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Come aiutare chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo (DOC)

aiutare chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo DOC

Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è un disturbo estremamente diffuso: circa il 2/3 % della popolazione ne soffre, senza considerare il numero oscuro, ossia tutte quelle persone che per vergogna, paura o mancata informazione vi convivono senza interpellare i professionisti della salute mentale.

Spesso, il DOC, viene nascosto anche ai familiari, amici e colleghi in quanto vi è il timore di non essere capiti o peggio ancora giudicati. In effetti, l’ignoranza (nel senso letterale del termine, inconsapevolezza o incompetenza), porta le persone che stanno vicine a chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo a non comprendere cosa sta accadendo al loro caro e a giudicare i pensieri e i comportamenti come qualcosa di bizzarro, strano o frutto di una scarsa volontà.

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Questo atteggiamento può portare al mantenimento del problema anziché aiutare chi soffre di DOC. Ma facciamo un passo indietro, quali sono questi pensieri e comportamenti che chi sta vicino ad una persona con DOC non conosce, né capisce?

Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato dalla presenza di pensieri, dubbi intrusivi e ricorrenti, che risultano essere per la persona egodistonici, fastidiosi, minacciosi e causare perciò ansia e disagio.

Quindi, la prima cosa da comprendere per aiutare una persona che soffre di DOC, è che tali dubbi ossessivi sono simili, nel contenuto, a quelli che tutti noi possiamo avere (“avrò chiuso il gas?”, “sarò nella relazione affettiva migliore per me?”, “mi sarò contaminato toccando la spazzatura?”). La differenza riguarda la frequenza con la quale questi pensieri si presentano e il disagio emotivo che creano.

Il secondo aspetto da comprendere riguarda la funzione delle compulsioni, che sono comportamenti volti ad alleviare gli stati d’ansia e disagio causati dai pensieri ossessivi. Anche se possono sembrare comportamenti eccessivi e rigidi, sono, per la persona che soffre di disturbo ossessivo compulsivo, l’unica strategia che, nel breve termine genera sollievo, anche se la loro utilità è limitata e controproducente.

Conoscere come gestire i comportamenti compulsivi può fare la differenza nell’aiutare le persone che soffrono di DOC.

Quindi, una volta compresa la natura e la funzione di tali sintomi, possiamo ragionare sul fatto che la persona che ne soffre li subisce, ne è vittima e ne è intrappolata.

Questo dovrebbe bastare a farci sospendere il giudizio e a osservare tale fenomeno per quello che è: una malattia (come l’ernia al disco o la tendinite), un malfunzionamento dei circuiti neuronali, che come tale non può essere interrotto dalla persona senza un’adeguata cura.

Messi da parte i giudizi, sarà più facile evitare recriminazioni e arrabbiature, in quanto riconosceremo che soffrire di DOC non è un difetto, né è dovuto alla mancata forza di volontà.

Per aiutare chi ha un disturbo ossessivo, quindi, una volta modificato l’atteggiamento generale verso il disturbo, possiamo iniziare ad agire al fine di favorire un miglioramento sia nella relazione, sia nella condizione di malattia.

Innanzitutto è utile aprirsi ad una comunicazione emotiva ed empatica con il nostro caro: chiedere come si sente, cosa prova, comprendere la specificità dei sintomi semplicemente ascoltando e accogliendo le paure e preoccupazioni. Ciò è già utile, per la persona, per ridurre l’autocritica e la valutazione negativa su di sé e sul disturbo.

In secondo luogo, per aiutare chi soffre di DOC, è importante non assecondare le richieste di svolgere al loro posto le compulsioni e di rassicurazione, continuando con il proprio stile di vita. Il paziente con disturbo ossessivo compulsivo non deve influenzare la spontaneità dei nostri comportamenti. Questo fornirà materiale utile su cui lavorare durante il percorso terapeutico e vi libererà da obblighi e successive colpevolizzazioni verso chi vi sta vicino e che è affetto da DOC.

A questo proposito, il sostegno di familiari ed amici  per affrontare un percorso terapeutico è fondamentale per il paziente. Immaginate di avere un menisco dolorante e che vi dobbiate operare. Immagino sareste più propensi a farvi vedere da uno specialista se chi vi sta intorno vi supporta, vi accompagna e vi aiuta durante la convalescenza, piuttosto che fare tutto da soli, sentendovi magari in difetto perché non riuscite a fare le cose che facevate quotidianamente quando stavate bene.

Per aiutare chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo è fondamentale il supporto, in quanto lo stigma e la conseguente vergogna di avere un problema di questo tipo è molto più presente rispetto ad avere un menisco rotto.

Quindi è importante che vi sia incoraggiamento nell’affrontare una terapia di tipo cognitivo comportamentale e un costante rinforzo quando il percorso sarà iniziato. Sostenere e valorizzare gli sforzi fatti è molto potente per chi soffre di DOC in quanto la terapia è faticosa, ma come per una fisioterapia al ginocchio, la sofferenza iniziale permette una corretta e adeguata guarigione.

Durante il percorso terapeutico vi potranno poi essere dei momenti di difficoltà. Non farsi scoraggiare e vederle come parte integrante del percorso è fondamentale. Infine, ricordatevi che mentre si procede con la terapia, la persona che soffre di disturbo ossessivo compulsivo sarà sempre più libera da impedimenti e dalle trappole delle compulsioni. Godetevi questi momenti insieme al vostro caro o sostenetelo nello svolgere attività piacevoli, che magari aveva abbandonato.

In questo modo non solo riguadagnerà la qualità di vita persa a causa del DOC, ma sarà anche possibile recuperare rapporti interpersonali messi a dura prova da questo disturbo!

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Articolo del 01/10/2018 Contrassegnato con: disturbo ossessivo compulsivo, ossessione, ossessioni

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Autore dell’articolo

Dott.ssa Laura Caccico

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso l’Istituto IPSICO di Firenze (succursale di Pisa) e presso il proprio studio professionale a Forte dei Marmi. Si occupa primariamente di psicodiagnosi, disturbi di personalità, disturbo ossessivo compulsivo e disturbo d’ansia sociale. È coautrice del recente libro "Stop all'ansia sociale", edito da Erickson. Svolge attività di CPT e ausiliario del CTU presso il tribunale di Lucca. Profilo linkedin

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