Episodi di timidezza sono normali in ognuno di noi; tutti, infatti, in alcune situazioni, ne abbiamo fatto esperienza. Troviamo descrizioni della timidezza risalenti a ogni epoca e a ogni cultura: essa, quindi, pare essere un elemento che da sempre caratterizza e accompagna l’essere umano.
La timidezza è stata descritta dagli studiosi in molti modi diversi e non è ancora possibile darne una definizione univoca: alcuni si sono concentrati sui suoi aspetti psicologici, interni alla singola persona, intendendo cioè la timidezza come una esperienza soggettiva di preoccupazione e nervosismo nelle situazioni sociali. Altri hanno invece sottolineato maggiormente gli aspetti più direttamente osservabili della timidezza, cioè i suoi risvolti comportamentali quali l’inibizione o l’evitamento delle situazioni interpersonali.
Quel che pare caratterizzare le persone timide, seppur in gradi molto differenti, è la sensazione di essere sottoposte all’osservazione e al giudizio degli altri, giudizio che temono essere negativo. Questo può alimentare bassa autostima e scarsa fiducia in se stessi, che aumentano a loro volta il timore di non essere accettati.
Le aspettative negative delle persone che soffrono di timidezza eccessiva le inducono a focalizzarsi su se stesse per tenere sotto controllo ciò che potrebbe essere criticato dagli altri e il loro atteggiamento, dall’esterno, appare remissivo o inibito.
L’esperienza della timidezza risulta allora molto eterogenea e abbraccia una serie di condizioni differenti per intensità, pervasività e grado di sofferenza arrecato alla persona.
Da questo punto di vista, la timidezza può essere immaginata come parte di un continuum di “ansia sociale” che va dalla normalità alla patologia. Ad un estremo possiamo immaginarla come una caratteristica della personalità in soggetti del tutto normali, nei quali si manifesta in alcune situazioni sociali senza arrecare particolare sofferenza.
Possiamo poi immaginare una timidezza più diffusa e stabile e capace di far soffrire la persona, per poi arrivare a condizioni francamente patologiche come la fobia sociale e il disturbo evitante di personalità.