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Mindfulness nel post-partum

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Il periodo della gravidanza e del post-partum è notoriamente un momento di grande vulnerabilità psicologica per una donna e l’impatto della depressione in tale fase di vita è ben documentato dalla letteratura (Stein e collaboratori, 2014).

Questo vale soprattutto per la donna in gravidanza ha già avuto pregressi episodi di depressione maggiore: in questi soggetti infatti gli indici di ricaduta arrivano al 30-40% (Di Florio et al.,2013; Goodman & Tully, 2009).

Il metodo di prevenzione delle ricadute depressive più utilizzato nel periodo di gravidanza e post-partum è la farmacoterapia, nonostante i dati a nostra disposizione (Dimidjian & Goodman, 2014) indichino una netta preferenza soggettiva per le cure non farmacologiche, qualora siano disponibili.

In effetti, tra le donne trattate con antidepressivi in gravidanza, almeno il 50% non segue la terapia con continuità e di questa percentuale quasi 7 su 10 avrà una ricaduta depressiva (Cohen et al., 2006; Roca et al., 2013).

La scarsità di trattamenti preventivi di carattere psicosociale tuttavia non fornisce un’alternativa (per quanto desiderata!) all’uso di antidepressivi e ciò spesso porta queste donne a rinunciare totalmente alla prevenzione delle ricadute con esiti potenzialmente dannosi sia per loro stesse che per la bontà del legame madre-bambino nel periodo post-natale.

Se da un lato la terapia cognitiva basata sulla Mindfulness (Mindfulness-Based Cognitive Therapy, MBCT; Segal, Williams& Teasdale, 2002) costituisce ormai notoriamente uno strumento efficace per la prevenzione delle ricadute depressive nella popolazione clinica generale (Chiesa & Serretti, 2011; Piet & Hougaard, 2011), solo recentemente il protocollo è stato adattato in modo specifico per questa sottopopolazione di soggetti.

Il nuovo intervento (Mindfulness-Based Cognitive Therapy- Perinatal Depression, MBCT-PD), implementato da Dimidjian e collaboratori (2015) si basa sul modello standard della MBCT che pone il soggetto con storia pregressa di depressione in una condizione di vulnerabilità per cui, in ogni situazione di stress o cambiamento, le associazioni emotivo-cognitive dei precedenti episodi depressivi si riattivano aumentando il rischio di ricaduta (Segal et al., 2002).

Le strategie formali ed informali di mindfulness e le tecniche cognitivo comportamentali sono utilizzate per aiutare i soggetti ad essere più consapevoli di questi meccanismi e renderli meno automatici.

Le implementazioni effettuate dal gruppo americano di Dimidjian e colleghi per adattare il modello di base al contesto della gravidanza e del periodo perinatale, includono:

  • Maggiore enfasi alle pratiche informali di mindfulness per fronteggiare l’aumento del carico di energie e tempo previsto nel periodo pre e post partum.
  • L’inclusione di pratiche di “meditazione basata sulla gentilezza amorevole” per ridurre e/o prevenire la tendenza all’auto-criticismo tipica dei soggetti a rischio di depressione. Tali pratiche sono basate sull’uso consapevole di frasi amorevoli ed accettanti rivolte a se stessa e al bambino.
  • L’aumento delle strategie cognitivo-comportamentali (role palying, psicoeducazione) rivolte alla cura di sé e all’aumento del supporto sociale nel periodo post-partum.

L’intervento è strutturato in 8 sessioni di gruppo pre-parto ed una seduta individuale dopo il parto: tra un incontro e l’altro alle partecipanti viene fornito una guida audio-registrata per la pratica alla meditazione.

Il protocollo è stato sottoposto ad una prima indagine ottenendo sia elevati livelli di interesse ed aderenza al trattamento (durante le sedute e nella pratica degli homework) sia una significativa riduzione dei sintomi depressivi fino a 6 mesi dopo il parto (Dimidjjian et al., 2015).

Una recentissima analisi condotta dallo stesso gruppo di ricerca ha utilizzato un trial randomizzato su due campioni di 43 soggetti (donne in gravidanza con una diagnosi di episodio depressivo maggiore in anamnesi, ma non in atto) assegnati in modo controllato al protocollo MBCT-PD oppure ad un trattamento standard usualmente fornito dal sistema sanitario nazionale.

I risultati hanno riscontrato tassi inferiori di ricaduta sintomatologica tra le donne che avevano aderito al protocollo MBCT-PD rispetto all’altro gruppo, con una sostanziale differenza tra i due campioni (tasso di ricaduta 18.4% vs 50.2%), nonostante non ci fossero altre variabili interferenti (ulteriori trattamenti psicoterapici e/o farmacologici).

Gli esiti hanno anche confermato che i benefici ricevuti dalle partecipanti al trattamento mindfulness sono stabili nel tempo (follow up a 6 mesi dopo il parto) e che le donne coinvolte percepiscono l’intervento come altamente soddisfacente, confermando dati di precedenti studi secondo i quali le forme di prevenzione psicologica e non farmacologica sono generalmente preferiti dalle pazienti in gravidanza e dai loro familiari (Le et al., 2011; Tandon et al., 2011).

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Contrassegnato con: depressione, disturbi dell'umore, mindfulness

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Claudia Carraresi

Psicologa e psicoterapeuta. Ha maturato la sua esperienza professionale nel settore psicodiagnostico all’interno di case di cura psichiatriche e Centri di salute mentale ASL. Inoltre ha seguito a lungo progetti di stampo cognitivo-comportamentale rivolti in modo specifico al trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo cronico.
Attualmente opera come psicoterapeuta presso l’ Istituto IPSICO di Firenze e presso il Centro Clinico Verdi a Prato. Si occupa primariamente di disturbi d’ansia, disturbi dello spettro ossessivo e disturbi di personalità.
Presso l’ Istituto IPSICO di Firenze si occupa anche di progetti di ricerca e divulgazione scientifica. E’ membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Disturbo Ossessivo-Compulsivo (AIDOC) e socia ordinaria della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC) e dell’Associazione EMDR Italia. Profilo linkedin

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