Quando parliamo di violenza all’interno delle relazioni il pensiero automaticamente si rivolge verso forme di aggressione fisica o sessuale.
Eppure la violenza può presentarsi in molte forme, alcune delle quali non visibili. Basti pensare alle offese, le critiche, le accuse, la mancanza di rispetto, la svalutazione, la menzogna, i ricatti, il controllo della libertà personale. Sono queste alcune delle forme con cui si manifesta la violenza psicologica.
Per violenza psicologica s’intende infatti una forma subdola di maltrattamento che ha come elemento comune un meccanismo di sopraffazione che nel tempo mina il valore personale, il senso di identità, la dignità e l’autostima di un’altra persona.
La violenza psicologica è qualcosa di reale: un vero e proprio abuso emotivo.
Capita spesso a noi psicoterapeuti di incontrare persone che vivono la profonda sofferenza di ciò che possono significare certe parole dette da un partner, da un datore di lavoro, da un genitore o chi per loro. Eppure nell’immaginario collettivo c’è l’idea che la violenza psicologica sia qualcosa di più ammissibile, o comunque una violenza di gravità inferiore.
Differenze fra violenza fisica e psicologica
È vero che chi esercita violenza psicologica non è solito colpire o arrivare ad altre forme di danno fisico. Può anche usare queste forme, ma non necessariamente.
La violenza psicologica utilizza perlopiù le parole come arma. Essendo le parole non un’arma in senso stretto, le persone che esercitano violenza psicologica ritengono o di non fare violenza o comunque di utilizzare una forma di violenza molto diversa da quella fisica.
Se la violenza fisica è oggettiva al punto da lasciare spesso danni visibili sul corpo, la violenza psicologica entra nell’area della soggettività. Questo può rappresentare un terreno fertile per il non riconoscimento e la non validazione di quanto un modello relazionale generi angoscia e sofferenza nelle vittime.
Come riconoscere la violenza psicologica
La violenza psicologica non ha un aspetto specificatamente definito: i comportamenti, oltre a essere disparati, possono variare in intensità, in frequenza, risultare più manifesti o più celati.
Una cosa è certa: non è un singolo episodio. Si presenta infatti nel tempo come un modello di comportamento ricorsivo e la caratteristica di ripetitività giustifica l’impatto psicologico sulla vittima. Questa si sente sempre più imbrigliata nella rete dell’abusante.
Proviamo di seguito a fornire un elenco di comportamenti psicologicamente violenti al fine di identificare le varie forme con cui è agita la violenza psicologica:
Umiliazione e critica
- svalutazione continua del lavoro, degli studi, degli interessi, dei risultati conseguiti come se non significassero niente o fossero considerati qualcosa di non rilevante;
- da commenti negativi sull’abbigliamento si passa a insulti veri e propri alla persona ricorrendo a un linguaggio volto a sminuire l’altro e a farlo sentire piccolo e insignificante;
- tentativi costanti di agire in modo superiore e migliore dell’altro anche ricorrendo a sarcasmo e a messe in ridicolo in situazioni sociali.
Controllo
- degli spostamenti e pretesa di una risposta immediata a chiamate o messaggi;
- di internet, social network, email, messaggi e chiamate per monitorare le interazioni sociali;
- tendenza a impartire ordini e lezioni su ciò che è giusto fare in diversi ambiti, per esempio dal vestire al mangiare, scegliendo gli abiti da indossare quando esce o dicendo di non mangiare qualcosa perché non salutare;
- imprevedibilità del comportamento: a esplosioni di rabbia si alternano momenti di grande affettività e gentilezza che lasciano confusa e disorientata la vittima;
- gelosia patologica: tendenza a esercitare un dominio e un possesso nei confronti dell’altro.
Accuse e negazione
- tendenza ad attribuire alla vittima la causa della loro rabbia e del loro comportamento;
- destabilizzazione della vittima attraverso la negazione di fatti realmente accaduti (gaslighting): si spinge la vittima a dubitare di se stessa mediante una strategia comunicativa volta a farle credere di essere pazza;
- negazione dell’abuso: ogni volta che la vittima prova a lamentarsi del loro trattamento e dei loro attacchi, negheranno o comunque accuseranno lei di aver reagito in modo eccessivo, accusandola di prendere tutto troppo sul serio o di non avere alcun senso dell’umorismo.
Trascuratezza emotiva e isolamento
- tattica del silenzio: tendenza a interrompere la comunicazione ignorando i tentativi di dialogo;
- indifferenza nei confronti della sofferenza e del bisogno di aiuto perché giudicato come eccessivo;
- tendenza a isolare la vittima attraverso un discredito di tutte le persone vicine (familiari o amici), o mettendole contro facendo appello a una sua instabilità psicologica.
Quali sono le conseguenze della violenza psicologica
Ci si sente come fisicamente colpiti ogni volta che l’altro usa parole contro di noi. Capita spesso che l’altro agisca la propria rabbia annientando la vittima con la sola forza delle parole.
Parla e questo è sufficiente a lasciare irrompere il suo potere, lasciando la vittima in silenzio, inondata dalla paura. Indifesa e silenziosa, la vittima si trova ad ascoltare l’altro finendo per ricondurre ogni dettaglio di ciò che dice a quanto ci sia di sbagliato in quello che è, come persona.
Si sente impotente riconoscendo di non avere nessuna arma necessaria a fronteggiare quella battaglia. Non resta che aspettare che finisca quanto prima.
Eppure colui che esercita violenza psicologica sembra non mostrare segni di fine perpetrando in un modello relazionale senza sosta. L’abusante infatti continua aggressivamente a gridare veleno mentre la vittima resta paralizzata, testimone di quelle accuse costanti e degli errori commessi.
Non resta che chinare la testa anche se questo sembra rafforzare la vulnerabilità e il senso di inferiorità della vittima. Ancora una volta, l’ennesima, la vittima memorizza ogni dettaglio del modo in cui l’altro esprime quelle parole e ogni volta che sopravvive a questa esperienza muore un po’ dentro.
Ci si sente impotenti, senza via d’uscita, calpestati nella propria identità, dignità e valore personale. Di qui le emozioni di ansia, colpa e vergogna che possono evolvere fino a patologie quali disturbo depressivo maggiore, disturbi del sonno, e disturbo da stress post-traumatico.
Violenza psicologica e autostima della vittima
Una delle principali conseguenze della violenza psicologica concerne l’impatto negativo sull’autostima e sul senso di sé.
La vittima tende a sentirsi in colpa, come se stesse facendo costantemente qualcosa di sbagliato o, peggio ancora, come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in lei per ricevere un trattamento simile.
Prova vergogna, si sente in difetto, come se fosse qualcosa che le spetta. Questo rende difficile parlarne e chiedere aiuto. Spesso le parole dell’abusante risuonano dentro le vittime come qualcosa di conosciuto, familiare. Come espressione di ciò che è stato appreso nella loro storia di vita.
Ecco che l’incontro con qualcuno che abusa emotivamente di loro rappresenterà la conferma che è tutto ciò che meritano.
La crescente insicurezza dovuta alle violenze subite e alla erosione costante dell’autostima rende difficile mettere in discussione la relazione. Innesca così una spirale che rende la vittima sempre più dipendente dall’abusante.
Di qui la tendenza a sminuire il comportamento psicologicamente violento e a modificare il comportamento della vittima al fine di evitare certe conseguenze alimentando di fatto l’abuso emotivo che sarà sempre più parte integrante della relazione.
Come reagire alla violenza psicologica
Perché lasciare che gli effetti di attacchi simili facciano parte della propria vita? Quanto tempo continuare a sopportare? Per quanto tempo continuare a permettere di riempire la propria autostima di offese, critiche, umiliazioni?
Queste sono alcune delle domande che siamo soliti porci quando abbiamo a che fare con persone vittime di violenza psicologica. Le persone attorno a loro tendono invano ad ammonirle finendo anche loro per farle sentire sbagliate nel non riuscire a prendere le distanze da queste persone. Come se le vittime scegliessero intenzionalmente di legarsi a persone che vogliono distruggerle!
L’abuso emotivo, come qualsiasi altra forma di violenza, prospera nell’oscurità quando nessuno lo capisce, ne parla o lo riconosce.
Per uscire da queste difficili situazioni relazionali la parte più complicata è riconoscere che ciò che si sta vivendo è qualcosa di tossico per liberarsi dal quale è necessario chiedere aiuto.
Reagire alla violenza psicologica non è facile, soprattutto quando sono coinvolte tante emozioni profonde. Ma è un passo necessario per ritrovare la serenità e la felicità e uscire da una trappola psicologica travestita da amore.