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Codipendenza: la trappola del prendersi cura

Prendersi cura di una persona dipendenze: la codipendenza

Significato di codipendenza

Karen Horney, nel 1941, parlava di personalità “moving toward” per descrivere quelle persone che “soccorrono gli altri per districare i propri vissuti irrisolti”. Qualcosa di simile alla codipendenza.

Tra la fine degli anni 70 ed i primi degli 80, i termini “co-dependent” o “co-alcoholic” erano utilizzati per descrivere il comportamento delle partner degli alcolisti (Westermeyer, 2005).

Le osservazioni compiute nell’ambito dei primi gruppi di auto-mutuo aiuto suggerivano che il comportamento premuroso manifestato da alcuni familiari e coniugi potesse favorire l’alcolista o il tossicodipendente a continuare ad utilizzare la sostanza. Per questo motivo i familiari cominciarono ad essere sistematicamente inclusi, ove possibile, nei trattamenti, secondo opportune modalità.

Più recentemente, il termine codipendenza è stato impiegato per descrivere una relazione d’amore nella quale la persona resta nel legame esclusivamente perché il partner ha bisogno di lui/lei. Nella codipendenza il bisogno che l’altro mostra diviene il vincolo e la condizione di stabilità e continuità del rapporto (Westermeyer, 2005).

I partner dei codipendenti non sempre riferiscono di essere innamorati, è possibile rilevare la presenza di sentimenti ambivalenti. Da una parte apprezzano ciò che il partner fa per loro, ma dall’altra percepiscono tentativi di controllo. In questi casi la relazione può non essere equilibrata, ma oscillare tra sottomissione e desiderio di affrancarsi (Lyon & Greenberg, 1991).

Caratteristiche del codipendente

Alcuni studiosi hanno approfondito il tema della codipendenza arrivando a individuare le seguenti caratteristiche come descrittive delle persone che ne sono caratterizzate (Mellody et al., 1989):

  1. Livelli bassi di autostima;
  2. Difficoltà a stabilire confini definiti con il/la partner;
  3. Difficoltà a riconoscere i propri bisogni e la propria individualità;
  4. Persistenza nel prendersi cura dei bisogni e desideri altrui a discapito dei propri;
  5. Difficoltà nell’esprimere e vivere la realtà in maniera moderata, andando in direzione di eccesso in ogni espressione del sé.

È importante sottolineare che il termine “codipendenza”, ad oggi, non è utilizzabile in senso diagnostico, ma descrittivo: è una condizione subclinica che può essere episodica/situazionale. Se in una relazione un partner si comporta da codipendente, non è detto che impieghi lo stesso modello comportamentale con altri partner!.

Differenza tra codipendenza e dipendenza affettiva

La differenza tra dipendenza affettiva e codipendenza consiste nel fatto che nella prima condizione si può scegliere un compagno che non ha particolari problemi. Nella seconda, invece, l’oggetto della dipendenza è una persona che ha a sua volta ha dei problemi di dipendenza patologica (es. dipendenza da alcol).

Curare la codipendenza

La persona codipendente può vivere sentimenti ambivalenti. Da un lato nutre la speranza che il partner possa cambiare grazie all’amore e il sostegno che lei/lui stesso offre. Dall’altra, se ciò dovesse accadere, il rischio potrebbe essere quello della rottura del legame.

In un percorso di psicoterapia la persona codipendente può esplorare se e come il proprio passato possa aver contribuito alla creazione dei suoi schemi e dei pensieri, azioni e sentimenti che ne derivano, abbandonando l’illusione salvifica e imparando a prendersi cura di sé.

Non di rado la persona codipendente sperimenta emozioni e sentimenti negativamente connotati (paura, rabbia, disprezzo…) quando si pone al centro della propria vita.

Aspetti critici

 In un lavoro del 2005 intitolato “The codependency idea: when caring becomes disease”, Robert Westermeyer riflette su alcune importanti implicazioni che, a livello psicoterapico, alcuni concetti, convinzioni o assunzioni sul tema della codipendenza possono avere.

Il punto di partenza della sua riflessione riguarda l’idea che il codipendente sia “responsabile” della resistenza al cambiamento del partner con dipendenza patologica. Citando Judith Gordon e Kimberly Barret, in un loro lavoro del 1993, Westermeyer afferma che è pericoloso veicolare l’idea di una dipendenza come una “malattia familiare (/di coppia)” dove ogni membro svolge un ruolo nell’aiutare la malattia a perpetuarsi.

Citando infatti il lavoro di altri autori (Moos et al., 1990), Westermeyer ricorda che, contrariamente, le famiglie/coppie con un’ampia (sana) gamma di comportamenti di supporto sono fondamentali nel garantire il mantenimento della sobrietà di chi è impegnato in un percorso per affrancarsi da una dipendenza.

Il ruolo effettivo dei caregiver del dipendente

Westermeyer punta l’attenzione sulla necessità di ritenere la persona con dipendenza da sostanze come completamente responsabile della sua scelta di usare o meno. Il ruolo del suo/a partner e dei suoi familiari è quello di sostenere la motivazione al cambiamento. L’autore puntualizza:

  1. Nessuno può causare il comportamento di dipendenza di un’altra persona. I comportamenti che creano dipendenza sono abitudini apprese alimentate da aspettative che usare una sostanza porterà alla felicità, al comfort o alla riduzione di qualcosa di negativo.
  2. Il caregiving di un partner/familiare non deve essere visto come un comportamento patologico: il caregiving è alimentato dalla capacità di provare empatia e dal desiderio di rendere più felici le vite delle persone care/amate. Il supporto sociale e affettivo è uno degli indicatori più importanti della riuscita di un percorso di cura di una dipendenza patologica.
  3. Ciò che funziona in una relazione non funzionerà necessariamente in altre, e ciò che prima funzionava in una relazione potrebbe essere inefficace date le nuove circostanze. Coloro che hanno una relazione con una persona con dipendenza patologica devono valutare se la modifica di uno o più comportamenti aiuterebbe di più nel sostenere motivazione al cambiamento di coloro che amano.

 Bibliografia

  • Westermeyer, R. (2005). The Codependency Idea: When Caring Becomes A Disease.
  • Beattie, M. (1987) Codependent No More: How to Stop Controlling Others and Start Caring for Yourself. San Francisco: Harper.
  • Gomberg, E.L. (1989). On terms used and abused: The concept of codependecy. Drugs and Society, 3, 113-132.
  • Gordon, J.R., Barrett, K. (1993) The Codependency Movement: Issues of Context and Differentiation. In Baer, J.S, Marlatt, A. & McMahon, R.J. (eds.) Addictive Behaviors Across the Life Span. Newburry Park: Sage.
  • Mellody, P., Wells-Miller, A., Miller, K.J. (1989). Facing Codependence: What it is, Where it Comes From, How it Sabotages our Lives. New York: HarperCollins.
  • Lyon, D., Greenberg, J. (1991). Evidence of codependency in women with an alcoholic parent: Helping out Mr. Wrong. Journal of personality and social psychology, 61(3), 435.

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Giulia Calamai

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Ha maturato la sua esperienza professionale nel settore delle dipendenze lavorando per l’Associazione “Ce.i.s. - Centro di Solidarietà di Pistoia”. Opera come psicoterapeuta presso l’Istituto di Psicologia e di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale IPSICO di Firenze e presso il proprio studio professionale a Pistoia. Si occupa primariamente di psicodiagnosi, dipendenze patologiche e disturbi di personalità. Profilo linkedin

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