base all’età, alle caratteristiche specifiche di sviluppo e alle diverse esigenze, è necessario ampliare gli interventi attraverso l’apprendimento di abilità volte al rinforzo dell’autonomia, della pianificazione dei propri obiettivi, dell’auto-regolazione emotiva.

La terapia cognitivo comportamentale per l’Asperger

In questo frangente può essere utile la terapia cognitivo-comportamentale, la quale può essere applicata laddove risulti utile ad incrementare i comportamenti funzionali e socialmente appropriati, ad aiutare a adattarsi ai compiti della vita quotidiana e migliorare le abilità comunicative e laddove il livello di sviluppo lo permetta.

Le persone con autismo ad alto funzionamento (HFA), ovvero con competenze ed abilità verbali e cognitive nella media o superiori alla media, necessitano di essere valutati a livello clinico in modo adeguato e di poter essere seguiti anche da adulti attraverso interventi più mirati ed efficaci.

Uno dei limiti nel panorama attuale è che spesso molti arrivano all’identificazione e alla diagnosi di autismo tardivamente e si ritrovano in età adulta a non poter usufruire di una qualità di servizi adeguata e a beneficiare di nessun trattamento.

Il problema nasce nel momento in cui scopriamo che molti di essi dovranno fare i conti con la mancanza di contesti ben strutturati e servizi “facilitanti” l’ingresso e l’integrazione nel mondo lavorativo e sociale e solo una minoranza non ne avrà bisogno.

Efficacia della psicoterapia

Secondo le linee guida dell’American Psychiatric Association (APA, 2014) il trattamento cognitivo-comportamentale (CBT) potrebbe essere efficace nei casi in cui si presenta una comorbilità con i disturbi d’ansia o dell’umore, per la gestione della rabbia e negli interventi con i familiari.

Ci sono pochi studi che rilevano l’efficacia della CBT con questi pazienti, ma vari autori che ne raccomandano l’utilizzo. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) delinea una serie di interventi volti a trattare la sintomatologia clinica più comunamente associata alla Sindrome di Asperger . Ad esempio i disturbi dell’umore e i disturbi d’ansia e permette di intervenire sul funzionamento cognitivo ed emotivo e sui principali deficit.

Le problematiche che questi pazienti spesso riportano in terapia sono spesso di origine sociale o legati a forme di psicopatologia secondarie. Possono essere abili nel contesto scolastico o negli interessi intellettuali ma avere un funzionamento socio-relazionale compromesso.

Per alcuni autori vi potrebbe essere un disturbo nell’elaborazione delle informazioni (Gaus, 2014). Gli interessi stereotipati e rigidi spesso seguiti in modo quasi ossessivo e poco flessibile e la mancata comprensione sociale, talvolta le scarse abilità di problem solving, potrebbe portarli all’isolamento e a rinforzare la sensazione di fallimento.

Ciò potrebbe avere un esito negativo anche sul lato professionale oltre che socio-relazionale, portarli ad essere rifiutati o ad essere più vulnerabili rispetto ai disturbi emotivi.

Gli interventi cognitivo-comportamentali possono essere volti ad aiutarli ad identificare e riconoscere i propri pensieri automatici negativi, a sviluppare “letture” più appropriate delle interazioni sociali e degli altri, a dare un senso e una più efficace regolazione dei propri vissuti emotivi, ad ampliare l’accettazione di sé e modificare gli eventuali comportamenti disfunzionali.

L’automonitoraggio, la psico-educazione emotiva, gli interventi cognitivi, la gestione dello stress e l’acquisizione e implementazione di nuove abilità e strategie di fronteggiamento (coping skills) possono servire proprio per ridurre la possibilità di entrare in stati mentali dolorosi connotati da ansia, depressione, o rabbia.

Come aiutare una persona con Disturbo dello Spettro autistico nei contesti di vita del soggetto

Prima di tutto è necessario accompagnare la persona stessa e i familiari nell’acquisire consapevolezza e incrementare l’accettazione della diagnosi. Sulla base della conoscenza del livello di sviluppo relazionale ed emotivo del soggetto, si deve rispettare lo stile di pensiero della persona e il modo peculiare in cui percepisce alcuni stimoli e vive l’aspetto sensoriale.

Per alcuni, anche piccoli cambiamenti possono essere fonte di grande stress e spezzare la tendenza a aderire rigidamente a routine o a comportamenti ritualizzati.

Se il problema parte dai deficit sensoriali è importante che si possa ristabilire una condizione di sicurezza. Se invece la paura del cambiamento è correlata all’ansia per un mondo imprevedibile è importante aiutare la persona a renderlo più prevedibile e comprensibile, Ciò in modo da interiorizzare nel tempo un modo più funzionale di leggere ciò che gli succede a livello emotivo, a interpretare ciò che accade attorno a sé e avere strategie migliori di fronteggiamento.

Anche se una aumentata percezione sensoriale di solito è presente maggiormente nell’età infantile e si va a ridurre con l’adolescenza, difficoltà a gestire le proprie esperienze sensoriali possono essere presenti anche in età adulta. E’ comunque fondamentale aiutare a riconoscerle e a dargli un nome e comprendere quali ambienti o circostanze possono risultare attivanti o troppo stimolanti.

La gestione della rabbia

Laddove si presentano crisi di rabbia o aggressività è importante comprendere se si tratta di una richiesta di attenzione o di un sovraccarico emotivo, cognitivo e sensoriale.

Nel primo caso può essere utile ignorare il comportamento problematico e rinforzare comportamenti adattivi alternativi. Nel secondo è necessario contenere e mettere in sicurezza il soggetto che lo sta vivendo e ricostruire le cause ambientali o interne che hanno generato tale condizione. Quindi dare un nome e un senso all’esperienza dolorosa, imparando così a tutelarsi.

Interessi e capacità di adattamento

Per quanto riguarda gli interessi talvolta ristretti e verso i quali tendono a iper-focalizzarsi è necessario sapere che spesso costituiscono un’esperienza piacevole e una risorsa utile per motivarsi nel lavoro.  Non è consigliato quindi cercare di toglierli o scoraggiarli, ma sviluppare la loro funzionalità, rendendoli comunque più flessibili.

È importante lavorare sulle capacità di adattamento al contesto e sulla capacità di auto-regolazione, competenze che possono essere incrementate dall’infanzia all’età adulta. Inoltre, laddove possibile ed il livello di sviluppo lo permette è utile intervenire sulle condizioni che potrebbero mantenere l’isolamento sociale o il senso di alienazione e rifiuto, soprattutto per evitare peggioramenti in età adulta.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta Edizione. A cura di Biondi M. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
  • Gaus, V.L, (2014). La CBT applicata all’adulto con Sindrome di Asperger e autismi ad alto funzionamento. Ed.italiana a cura di Antonio D’Ambrosio e Viviana Perfetto, Franco Angeli, Milano.

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Autore dell’articolo

Dott. Gabriele Melli

Psicologo, Psicoterapeuta. Presidente dell’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva (IPSICO, Firenze). Presidente dell’Associazione Italiana Disturbo Ossessivo-Compulsivo (AIDOC). Si occupa primariamente di disturbi ossessivo-compulsivi, ansia per la salute (ipocondria), ansia e attacchi di panico, disturbi di personalità. Docente presso numerose Scuole di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. Autore/coautore di 3 libri e di oltre 80 tra articoli su riviste internazionali e nazionali, presentazioni e poster a convegni e congressi; curatore della traduzione di 6 volumi scientifici. Profilo linkedin

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