La schizofrenia è un grave disturbo psicotico: chi ne è affetto diventa del tutto indifferente a ciò che accade, reagisce in modo assurdo o incoerente agli eventi esterni, perde il contatto con la realtà e si isola in un mondo suo proprio, incomprensibile agli altri.
A causa della sua caratteristica destrutturante della personalità, compromette tutti gli aspetti della vita del soggetto, sconvolgendo profondamente la sua rete relazionale e, quindi, coinvolgendo anche il nucleo familiare.
Come si manifesta la schizofrenia
La schizofrenia è un disturbo caratterizzato da alterazione del pensiero, della percezione, del comportamento e dell’affettività. Si manifesta con deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento disorganizzato o catatonico e sintomi negativi.
Gli individui con schizofrenia spesso mostrano affettività inadeguata, umore disforico (depressione, ansia, rabbia) e alterazione del ritmo sonno/veglia.
Possono verificarsi anche depersonalizzazione, derealizzazione e preoccupazioni somatiche.
Tra i deficit cognitivi spesso si riscontra una diminuzione della memoria, delle funzioni linguistiche, della velocità di elaborazione e dell’attenzione.
Alcuni soggetti con schizofrenia mostrano deficit nella cognizione sociale e spesso mancano di consapevolezza di malattia (DSM-5, 2013).
Quali sono i sintomi della schizofrenia
I sintomi della schizofrenia sono molto variabili sia in relazione alla fase della malattia (prodromica, esordio o lungo termine) che alla sottotipologia clinica. Possono presentarsi in momenti critici (episodici) oppure in modo stabile e cronico e generalmente vengono suddivisi in due gruppi antitetici: sintomi positivi e negativi.
I sintomi positivi sono manifestazioni nuove e anomale dovute alla malattia, i sintomi negativi derivano, invece, dalla perdita di capacità che erano presenti prima dell’esordio della malattia.
Sintomi schizofrenici positivi
I sintomi positivi della schizofrenia comprendono:
- I deliri, intesi come convinzioni contrarie alla realtà, durature, fermamente sostenute malgrado le prove del contrario, dissonanti rispetto al contesto di riferimento. Quelli più frequenti sono quelli di persecuzione, di grandezza, di riferimento, di lettura del pensiero.
- Le allucinazioni, cioè alterazioni della percezione per cui la persona crede di percepire cose che in realtà non ci sono. Tipiche quelle uditive, quando la persona sente voci che la insultano, la minacciano, la comandano o commentano le sue azioni.
- La disorganizzazione e la frammentazione del pensiero.
- Il comportamento bizzarro e disorganizzato.
Sintomi schizofrenici negativi
I sintomi negativi della schizofrenia invece comprendono:
- Apatia
- Appiattimento affettivo
- Deficit nella produttività e fluidità dell’eloquio
- Perdita d’iniziativa
- Povertà ideativa
- Difficoltà a mantenere l’attenzione
- Compromissione dei rapporti interpersonali, del funzionamento sociale e lavorativo.
In pratica il soggetto non reagisce a quelle situazioni che negli altri suscitano emozioni, perde interessi ed energie e tende a ridurre sempre più i propri rapporti sociali, fino all’isolamento.
Sono questi i sintomi più difficili da interpretare in modo chiaro, hanno un’evoluzione lenta e graduale. Almeno all’inizio, possono non sembrare segnali specifici di una patologia così grave, ma confondersi con i sintomi depressivi.
Chi soffre di schizofrenia se ne rende conto?
In genere purtroppo il soggetto che presenta questo disturbo psicotico non è consapevole della propria malattia. Deliri e allucinazioni per definizioni sono fenomeni che non sono riconosciuti come tali da chi li sperimenta.
Ciò ovviamente rende complesso l’intervento, perchè il paziente inconsapevole non sente il bisogno di essere aiutato. Spesso i familiari o coloro che cercano di aiutarlo, spingendolo a curarsi, diventano dei nemici e oggetto dei deliri stessi.
La diagnosi: il soggetto schizofrenico
Il DSM-5 stabilisce che, per poter fare diagnosi di schizofrenia, la sintomatologia deve persiste per almeno 6 mesi.
Inoltre almeno due dei seguenti sintomi deve essere presente per almeno un mese, di cui almeno uno di questi deve essere tra deliri, allucinazioni o eloquio disorganizzato.
La compromissione del funzionamento deve essere presente in una o più delle seguenti aree: lavoro, relazioni interpersonali o cura di sé.
Infine la sintomatologia non deve essere meglio spiegata da un altro disturbo mentale, non deve essere attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (droga, farmaco) o ad un’altra condizione medica (DSM-5,2013).
Sviluppo e diffusione del disturbo schizofrenico
La schizofrenia compare in età adolescenziale o giovanile: tra i 17 e i 30 anni negli uomini, più tardi (20-40 anni) nelle donne. L’esordio può essere acuto, nel 5-15% dei pazienti, ed è indice di una prognosi più favorevole.
La diffusione del disturbo è relativamente bassa, 1% in tutto il mondo, e trasversale: si riscontra, infatti, in tutte le classi sociali, senza distinzione di sesso, razza, territorio.
Quali sono le cause della schizofrenia e i fattori di rischio
Sono molte le teorie sulle possibili origini. In realtà non si può ancora riconoscere una causa certa, ma si può parlare di fattori di rischio, ossia di condizioni che predispongono un individuo a sviluppare la malattia più degli altri.
In ordine d’importanza decrescente, questi fattori sono dovuti a:
- componenti genetiche
- complicazioni del parto
- fattori biologici
- fattori psicologici
La componente genetica è sicuramente il fattore più accreditato per quanto riguarda l’eziopatogenesi della schizofrenia. E’ noto, infatti, che i familiari dei pazienti schizofrenici hanno un rischio maggiore di ammalarsi rispetto alla popolazione normale.
Alcuni precursori infantili e adolescenziali sono: ritardo nello sviluppo psicomotorio, problemi nel linguaggio (nei primi 5 anni), ansia sociale e ritiro sociale.
Sottotipo clinici
Nella schizofrenia vengono identificati vari sottotipi.
Paranoide
Il soggetto presenta rilevanti deliri o allucinazioni in un contesto di funzioni cognitive ed affettività preservate.
Il delirio di persecuzione è dominante: l’individuo è convinto di essere oggetto di cospirazione, di inganno, di essere spiato, seguito o avvelenato.
Il mondo è percepito come ostile e il sospetto può portare in certi casi a mettere in atto comportamenti aggressivi e violenti come forme preventive di difesa da eventuali minacce percepite.
Disorganizzato
Il soggetto presenta un eloquio ed un comportamento disorganizzato. Il linguaggio e i comportamenti sono incoerenti ed inadeguati rispetto al contesto, l’affettività è anch’essa disorganizzata e si possono verificare dissociazione del pensiero e disinteresse per il mondo circostante.
Catatonico
Il soggetto presenta un notevole disturbo psicomotorio: mutismo, assunzione di posture anormali, distacco dalla realtà, stati di immobilità o crisi di intensa agitazione.
Infine la schizofrenia può presentarsi sotto forma del sottotipo indifferenziato/residuo.
Decorso e prognosi della schizofrenia
La schizofrenia è una patologia grave e invalidante, che conduce spesso al ricovero ospedaliero e che deve essere attentamente diagnosticata e curata. Oggigiorno, tuttavia, la sua prognosi non è così negativa come un tempo.
La comparsa dei sintomi negativi, il declino delle funzioni cognitive e anomalie cerebrali si concentrano nella fase prodromica e durante il primo episodio per poi mantenersi costanti.
Il prodromo presenta sintomi negativi quali depressione, ansia, irritabilità, distraibilità, ritiro sociale, appiattimento affettivo, alogia, avolizione e diminuzione dell’espressione emozionale. L’attenzione deve crescere nel momento in cui compare la sospettosità.
Schizofrenia e rischio suicidario
Gli individui affetti da schizofrenia hanno una maggiore probabilità di ricorrere al suicidio: il 20% tenta il suicidio e molti presentano una significativa ideazione suicidaria.
I fattori di rischio suicidari per la schizofrenia sono: uso di sostanze e sintomi depressivi.
Inoltre anche il periodo successivo all’episodio psicotico o ad una dimissione ospedaliera costituiscono importanti fattori di rischio suicidario.
Infine i maschi di giovane età sembrano essere maggiormente a rischio suicidario rispetto alle femmine di pari età.
Schizofrenia cura
La cura della schizofrenia può essere schematizzata in diversi momenti. Nella fase acuta l’ospedalizzazione può risultare necessaria, ma nella maggior parte dei casi si interviene con terapia ambulatoriale o condotta in strutture intermedie (centro diurno).
Terapia farmacologica
Per ristabilire l’equilibrio biochimico è fondamentale una terapia farmacologica e i nuovi neurolettici (clozapina, risperidone, olanzapina, quetiapina, aripiprazolo) vengono considerati la prima opzione terapeutica, poiché più tollerabili e dotati di azione positiva anche sulle funzioni cognitive.
Nella cura della schizofrenia vengono impiegati farmaci che agiscono sui deliri e sulle allucinazioni, come l’aloperidolo (Serenase) e il benperidolo (Psicoben) o, se è presente notevole agitazione, farmaci ad azione sedativa come la clorpromazina (Largactil) o la tioridazina (Melleril).
Per la sintomatologia negativa i neurolettici più indicati sono: pimozide (Orap), bromperidolo (Impromen) e levosulpiride (Levopraid).
Terapia cognitivo comportamentale
Associato alla terapia farmacologica, per la cura della schizofrenia è fondamentale un intervento psicologico-riabilitativo con il paziente.
Gli interventi di tipo cognitivo-comportamentale mirano allo sviluppo di abilità di base (per esempio di cura personale come lavarsi e vestirsi) e sociali (Social Skills Training) e al controllo di comportamenti problematici quali aggressività, autolesionismo, iperattività, stereotipie.
Psicoeducazione e interventi sui familiari
Il trattamento della schizofrenia di tipo cognitivo comportamentale prevede anche degli interventi di tipo psicoeducativo nei confronti della famiglia del paziente, che ha bisogno di aiuto per affrontare la malattia e ha un ruolo importante nella cura del familiare malato.
Chi soffre di schizofrenia è infatti vulnerabile agli stressors ambientali e familiari ed è fondamentale che il paziente e i familiari imparino a riconoscere le manifestazioni della malattia e i segnali di una eventuale ricaduta.
I familiari sono alleati e co-protagonisti della cura della schizofrenia, non hanno nessuna colpa o responsabilità per il disturbo e possono essere aiutati a migliorarne le strategie di gestione.
I programmi di trattamento familiare hanno anche lo scopo di massimizzare l’aderenza al trattamento farmacologico del paziente.
Schizofrenia e COVID-19
I pazienti schizofrenici si sono rivelati più a rischio di contrarre l’infezione, per cui i clinici (e i familiari) devono impiegare risorse per spiegare loro i rischi connessi a questa e le precauzioni da prendere. Il periodo di pandemia, inoltre, ha messo a rischio la continuità dei trattamenti, per le difficoltà di accesso agli ambulatori ospedalieri.
Non vi sono invece dati a supporto dell’ipotesi che l’infezione da COVID o le conseguenze del lockdown possano aumentare la probabilità di esordio schizofrenico. Certamente, però, è noto come l’isolamento sia uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di queste malattie. Per cui tutti i provvedimenti di questo periodo che hanno limitato fortemente gli scambi sociali possono aver indirettamente influito sulla psicopatologia.
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