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Semaglutide: l’iniezione che cura l’obesità?

Farmaci per l'obesità

L’obesità viene definita dal Word Obesity Federation come una malattia cronica, recidivane e progressiva. Secondo un recentissimo report della World Obesity Foundation, entro il 2035 il 51% della popolazione sarà obesa o in sovrappeso. Prospettiva sicuramente preoccupante, con dimensioni di una vera e propria epidemia che alcuni esperti chiamano la “Globesity”.

Sia su Instagram che su Tik Tok negli ultimi mesi, si sono moltiplicati i video e i post di influencer, attrici e altri personaggi di rilevanza mediatica importante, che mostrano l’utilizzo di iniezioni di Semaglutide come rimedio ai kg di troppo.

Sostengono infatti, che con tali iniezioni sarebbero riusciti a perdere peso in fretta e senza alcuno sforzo o senza modificare in modo significativo le loro abitudini alimentari e i loro stili di vita.

Cos’è la semaglutide?

Si tratta di una molecola che, da qualche anno, viene usata per il trattamento del diabete di tipo 2. Fa parte della categoria degli agonisti del recettore del GLP-1 e oltre a favorisce il controllo dei livelli di glucosio nel sangue, agisce come regolatore dell’appetito e del senso di fame.

Il farmaco Semaglutide, al momento, in Italia non è presente in commercio con indicazione al trattamento di sovrappeso e obesità, anche si è diffuso il suo utilizzo “off label”.

Che effetto ha sulla perdita di peso?

Un recente studio (Wadden TA et al., 2021), ha dimostrato che le persone adulte con sovrappeso o obesità trattate con semaglutide, mostrano una perdita di peso significativa rispetto al gruppo di controllo.

Dopo circa 36 settimane dall’inizio del trattamento con Semaglutide, le persone perdono circa il 16% del loro peso iniziale. Dopo la 36esima settimana, la perdita raggiunge un plateau attestandosi sempre intorno al 16% del peso iniziale.

Un altro interessante studio (Bezin J., et al., 2022) mostra come, dopo 68 settimane di trattamento con Semaglutide, la sospensione del farmaco, porta a un rapido recupero del peso nelle 52 settimane successive.

Questo fa dedurre che per ottenere e mantenere un buon risultato sulla perdita del peso, il farmaco deve essere assunto per tutto il corso della vita.

Che effetti collaterali ci sono?

Alcuni studi mostrano che l’utilizzo degli agonisti del recettore del GLP-1 incrementa il rischio del cancro alla tiroide.

Al momento non abbiamo dati sulla sicurezza a lungo termine, né studi controllati sulla loro efficacia a lungo termine (tutti gli studi si riferiscono ad un periodo non superiore ai 2 anni) sugli adulti e sugli adolescenti.

Curare l’obesità con la prescrizione di farmaci (secondo il modello biomedico) è davvero funzionale?

I farmaci, come ad esempio la Semaglutide, agiscono su alcuni meccanismi biologici responsabili del mantenimento dell’obesità, tuttavia:

  • non aiutano le persone a sviluppare capacità e competenze per gestire i fattori di mantenimento cognitivi e ambientali;
  • la persona che sa di curare la sua obesità o il sovrappeso con il solo utilizzo di una molecola, si affida totalmente ad una soluzione esterna e tenderà ad assumere un ruolo passivo.

Alcuni autori si stanno interrogando sulla possibilità di integrare l’utilizzo di farmaci per la perdita di peso con una terapia cognitivo comportamentale per l’obesità (CBT-OB).

I vantaggi di integrare la terapia cognitivo comportamentale per l’obesità (CBT-OB) alla terapia farmacologica potrebbero essere:

  • Miglior aderenza alla terapia;
  • Aiutare i pazienti ad affrontare abitudini comportamentali e pensieri disfunzionali che ostacolano la perdita di peso e il mantenimento.

Tuttavia, in un approccio integrato potrebbero emergere alcuni potenziali problemi:

  • Incremento dei costi per il trattamento;
  • Assumendo un ruolo passivo nel trattamento, il paziente potrebbe attribuire la perdita di peso al solo utilizzo del farmaco e sottostimare l’importanza di affrontare comportamenti e pensieri disfunzionali. Questo porterebbe a non incrementare una buona autoefficacia e a non utilizzare in modo efficace le procedure e tecniche della terapia cognitiva comportamentale per l’obesità (CBT-OB).

Conclusioni

Sicuramente i farmaci possono aprire nuove strade di cura per l’obesità, ma rimane di fondamentale importanza che i pazienti possano sperimentale un ruolo attivo nel loro trattamento. Ciò al fine di modificare, attraverso strategie cognitive comportamentali, anche pensieri e abitudini disfunzionali che possono mantenere l’obesità e il sovrappeso ed essere importanti fattori di rischio per le ricadute.

Bibliografia

Congresso Nazionale AIDAP 2023, Firenze 12-13 Maggio

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Contrassegnato con: disturbi alimentari

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elena Lazzeri

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Ha conseguito il master in terapia e prevenzione dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità ed è socio ordinario dell’Associazione Italiana Disturbi dell’alimentazione e del peso (AIDAP). Opera come psicoterapeuta presso l’Istituto Ipsico e presso i suoi studi professionali di Poggibonsi e Colle di Val d’Elsa, occupandosi principalmente di disturbi dell’alimentazione e disturbi del sonno. Profilo linkedin

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