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Dipendenza da caffeina

dipendenza da caffeina

La dipendenza da caffeina è una forma di dipendenza psico-fisica indotta e mantenuta dall’assunzione continuativa ed eccessiva di caffeina. La caffeina, oltre che nel caffè, è contenuta in molte altre bevande di largo consumo come ad esempio “Energy Drink”, bevande tipo “Cola” e nel tè, così come in diversi alimenti tra i quali la cioccolata (è inoltre presente anche in certi farmaci come alcuni analgesici, diuretici, anti-influenzali e per il controllo del peso).

La caffeina è uno psico-stimolante, ovvero induce la liberazione di adrenalina e noradrenalina, attivando la parte psico-cognitiva e fisica. Alcuni studi hanno evidenziato come bere molto caffè (o altre bevande che contengono caffeina) migliori principalmente la “memoria dichiarativa”. Altri studi hanno evidenziato vantaggi nelle persone “impulsive”, o che tendono a sacrificare la precisione in favore della rapidità. Ecco perché, quando parliamo di benefici del caffè sul nostro funzionamento mentale, dobbiamo pensare più che altro alla velocità delle operazioni, e non alla loro correttezza. Proprio per i suoi effetti positivi, è abbastanza facile riscontrare una forma di dipendenza da caffeina.

A riguardo del funzionamento della caffeina sul nostro sistema nervoso è bene sapere che: un segno della attività dei neuroni del cervello è la produzione di adenosina, i cui livelli sono costantemente monitorati attraverso i recettori del sistema nervoso. Di solito, quando i livelli di adenosina nel cervello e nel midollo spinale raggiungono certi valori, il corpo ci spinge verso il sonno, o perlomeno, ci consiglia di “rallentare”.

La caffeina agisce sul sistema nervoso proprio perché simula l’adenosina, viene cioè scambiata per adenosina dal nostro organismo. I 90/100 mg contenuti in un caffè puntano dritto verso i recettori dell’adenosina, e, a causa della somiglianza con quest’ultima, entra nei recettori. Con i recettori bloccati, gli stimolanti del cervello, la dopamina e il glutammato, possono svolgere il loro lavoro più liberamente. In poche parole, la caffeina si limita a bloccare il principale “freno” del cervello.

La caffeina è un modo per impedire al cervello di rallentare. Tuttavia, più assumiamo caffeina, più il nostro corpo aumenta il livello di tolleranza, così, per ricevere lo stesso stimolo del primo sorso di caffè ci serve una quantità maggiore di sostanza, creando un meccanismo di dipendenza dalla caffeina.

Come si sviluppa il livello di tolleranza? Molti studi suggeriscono che, esattamente come nella dipendenza dalle droghe, il cervello prova a tornare alle funzioni normali mentre è “sotto l’attacco” della caffeina creando più recettori dell’adenosina. Ma è anche dimostrato che assumere regolarmente caffeina diminuisce il numero di recettori per la noradrenalina, un ormone simile all’adrenalina, e insieme alla serotonina, un potenziatore dell’umore.

Quando dal “consumo” si passa all’“abuso” è possibile che si instauri una vera e propria dipendenza da caffeina, caratterizzata dai sintomi psichici e fisiologici descritti per le altre dipendenze (tolleranza, craving, assuefazione…). Con un uso limitato a due/tre tazzine di caffè al giorno non si ha un quadro sintomatologico patologico, ma si possono avere effetti psico-fisici positivi (attivazione mentale, attenzione, memoria, concentrazione…). Quando però vi è un uso ripetuto, prolungato e quantitativamente eccessivo, possono verificarsi più o meno gravi conseguenze sulle sfere vitali della persona, come quella sociale, lavorativa, affettiva, familiare.

Ciò accade perché quando viene a mancare la dose specifica di caffeina l’individuo inizia a sperimentare emicrania, dolori muscolari, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, irritabilità ed affaticamento (una vera e propria sindrome di astinenza). La sperimentazione dei suddetti sintomi sospinge l’individuo a consumare nuovamente bevande a base di caffeina, in un ciclo sempre più chiuso e dannoso. Al crescere delle dosi si possono esperimentare ulteriori sintomi come ansia, flessione del tono dell’umore, disturbi del sonno, confusione mentale e suscettibilità.

A livello fisico possono manifestarsi disidratazione, cefalea, squilibri pressori, tachicardia, nausea, vomito, tensione muscolare, disturbi gastrici e spossatezza. Gli effetti della dipendenza da caffeina possono anche essere più gravi, laddove il consumo di caffeina si leghi al consumo di altre sostanze psico-attive, come ad esempio l’alcol.

Va detto che alla base della dipendenza da caffeina sembrano esserci le caratteristiche chimiche della sostanza, attivanti sia livello fisiologico che psicologico, ma anche fattori personali e contestuali di stress, tensione, disagio, conflitto, etc.

Letture consigliate

  • Scarica ora il primo capitolo del libro “Uso e abuso di sostanze. Capire e affrontare le dipendenze da alcol e droghe”, edizioni Erickson
  • Le dipendenze da sostanze
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Articolo del 29/07/2018 Contrassegnato con: controllo degli impulsi, dipendenze, dipendenze da sostanze

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Giulia Calamai

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Ha maturato la sua esperienza professionale nel settore delle dipendenze lavorando per l’Associazione “Ce.i.s. - Centro di Solidarietà di Pistoia”. Opera come psicoterapeuta presso l’Istituto di Psicologia e di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale IPSICO di Firenze e presso il proprio studio professionale a Pistoia. Si occupa primariamente di psicodiagnosi, dipendenze patologiche e disturbi di personalità. Profilo linkedin

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