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Vergogna, autocritica e dismorfismo corporeo

vergogna, autocritica e dismorfismo corporeo - dismorfofobia

Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo (Body Dysmorphic Disorder – BDD), detto anche dismorfofobia, è caratterizzato dalla preoccupazione per uno o più difetti percepiti nell’aspetto del proprio corpo e dalla messa in atto di comportamenti protettivi.

Questo disturbo risulta debilitante, associato a una diminuzione della qualità della vita (Phillips, 2000) e spesso alla compromissione del funzionamento interpersonale e sociale (Phillips & Diaz, 1997; Phillips, Didie, Menard, Pagano, et al., 2006).

È un disturbo che tende ad avere un decorso cronico (Phillips et al., 2013) ed a manifestarsi in comorbilità con altri disturbi, prevalentemente il Disturbo Depressivo Maggiore. Secondo alcune ricerche la depressione è presente nel 55-83% di individui che soffrono di dismorfismo (Phillips, Didie, & Menard, 2006; Phillips, Menard, et al., 2005) e circa un quarto di questi pazienti ha tentato il suicidio (Phillips, 2007; Phillips, Coles, et al., 2005).

Caratteristiche cognitive e trattamento cognitivo comportamentale

Chi si occupa di dismorfofobia è abituato a riconoscere e a indirizzare il trattamento verso le credenze rigide, gli stili di pensiero e le distorsioni cognitive, oltre che a gestire i comportamenti protettivi messi in atto da chi soffre di questo disturbo.

Importanti sono i lavori sul perfezionismo, sull’elaborazione dell’informazione sensoriale oltre che sui comportamenti di controllo compulsivo.

Tuttavia nonostante l’efficacia riconosciuta del trattamento cognitivo-comportamentale la letteratura segnala che esiste una percentuale importante di pazienti che non giovano completamente di questo tipo di intervento (Harrison et al., 2016). Quindi, la ricerca clinica ha rivolto la propria attenzione sempre più frequentemente verso interventi integrativi, soprattutto di terza generazione, per far fronte alla difficoltà di trattamento di questo disturbo invalidante.

Vergogna e dismorfismo corporeo

Nelle concettualizzazioni del BDD, il ruolo della vergogna risulta centrale sia nello sviluppo che nel mantenimento del disturbo. Veale e Gilbert (2014) hanno proposto che la vergogna guidi i comportamenti problematici, come il controllo e il camuffamento estetico, il confronto di sé con gli altri e l’evitamento sociale.

La vergogna contribuisce quindi in modo significativo all’aumento generale dei sintomi e delle conseguenze psicosociali negative comunemente associate, come funzionamento limitato, depressione e pensieri suicidari (Weingarden et al., 2016, 2017).

La vergogna si riferisce all’esperienza emotiva di percepire il sé come intrinsecamente difettoso e socialmente indesiderabile (Lewis, 1971).

Implica l’autocritica, comprese le autovalutazioni negative per difetti percepiti o carenze, con il conseguente bisogno di “scomparire” o nascondersi.

Considerando gli alti tassi di esiti psicosociali avversi tra le persone con BDD, questi risultati suggeriscono che la vergogna possa effettivamente essere un obiettivo importante nel trattamento del BDD.

Interventi per la vergogna

Nell’ultimo decennio, sono emerse prove a sostegno dell’uso efficace di interventi sviluppati nelle più recenti “terapie di terza onda” basate sulla tradizione CBT, per condizioni in cui la vergogna è una caratteristica preminente.

Approcci terapeutici come la terapia dell’accettazione e dell’impegno (Acceptance and Commitment Therapy – ACT) e la terapia focalizzata sulla compassione (Compassione Focused Therapy – CFT) hanno mostrato il potenziale per ridurre la vergogna e i problemi associati in una serie di condizioni cliniche. Ad esempio, il disturbo da alimentazione incontrollata (Pinto-Gouveia et al., 2019), i disturbi alimentari (Goss & Allan, 2014), l’abuso di alcol (Luoma et al., 2012) nonché i disturbi dell’umore e della personalità (Cuppage et al., 2018; Gilbert & Procter, 2006).

Acceptance and Commitment Therapy

L’ACT (Hayes, Strosahl, & Wilson, 1999) è una terapia cognitivo-comportamentale di terza generazione il cui obiettivo è incrementare la flessibilità psicologica, l’accettazione, le capacità di mindfulness e modificare il comportamento.

Con l’espressione flessibilità psicologica ci si riferisce alla capacità dell’individuo di essere pienamente in contatto con il momento presente. Basandosi su quello che la situazione permette, anche di cambiare o impegnarsi in comportamenti che perseguono i valori che sono stati scelti come centrali nella propria vita.

Si propone che l’ACT sia un approccio efficace per ridurre gli effetti negativi della vergogna grazie agli interventi per ridurre l’evitamento esperienziale, cioè la tendenza ad evitare esperienze interne dolorose (ad esempio, la vergogna).

Rispetto ai controlli sani, gli individui con BDD presentano un evitamento esperienziale significativamente maggiore (Wilson et al., 2014), suggerendo che un approccio ACT potrebbe essere utile per questo gruppo di pazienti.

Compasion Focused Therapy

Un altro approccio promettente per alleviare gli effetti dannosi della vergogna e dell’autocritica è costruire l’autocompassione (Leaviss & Uttley, 2015).

L’autocompassione riguarda il relazionarsi con se stessi in un modo specifico che implica essere consapevoli della propria sofferenza e rispondere a se stessi con un atteggiamento di cura, gentilezza e calore (Neff, 2003).

La CFT nasce dall’osservazione clinica che gli individui ad alti livelli di vergogna ed un dialogo interno ricco di autocritica trovano difficile generare sentimenti di affiliazione e calore verso il sé (Gilbert, 2005).

Un compito centrale nella CFT è quello di promuovere il proprio senso di auto-gentilezza e coltivare questi repertori di cura verso il sé.

Empiricamente, l’autocompassione è stata riconosciuta come un fattore protettivo che può tamponare gli effetti negativi della vergogna legata al corpo.

Esistono dimostrazioni empiriche coerenti di un’associazione negativa tra auto-compassione e vergogna per il corpo (Braun et al., 2016). Inoltre, è stato riscontrato che l’auto-compassione modera la relazione tra vergogna correlata al corpo e depressione tra le donne (Sick et al., 2020) ed è implicata come fattore protettivo contro un’immagine corporea negativa.

Una recente ricerca su un intervento orientato alla vergogna nel BDD

Una recente ricerca (Linde, J. et al., 2022) mette alla prova un intervento di trattamento psicologico mirato alla vergogna.

Il trattamento manualizzato, ACT with Compassion (ACTwC) per BDD, integra ACT con elementi della CFT e conoscenza del BDD.

Questo trattamento è progettato per intervenire sulla vergogna e l’autocritica, aumentare la flessibilità psicologica e l’autocompassione con l’obiettivo generale di aumentare la qualità della vita nei pazienti affetti da BDD.

Struttura dell’intervento

L’intervento è composto di interventi di psicoeducazione sui concetti di trattamento (ad esempio, concettualizzazione del BDD da una prospettiva ACT e compassione) e costruzione di abilità di consapevolezza non giudicante centrata sul presente, in particolare della propria sofferenza (ad esempio, attraverso l’addestramento di base alla consapevolezza).

Nel campione oggetto di studio sono stati svolti inoltre esercizi esperienziali (che mirano a favorire il dialogo interiore compassionevole, la defusione, l’accettazione e le capacità di assunzione di prospettiva) ed esercizi di pratica nel riconoscere, suscitare e regolare le emozioni di vergogna precedentemente evitate (ad esempio, l’esposizione alla vergogna interiorizzata attraverso tecniche di lavoro con le sedie).

Infine, come da modello che prevede la presenza di elementi CFT, è stata allenata la pratica di auto-compassione in risposta alla vergogna e all’autocritica e la promozione di azioni guidate dai valori nella vita quotidiana.

Risultati

Le misure di esito somministrate prima, a metà e dopo il trattamento hanno seguito lo stesso schema delle misure giornaliere con diminuzioni significative per la maggior parte dei partecipanti nei sintomi legati al BDD, nell’autocritica e nella vergogna generale.

Inoltre, il trattamento ha portato a miglioramenti ampi e affidabili nella qualità della vita e nei sintomi depressivi per tutti i partecipanti tranne uno. I miglioramenti sono stati mantenuti al follow-up di 6 mesi.

La maggior parte dei partecipanti ha dimostrato un aumento della flessibilità psicologica e dell’autocompassione dopo il trattamento, suggerendo che l’intervento ha rafforzato queste capacità.

In conclusione, i risultati di questo studio pilota suggeriscono che il protocollo ACT with Compassion ha il potenziale per ridurre i sintomi di BDD, la vergogna e l’autocritica e, inoltre, migliorare l’umore depresso e la qualità della vita dei pazienti.

Bibliografia

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Articolo del 09/03/2023 Contrassegnato con: immagine corporea, psicoterapia cognitivo comportamentale

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Elena Micheli

Psicologa Psicoterapeuta presso l’Istituto IPSICO di Firenze. Terapeuta EMDR II livello, formata in Psicoterapia Sensomotoria, Terapia Metacognitiva e Acceptance and Commitment Therapy. Si occupa primariamente di disturbi di personalità, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, psicotraumatologia e psicodiagnosi. Presso l’Istituto IPSICO di Firenze si occupa anche di progetti di ricerca e divulgazione scientifica ed è socia dell’Associazione EMDR Italia. Profilo linkedin

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