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Il lutto nei bambini: come aiutarli ad elaborare la perdita

Come aiutare un bambino a elaborare un lutto

La morte di una persona cara è un’esperienza emotiva dolorosa per gli esseri umani. Diventa ancora più difficile quando è un bambino che perde una persona importante, come un genitore.

Una perdita significativa segna in ogni caso l’inizio di una vita diversa per chi rimane. E’ importante essere attenti ai segni di complicazioni nell’elaborazione del dolore ed essere in grado di assistere i bambini in modo profondo proprio nel loro processo di adattamento a un mondo nel quale la persona cara non c’è più (Verardo e Russo, 2008).

La percezione del lutto nei bambini

I bambini comprendono e reagiscono alla morte in modo diverso a seconda dello stadio di sviluppo. La comprensione della morte segue un processo che coinvolge varie tappe del pensiero che si succedono progressivamente (Onofri e La rosa, 2023).

Bambini fino a 2 anni

Prima dei due anni non può esserci una comprensione cognitiva della morte. Può essere percepita come una semplice assenza della persona che non c’è più o paragonata al dormire.

Tuttavia, i bambini di questa età possono comunque recepire non solo l’assenza della persona importante, ma anche il clima emotivo che li circonda e le reazioni del contesto familiare.

Lo sconvolgimento legato alla perdita si può manifestare con accresciuta irritabilità, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione e un cambiamento nel modo di giocare che può diventare ripetitivo.

Bambini 3-5 anni

La morte viene ancora vista come una condizione temporanea e reversibile. A questa età non vengono ben distinte la fantasia dalla realtà e alla morte vengono attribuite valenze magiche, attraverso le quali la persona scomparsa potrebbe tornare per effetto di un desiderio o di un’azione.

I bambini possono quindi chiedere spesso quando la persona tornerà, credendo che sia possibile un suo ritorno e cercandolo, come se fosse viva.

Il senso di abbandono e di impotenza può essere manifestato con irritabilità, pianto ed eccessi di rabbia.

Bambini in età scolare

Dai 6 anni circa i bambini sono in grado di distinguere lo stato di sonno dalla morte, per arrivare poi a capirne la caratteristica di irreversibilità.

Successivamente emerge la possibilità di collegare la morte alla perdita delle funzioni vitali e di concepirla come universale.

A 8 anni circa non si ha solo l’accettazione che la morte è un fenomeno universale, ma anche la comprensione del fatto che le cause che portano alla morte non sono solo la vecchiaia, ma anche malattie ed eventi improvvisi come gli incidenti.

L’evoluzione tra i 10 e i 14 anni

La comprensione del concetto di morte come condizione irreversibile, inevitabile e universale giunge a compimento.

E’ nella fascia di età che va dai 12 a 14 anni che il concetto di morte può essere visto come parte integrante della vita e il suo significato viene elaborato attraverso un processo introspettivo più fine e profondo.

Tuttavia, in caso di lutto, il bambino all’inizio del periodo adolescenziale si trova a dover combinare il processo di cambiamento evolutivo della propria identità, ancora in formazione, con quello legato alla perdita.

Le reazioni da lutto nei bambini

Se negli adulti l’elaborazione normale del lutto segue delle fasi che vanno dalla negazione all’accettazione, nei bambini troviamo sentimenti molto intensi che non si presentano in maniera altrettanto progressiva e delineata.

Nell’infanzia non è possibile tracciare delle “fasi” poiché il bambino entra ed esce dal lutto, essendo privo di una struttura cognitiva ed emotiva matura che lo renda in grado di sostenere per un lungo periodo il dolore.

Le espressioni comportamentali del lutto nel bambino sono più brevi

Il bambino ha la possibilità di mettere in atto le prime difese a disposizione del nostro sistema nervoso: può  distogliere il pensiero e distaccarsi in fretta dalla realtà della perdita per non soffrire troppo.

Qualora il processo di elaborazione del lutto avvenga in modo adeguato, il bambino comincerà a disinvestire le energie dal genitore defunto e focalizzarle su nuove relazioni con gli altri.

Le espressioni emotive

Le risposte dei bambini alla perdita includono intensa sofferenza, rabbia e distacco emotivo che possono presentarsi a intervalli periodici, in modo discontinuo e intermittente, sebbene il vuoto lasciato dalla perdita perduri.

Inevitabilmente la perdita di una persona cara tende a minare il senso di sicurezza del bambino: il mondo senza l’adulto di riferimento non è più un luogo stabile e sicuro, e questo porta inevitabilmente ansia e paura.

Tristezza

Uno dei sentimenti prevalenti è certamente la tristezza.

I bambini piccoli la possono esprimere a tratti, intervallandola a periodi coinvolgimento in altre attività.

Nei bambini più grandi invece si può riscontrare la tendenza ad isolarsi accompagnata da una scarsa capacità di concentrazione, inappetenza o eccessivo appetito.

Può diminuire l’interesse per quello che accade intorno. Il bambino potrà sentire spesso il bisogno di piangere e allo stesso tempo vergognarsi per questo.

E’ importante allora normalizzare e validare la sua reazione emotiva, rassicurandolo sulla comprensibilità di tali sentimenti e reazioni in una situazione così dolorosa.

Senso di colpa

Non è infrequente che il bambino provi un senso di colpa per le proprie azioni o un senso di autocritica nei confronti di una perdita nella convinzione che questa poteva essere evitata se si fossero comportati in modo diverso.

I bambini possono pensare di aver causato la morte della persona casa, iniziando a giudicarsi cattivi o provare rimpianti per azioni che avrebbero voluto compiere prima della perdita.

E’ importante che questi pensieri non rimangano oscuri segreti nella mente del bambino, che ha bisogno di essere rassicurato del fatto che la persona che non c’è più sapeva di essere amata e che l’affetto era reciproco.

Nell’aiutare il bambino nell’esprimere i propri sentimenti e i propri pensieri si potrà trovare anche la consapevolezza di non avere responsabilità nella perdita della persona amata.

Rabbia

La reazione di rabbia è frequente nei bambini che vivono un lutto.

Questa emozione può essere sia generalizzata sia diretta in modo specifico verso la persona morta o verso chi si prende cura di loro.

La rabbia è causata dal vissuto di essere stati lasciati soli della figura di riferimento o dal percepirsi diversi perchè quella persona non c’è più.

Si può manifestare con scatti di ira o comportamenti aggressivi verso gli altri bambini o manifestarsi in reazioni di malessere fisico come dolori, tensioni alle braccia alle mani, atteggiamenti auto aggressivi.

Paura

Come abbiamo visto, una delle reazioni emotive più facilmente comprensibili nel bambino che sta elaborando una perdita è la paura.

Tale sentimento non solo riguarda il mondo nuovo, senza la persona amata, ma può generalizzarsi verso le altre figure di riferimento.

La paura di perdere chi ora si occupa di lui o che qualche altro evento doloroso coinvolga lui stesso. Questo può portare alla richiesta di continue rassicurazioni.

Soprattutto il momento dell’andare a dormire potrebbe essere vissuto con intensa ansia perché attiva un maggior senso di solitudine, come può succedere durante le separazioni dal genitore rimasto a prendersi cura del bambino.

Confusione

Per ultimo, ma in modo omnicomprensivo, è necessario considerare la possibilità di uno stato di confusione in cui diverse emozioni si alternano in modo repentino o si mescolano insieme.

Possiamo assistere a passaggi rapidi tra felicità, sensi di colpa, paura per poi ripassare a momenti di allegria.

Questi passaggi possono disorientare non solo l’adulto, ma anche il bambino e ad incrementare la confusione possono subentrare anche alcune reazioni somatiche dovute allo stress.

Come aiutare i bambini che attraversano il lutto

Il modo in cui si supporta un bambino che si trova ad affrontare un lutto, soprattutto se avvenuto per morte traumatica, improvvisa o per malattia, ha un ruolo fondamentale nel processo di elaborazione ma anche nello sviluppo emotivo durante gli anni successivi la perdita.

Fondamentale è lenire l’impatto psicologico traumatico, al fine di diminuire nello sviluppo il rischio di patologie psichiche.

Una comunicazione aperta e onesta

Perché il dolore possa essere elaborato, è di fondamentale importanza che il bambino sappia come la persona è morta.

Il non sapere può interferire nel breve termine con il processo elaborazione del lutto e nel lungo termine con la capacità di regolare le emozioni. Un genitore che deve dare una notizia terribile al suo bambino può temere di non saper gestire né le emozioni del bambino né le proprie, oppure può tendere a nascondere la verità, pensando così di alleviare il dolore.

È importante invece tenere presente che tali informazioni vengono inevitabilmente trasmesse in modo implicito. Il bambino si trova a vivere una routine quotidiana sconvolta e per quanto piccolo è comunque in grado di cogliere l’espressione emotiva dei familiari, i discorsi a bassa voce, le comunicazioni bruscamente interrotte a casa e così via.

Una comunicazione aperta e onesta permette la costruzione di una narrativa coerente dell’evento e riduce il rischio che il bambino abbia notizie da persone esterne alla famiglia (Oppenheim, 2004).

Si riduce anche il rischio che si costruisca immagini terrificanti e distorte della realtà, rimanendo da solo con esse, senza possibilità di esprimere i suoi vissuti e senza poter trovare sicurezza e rassicurazione.

Pertanto sarà importante spiegare il più presto possibile al bambino che il genitore o la persona cara non sarà più con lui, che non tornerà più e che il bambino non è la causa della sua morte.

Tutti i bambini, anche quelli che non sono ancora in grado di parlare, devono ricevere una chiara spiegazione, in modo adeguato in base all’età, lasciando la possibilità di fare domande.

Validare e normalizzare i vissuti

È importantissimo incoraggiare il bambino a parlare delle emozioni, delle sensazioni fisiche che prova e dei pensieri che attraversano la sua mente, permettendogli di capire che cosa sta accadendo in se stesso e nella sua famiglia per imparare a trovare le strategie per vivere nonostante la perdita.

Il miglior modo di sostenere un bambino in lutto è aiutarlo nell’espressione della propria sofferenza. L’adulto ha il compito di normalizzare e dalla validare le reazioni al lutto e ha il compito di aiutare il bambino a comprendere come non sia dannoso esprimere le emozioni ma invece lo sia sopprimerle.

Il normalizzare le emozioni dei bambini passa anche dall’espressione e dalla condivisione dei propri sentimenti proprio da parte del genitore.

Anche la lettura di libri adatti all’età del bambino e relativi all’esperienza del lutto possono essere molto utili per la comprensione, la normalizzazione e l’espressione delle emozioni, soprattutto quando c’è più  difficoltà a parlare dell’evento.

Mantenere la routine

I bambini hanno sempre bisogno di sapere che si prenderà cura di loro, a maggior ragione quando devono superare una perdita.

Per questo motivo è importante parlarne e ricostruire una routine prevedibile e costante.

Sapere cosa succede e cosa succederà porta quella sicurezza necessaria al distogliere l’attenzione dalla paura e all’evolversi del processo di lutto.

Creare ricordi positivi

I bambini possono aver paura di dimenticare la persona che non c’è più.

Alimentare il ricordo è molto difficile nei bambini piccoli, ma il genitore può prendersi del tempo per raccontare episodi vissuti insieme alla persona scomparsa, costruendo delle narrative che consentiranno al piccolo di stabilire una continuità tra passato e presente.

Cercare un aiuto professionale

Abbiamo visto quanto il miglior aiuto per i bambini passi dalla possibilità degli adulti per loro importanti di affiancarli e sostenerli.

Questo può essere molto difficile nel momento in cui gli adulti stessi vivono difficoltà e dolore per se stessi e i propri cari.

Può quindi essere molto importante che siano i genitori stessi o chi si prende cura dei bambini a chiedere prima di tutto un aiuto psicologico.

Il professionista può aiutare in fase acuta l’adulto nel suo processo di lutto, in modo che possa comunicare con il proprio figlio in modo coerente e capace di trasmettere sicurezza.

Ma anche nel post emergenza, nell’attraversare i diversi e lunghi momenti della riorganizzazione interna ed esterna.

Un aiuto professionale si muove intorno all’elaborazione dell’adulto stesso in modo che possa fornire al piccolo le tre cose di cui ha più bisogno dopo una perdita di una persona cara: il supporto, l’ascolto, la continuità.

Bibliografia

  • Onofri A., La Rosa C. (2023). Il Lutto. Psicoterapia cognitivo – evoluzionista e EMDR. Giovanni Fioriti Ed.
  • Oppenheim D. (2004). Dialoghi con i bambini sulla morte. Erikson, Trento.
  • Verardo A.R., Russo R. (2008). Tu non ci sei più e io mi sento giù. Edizioni EMDR Italia.

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elisa Grechi

Psicologa, psicoterapeuta e supervisore EMDR. Perfezionamento in Counseling ad indirizzo Rogersiano. Lavora da più di 10 anni per la LILT presso il Centro di Riabilitazione Oncologica di Firenze (CeRiOn – ISPRO). Con lo stesso Istituto collabora oltre che nella riabilitazione anche nell’ambito della ricerca e della formazione del personale sanitario. In questi anni ha approfondito le proprie competenze in ambito oncologico e nell’approccio integrato Mind-Body presso la Harvard Medical School. Opera come psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze e si occupa principalmente di problematiche relative al trauma e alla dissociazione, disturbi di ansia e problematiche relazionali.

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