Cos’è l’insonnia?
Il Disturbo d’insonnia consiste in una condizione di insoddisfazione relativa alla quantità o alla qualità del sonno. E’ caratterizzata da:
- difficoltà nell’iniziare il sonno
- difficoltà nel mantenere il sonno
L’insonnia è un disturbo soggettivo in quanto si riferisce al senso soggettivo di difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno, o di cattiva qualità del sonno.
Caratteristiche specifiche del disturbo del sonno
Nello specifico l’insonnia può essere caratterizzata da:
- Difficoltà di addormentamento (insonnia iniziale/precoce);
- Frequenti e prolungati risvegli notturni (insonnia di mantenimento);
- Risveglio precoce al mattino (insonnia tardiva);
- Da una combinazione di queste difficoltà (insonnia mista o generalizzata).
Come si fa a capire se una persona soffre di insonnia?
Per poter considerare una persona realmente affetta da un grado significativo di insonnia, i criteri minimi sono:
- quantità di tempo per l’addormentamento e di risveglio notturno uguale o superiore a 30 minuti;
- frequenza uguale o maggiore a 3 notti a settimana;
- durata uguale o maggiore a 6 mesi.
Nonostante sia definita un disturbo del sonno, ha ripercussioni che si estendono anche oltre il periodo di sonno, interessando significativamente il periodo di veglia. Infatti, le persone che soffrono di disturbi del sonno, lamentano sonnolenza diurna e un peggioramento delle loro capacità lavorative (Morin, 1993).
Coloro che soffrono di insonnia, rispetto agli individui che non ne soffrono, riportano anche elevati livelli di ansia e depressione.
L’insonnia può rappresentare quindi, un fattore di rischio o un fattore causale per lo sviluppo di alcuni disturbi psichiatrici (Harvey, 2001; Lichstein, 2000)
Diffusione dell’insonnia
Circa il 30 – 50% degli adulti fa esperienza occasionale di difficoltà nel riposo notturno. Un evento improvviso o stressante può causare un episodio di insonnia. Generalmente però, una volta risolto quell’evento, i disturbi del sonno si esauriscono denotando così una caratteristica transitoria del problema. Tuttavia, per alcune persone predisposte, la difficoltà può persistere anche dopo che la causa scatenante è scomparsa.
Il 6-13% degli adulti, soddisfa i criteri per un Disturbo del Sonno (DSM-5). Il disturbo sembra avere una frequenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Cause dell’insonnia
Questo problema può avere molteplici cause. Ne elenchiamo alcune, ma occorre tener presente che spesso più di una può concorrere al fenomeno:
- Stress e ansia: Preoccupazioni legate a lavoro, relazioni o situazioni di vita possono attivare la mente, rendendo difficile rilassarsi e addormentarsi.
- Disturbi psicologici: Depressione, disturbi d’ansia e altre condizioni mentali spesso influenzano negativamente il ciclo sonno-veglia.
- Abitudini di vita errate: Consumo eccessivo di caffeina, alcol, nicotina o pasti pesanti prima di dormire può disturbare il sonno.
- Ambiente poco favorevole: Rumori, luce, temperatura inadeguata o un letto scomodo possono ostacolare il riposo.
- Problemi di salute: Dolore cronico, asma, reflusso gastroesofageo, apnee notturne o altri problemi fisici interferiscono con il sonno.
- Alterazioni del ritmo circadiano: Turni di lavoro irregolari, jet lag o esposizione a schermi luminosi prima di dormire possono compromettere il ciclo naturale del sonno.
- Farmaci o sostanze: Alcuni medicinali o droghe possono avere effetti collaterali che disturbano il sonno.
- Insonnia primaria: Alcune persone possono sviluppare insonnia senza cause apparenti, spesso correlata a una predisposizione genetica o a fattori biologici.
Trattamento dell’insonnia
Le principali forme di trattamento sono la terapia farmacologica e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Farmaci per i disturbi del sonno
La terapia farmacologica è spesso il primo trattamento dell’insonnia consigliato dai medici di base. La prescrizione di farmaci ipnoinducenti è di frequente riscontro soprattutto nel caso degli anziani, che sembrano utilizzare sonniferi con una frequenza doppia (14%) rispetto alla popolazione generale (7,4%).
L’utilizzo di farmaci ipnotici o di ansiolitici con funzione ipnotica (benzodiazepine) è sconsigliato per un tempo superiore alle 2 settimane. Un uso prolungato può infatti provocare effetti collaterali quali sonnolenza diurna e vertigini, oltre che assuefazione e tolleranza.
I tentativi di sospensione drastica provocano una sindrome di astinenza, caratterizzata da un ritorno cruento dei sintomi (effetto rebound), agitazione psicomotoria, ansia e tremori (Gillin, Spinwerber e Johnson, 1989). Ciò spinge l’insonne ad assumere nuovamente il medicinale, creando un circolo vizioso.
L’assunzione cronica degli ipnotici rappresenta un importante fattore di mantenimento del problema di sonno.
Per il trattamento a lungo termine del disturbo si usano anche farmaci ad azione antidepressiva e sedante (Trazodone) e la melatonina. Quest’ultima è divenuta una scelta frequente soprattutto a livello di auto-medicazione, tuttavia la sua somministrazione è indicata solo per gli individui che presentano livelli ridotti di tale ormone.
Psicoterapia per il disturbo del sonno
Il trattamento cognitivo-comportamentale integrato dell’insonnia prevede l’impiego di diverse tecniche di intervento, la cui scelta di utilizzo viene effettuata in base a quanto emerso dalla valutazione iniziale. Ovvero in base alle caratteristiche fenomenologiche del disturbo di uno specifico paziente insonne.
Le tecniche di intervento, che costituiscono il cuore del trattamento cognitivo comportamentale per il Disturbo di Insonnia sono:
- Educazione e igiene del sonno: in questa fase si spiegano i fattori eziologici e i fattori di mantenimento dell’insonnia secondo il modello cognitivo-comportamentale. Sono inoltre fornite al paziente informazioni di base riguardo la fisiologia del sonno (stadi del sonno, orologio interno ed esterno, differenze individuali) e regole di igiene del sonno per migliorarne la qualità (per es. evitare bevande sia alcoliche sia caffeinate e fumo nelle due ore prima di coricarsi).
- Restrizione del sonno: si tratta di una tecnica che mira a far coincidere il tempo trascorso a letto dal paziente con il tempo effettivamente passato dormendo.
- Controllo dello stimolo: ha l’obiettivo di estinguere l’associazione del letto e della camera da letto con attività incompatibili con il sonno (per es. guardare la tv o pianificare la giornata lavorativa dell’indomani).
- Ristrutturazione cognitiva: procedura per modificare le convinzioni e le aspettative disfunzionali sul sonno.
- Tecniche di rilassamento e distrazione immaginativa.
Efficacia del trattamento psicologico
I risultati di due meta-analisi (Morin, Culbert e Scwartz, 1994; Murtagh e Greenwood, 1995), in cui sono stati considerati oltre 50 studi per un totale di più di 2000 pazienti, hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per i problemi di insonnia negli adulti.
Le tecniche comportamentali di controllo dello stimolo e di restrizione del sonno sembrano essere il “principio attivo” della terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia.
Circa 70% – 80% dei pazienti trae beneficio dalla terapia cognitivo-comportamentale che mira a eliminare i fattori cognitivi e comportamentali coinvolti nel mantenimento e nell’esacerbazione dell’insonnia.
Approfondimenti
Bibliografia
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