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IPSICO, Firenze

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Dalla dipendenza affettiva all’autonomia: il lavoro con lo schema di invischiamento nella schema therapy

trattare lo schema invischiamento in schema therapy

L’approccio schema therapy

Nella Schema Therapy (Young et al. 2018), sul piano teorico, si assume che tutti noi, come esseri umani, abbiamo fin dalla nascita dei bisogni fondamentali. Questi sono: attaccamento sicuro; autonomia, senso di competenza e identità; limiti realistici e autocontrollo; libertà di esprimere emozioni e bisogni fondamentali; spontaneità e gioco. Per il nostro benessere è centrale che tali bisogni trovino spazio per essere soddisfatti nelle nostre relazioni primarie.

Tuttavia, accade spesso che tali bisogni non siano adeguatamente soddisfatti e questo genera la formazione degli Schemi Maladattivi Precoci (SMP). Essi sono costituiti da ricordi, emozioni e comportamenti, che si sviluppano nell’infanzia e che si riattivano in maniera automatica anche in età adulta. Influenzano il nostro comportamento con ripercussioni sui livelli di benessere e soddisfazione personale.

Il bisogno frustrato alla base dello schema di invischiamento: l’autonomia

Una persona che non abbia trovato soddisfazione al bisogno di autonomia durante l’infanzia potrebbe sviluppare, tra gli altri, uno schema di invischiamento (Bacon & Conway, 2022).

Ma per comprendere che il bambino ha bisogno di autonomia è fondamentale che il caregiver si sintonizzi, che capisca e si allinei con questa necessità. Che cerchi di calarsi nella mente dell’altro di cui si dovrebbe prendere cura (“non sono te, ma comprendo come potrebbe essere per te”).

Lo sviluppo dello schema

Quando ciò non avviene si struttura lo schema di invischiamento, che porterà il bambino e poi il futuro adulto, ad essere coinvolto in una o più relazioni con le figure d’attaccamento che impediscono lo sviluppo della propria identità.

Spesso vi è una sensazione di vuoto e disorientamento, tanto che la persona non sa di cosa parlare. In casi estremi gli individui con questo schema si limitano alla propria esistenza fisica.

L’individuo continuerà a percepire, anche in età adulta, eccessivo coinvolgimento emotivo e vicinanza con uno o più significativi (spesso i genitori). Ciò a scapito della piena individuazione e del normale sviluppo sociale.

Spesso con la convinzione che almeno uno degli individui invischiati non possa sopravvivere o essere felice senza il costante sostegno dell’altro.

Come si caratterizza il paziente con uno schema di invischiamento

In ambito clinico spesso ritroviamo delle modalità ricorrenti con cui si manifesta lo schema di invischiamento nel paziente:

  • preoccupazioni eccessive per la famiglia che manifesta timori o ricatti emotivi per la crescita o i cambiamenti nella vita del figlio (ad esempio un trasferimento o un cambio lavorativo).
  • Forte bisogno di chiedere il permesso alla famiglia o al partner per svolgere attività o prendere decisioni.
  • Tempo trascorso esclusivamente con la famiglia.
  • Difficoltà nel prendere decisioni.
  • Un senso di lealtà esagerato (“tutto ciò che conta è quello che vuole quella persona da me”).
  • Confusione tra segretezza e privacy: alcuni pazienti tengono tutto per sé, al fine di non sentire l’altro minaccioso se soddisfano i propri bisogni (ad esempio andare in palestra). Sono più propensi alla segretezza perché così sentono di mantenere il controllo, altrimenti l’altro avrebbe pretese che non riescono a gestire emotivamente. Come conseguenza emerge però la colpa perché si nasconde qualcosa all’altro e quindi il comportamento viene ritenuto moralmente scorretto da chi lo commette.
  • Difficoltà a differenziare le emozioni del partner o della famiglia dalle proprie.

Come si caratterizza il sistema famigliare invischiato

Spesso lo schema di invischiamento nasce e si esprime in un sistema familiare particolare. Un contesto patologico con caratteristiche tipiche che lo mantengono.

Da una parte, in una famiglia ideale, i genitori formano un sistema a parte caratterizzato da intimità, condivisione e conflitti. Un sistema chiuso, ma allo stesso tempo permeabile, soprattutto quando il bambino cresce.

Accanto a questo c’è il sistema familiare dei bambini di cui gli adulti si prendono cura. All’interno del loro sistema i figli litigano, testano le regole, cooperano ed è caratterizzato da permeabilità perché necessita di direzione e guida da parte dei genitori (Minuchin, 1974).

Caratteristiche del sistema invischiato

In un sistema invischiato (Minuchin, 2014), il sistema genitori sovrasta quello dei bambini a cui viene affibbiato un ruolo a seconda delle necessità del caregiver:

  • nel ruolo di “trofeo” il bambino si percepisce come il preferito, tanto da dover rispondere sempre a questa aspettativa pena il non esserlo più e perdere la stima o l’amore dei genitori. Impara quindi ad autosacrificarsi per l’altro.
  • Il “capro espiatorio” è il figlio criticato, svalutato, che per sopravvivere a queste modalità relazionali deve soddisfare i bisogni degli altri per non sentirsi da meno.
  • Il “discepolo” è un ruolo in cui viene veicolato il messaggio che ciò che dice il genitore è sempre corretto, giusto e che bisogna sottostare alle sue regole.
  • Il “non valido” caratterizzato da un costante iper-accudimento. Il genitore si sostituisce al figlio con continue intrusioni che ne impediscono l’autonomia (“ti allaccio le scarpe perché tu non sei capace”).
  • E infine il “surrogato”, che è Il ruolo più comune sottostante allo schema di invischiamento: il figlio accudisce il genitore grazie a un’inversione di ruolo (adultizzazione). Il genitore che non si sente in grado chiede più o meno esplicitamente al figlio di sostituirsi a lui nelle questioni emotive e pratiche.

Tipici stili genitoriali sottostanti lo schema di invischiamento

All’interno del sistema troviamo quindi tipici stili genitoriali che frustrano il bisogno di autonomia e sintonizzazione e favoriscono lo strutturarsi dello schema di invischiamento. Queste modalità relazionali ed educative si caratterizzano per:

  • un eccessivo coinvolgimento di un familiare a scapito della piena individuazione del bambino.
  • Limitazione dell’autonomia dei figli.
  • Confini personali poco chiari né facili da riconoscere (il genitore condivide i suoi problemi come se il bambino fosse un adulto).
  • Viene dato al bambino un ruolo discrepante che va oltre alla sua funzione e al suo stadio evolutivo.
  • Espressione di fragilità che destano preoccupazione nei figli, tanto da impedire di concentrarsi su di sé e sui propri bisogni/interessi.
  • Caregiver esigente o prepotente.
  • Figure di accudimento che utilizzano la catastrofizzazione in quanto trasmettono il messaggio di non poter sopravvivere senza l’altro e il suo supporto.

Se tali stili incontrano un bambino con temperamento altamente sensibile, premuroso, empatico e intuitivo è più facile che si strutturi lo schema e le conseguenti modalità comportamentali disfunzionali.

Altri schemi correlati all’esperienza di invischiamento

Inoltre, a fronte dello stesso stile genitoriale e bisogno frustrato, si possono strutturare schemi diversi, che in età adulta si possono attivare contemporaneamente.

Ad esempio, quelli maggiormente associati allo schema di invischiamento sono:

  • l’autosacrificio, ossia il mettere da parte i propri bisogni per soddisfare quelli degli altri, pena lo sperimentare senso di colpa;
  • lo schema di sottomissione in cui la persona si sente costretta a mettere da parte le proprie esigenze a favore di quelle degli altri perché ne teme le conseguenze (ad esempio denigrazione e umiliazione);
  • lo schema di dipendenza che è l’altro lato della medaglia dello schema di invischiamento: se quest’ultimo è l’idea che l’altro non può sopravvivere senza di me, nello schema di dipendenza la persona teme di non sopravvivere senza l’altro.

Infine, anche gli schemi di deprivazione emotiva (“non c’è nessuno che può soddisfare i miei bisogni”, “sono solo”) e sfiducia/abuso (in cui la mancata sintonizzazione porta a percepire il tradimento nella relazione) che si strutturano a seguito della frustrazione del bisogno di attaccamento, sono spesso ricorrenti.

Comprendere con una solida concettualizzazione del caso quali schemi si attivano nelle determinate circostanze permette, in terapia, di rispondere puntualmente al bisogno frustrato.

Trattamento: riconoscimento dei bisogni e promozione dell’autonomia

La Schema Therapy ha molto da offrire per trattare lo schema di invischiamento e le relazioni invischiate.

Innanzitutto, il terapeuta fornisce, grazie al limited reparenting, una base sicura per il paziente. Quest’ultima tecnica viene utilizzata per soddisfare i bisogni della persona e accedere alle emozioni dell’infanzia tramite l’utilizzo dell’immaginazione o della relazione terapeutica.

L’accesso ai bisogni insoddisfatti di autonomia e sintonizzazione aiuta il paziente a sviluppare un senso di fiducia nelle proprie capacità, di comprensione, di possibilità di espressione della rabbia al fine di essere più determinato nel perseguire i propri desideri.

Il terapeuta coltiva l’autonomia relazionandosi al paziente in modo da dare valore a questo bisogno.

É necessario chiarire con il paziente cosa vuole cambiare, in quanto a volte non c’è consapevolezza di ciò (“possiamo chiarire insieme cosa la farebbe progredire? Cosa la farebbe sentire soddisfatto?”). Per stimolare la curiosità sul mondo è fondamentale la genuina ricettività e interesse rispetto a eventuali esplorazioni o desideri.

È importante più che mai informarsi sulla soddisfazione per l’andamento della terapia, portando il paziente a parteciparsi partecipante attivo, anche per evitare che diventi compiacente al fine di essere apprezzato o riconosciuto.

Anche i compiti a casa, che permettono di solidificare ciò che facciamo in seduta, devono essere negoziati.

Quando il paziente chiede consigli è necessario guidare delicatamente il processo decisionale al fine di farlo arrivare autonomamente alla decisione finale. Aspetto che permette di sentire la scelta come finalmente propria e coerente con se stesso.

L’atteggiamento è quindi autorevole, ma non autoritario o permissivo.

Bibliografia

  • Bacon, I. & Conway, J. (2022). Co-dependency and Enmeshment — a Fusion of Concepts. International Journal of Mental Health and Addiction.  Volume 21, pages 3594–3603.
  • Minuchin, S. (1974). Families and family therapy. Harvard University Press.
  • Minuchin, S., Reiter, M.D.,  Borda, C., Noferi, G. (2014). L’Arte della terapia della famiglia. Casa Editrice Astrolabio.
  • Young, J. E., Klosko, J.S., Weishaar, M. E. (2018). Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Erikson, Trento.

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Contrassegnato con: psicoterapia cognitivo comportamentale

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Laura Caccico

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso l’Istituto IPSICO di Firenze (succursale di Pisa) e presso il proprio studio professionale a Forte dei Marmi. Si occupa primariamente di psicodiagnosi, disturbi di personalità, disturbo ossessivo compulsivo e disturbo d’ansia sociale. È coautrice del recente libro "Stop all'ansia sociale", edito da Erickson. Svolge attività di CPT e ausiliario del CTU presso il tribunale di Lucca. Profilo linkedin

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