La fibromialgia è una malattia reumatica ad eziologia sconosciuta. E’ caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e da altri sintomi a carico di numerosi organi e apparati.
Fino a pochi anni fa, la diagnosi era posta soltanto in presenza di dolore muscolo-scheletrico diffuso da almeno 3 mesi e di almeno 11 aree elettive di dolorabilità. Più recentemente, è stata data maggiore importanza ai sintomi extrascheletrici, ad esempio disturbi del sonno, affaticabilità, problemi di ideazione e/o memoria.
Il termine fibromialgia deriva dal latino fibra (fibra) e dal greco myo (muscolo) unito ad algos (dolore) e sta a indicare una condizione di dolore che interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni tendinee, i legamenti e i tessuti periarticolari.
Oltre al dolore, i pazienti fibromialgici riferiscono intensa stanchezza e affaticabilità, unitamente a una sintomatologia varia, che può quindi differire molto da soggetto a soggetto.
Sintomi della fibromialgia
La sindrome fibromialgica si manifesta principalmente con le seguenti sensazioni:
- Iperalgesia, cioè percezione di dolore muscolare molto intenso anche rispetto a stimoli dolorosi lievi (es. vestiti aderenti). Il dolore, a seconda dei casi, può essere localizzato o diffuso in tutto il corpo.
- Rigidità generalizzata oppure localizzata al dorso o a livello lombare, soprattutto al risveglio, oppure dopo essere stati fermi nella stessa posizione (seduti o in piedi) per molto tempo.
- Stanchezza e affaticamento anche per minimi sforzi con ridotta resistenza alla fatica. Una specie di stanchezza che ricorda quella normalmente riferita in corso di influenza o in casi di mancanza di sonno.
- Disturbi del sonno: i muscoli, in continua tensione, non permettono di riposare in maniera adeguata. Si manifestano frequenti risvegli notturni. La fase profonda del sonno (stadi 3 e 4 di sonno NREM) è disturbata e il sonno non è ristoratore. Di conseguenza il paziente al risveglio si sente affaticato come se non avesse dormito affatto.
Mal di testa, emicrania, vertigini, extrasistole, crampi, parestesie, formicolio o intorpidimento di mani, piedi, braccia o gambe, disturbi d’ansia e depressivi, difficoltà di concentrazione, di memoria, di ricordare parole o nomi (fenomeno chiamato ‘fibro frog’) sono le altre manifestazioni sintomatologiche più spesso associate alla fibromialgia.
Diagnosi del disturbo fibromialgico
Non ci sono esami clinici di laboratorio che dimostrino la presenza della fibromialgia. Pertanto, la diagnosi è essenzialmente clinica e viene fatta dallo specialista con semplici manovre di digitopressione.
La tensione muscolare si manifesta in alcuni punti precisi del corpo, che sono detti “tender points” o “punti sensibili”. Essi sono una caratteristica specifica della fibromialgia. Quindi, per fare diagnosi, occorre che risultino dolenti alla pressione delle dita del medico almeno 11 dei 18 “punti sensibili”.
Il paziente deve riferire dolori diffusi da almeno tre mesi, rigidità muscolare soprattutto mattutina, stanchezza cronica, crampi, parestesie.
Nel 2010 l’American College of Rheumatoloy ha proposto nuovi criteri diagnostici che si basano sulla presenza di sintomi associati al dolore. Astenia, disturbi di tipo cognitivo, disturbi del sonno e difficoltà nello svolgere una qualsiasi attività, comprese le normali attività quotidiane.
I nuovi criteri per la fibromialgia propongono, quindi, l’utilizzo di scale di valutazione specifiche. Esse permettono di valutare sia l’intensità del dolore, attraverso l’indice di dolore diffuso (Widespread Pain Index, WPI), sia la gravità delle altre manifestazioni cliniche caratteristiche della fibromialgia, attraverso la scala di gravità dei sintomi (Sympton Severity Scale).
Cause della fibromialgia
Visto che tutti gli esami clinici mostravano esiti negativi, negli anni ’40 la fibromialgia venne considerata un disturbo di origine unicamente psicologica. Fu inquadrato allo stesso livello di una somatizzazione. L’ipotesi di una eziologia psicologica ha avuto per molto tempo una forte credibilità. Ancora oggi, nonostante i recenti dati di ricerca, continua ad avere la sua influenza.
Aspetti biologici
Gli esami effettuati con i sistemi di neuro-imaging mostrano una iperattività del sistema nervoso simpatico. Essa determina una ipervascolarizzazione dei tender points e una diminuzione del flusso cerebrale nelle aree responsabili della trasmissione e della modulazione del dolore.
Questo potrebbe essere la spiegazione dell’iperalgesia che i pazienti fibromialgici sperimentano. Ciò in quanto il malfunzionamento di queste aree cerebrali porta ad una errata interpretazione degli stimoli dolorosi.
Inoltre, la ricerca ha evidenziato alterazioni di numerosi neurotrasmettitori tra cui la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Essi sono coinvolti nella modulazione del dolore e nella regolazione del sonno.
Ipersensibilità al dolore
I soggetti fibromialgici hanno una amplificata percezione del dolore, fenomeno definito allodinia. La persona percepisce cioè uno stimolo innocuo come doloroso. Gli esperti concordano sul fatto che l’allodinia sia dovuta a una sensibilizzazione centrale. In generale, la fibromialgia sembrerebbe dunque legata ad una disfunzione cerebrale di elaborazione del dolore.
Conclusioni sulle cause
In pratica, non è ancora sufficientemente chiaro se sono fattori psicologici, come ansia, stress, tono dell’umore, percezione di auto-efficacia nel controllo del dolore, strategie di coping a generare le alterazioni cerebrali oppure se queste alterazioni provochino come effetto secondario un malessere psicologico.
Anche se non ci sono abbastanza evidenze per confermare o disconfermare queste ipotesi, è indubbio che i fattori psicologici influiscano in maniera significativa sulla sintomatologia dolorosa. E’ noto, infatti, come un continuo stato di allarme, di ansia e di tensione ma anche un senso di insoddisfazione cronica, possano influenzare il sistema nervoso simpatico e i relativi neurotrasmettitori.
Cura del disturbo
Rimedi farmacologici
Attualmente, il trattamento farmacologico più diffuso per la cura della fibromialgia è la terapia con gli antidepressivi SSRI (paroxetina, fluoxetina, ecc.) che hanno effetti sull’astenia e sull’insonnia.
Altri farmaci che vengono correntemente utilizzati sono gli antiepilettici (come il gabapentin o il suo derivato pregabalin), gli analgesici centrali (tramadolo e codeina/paracetamolo) e alcuni antiparkinsoniani (come il pramipexolo). Grande interesse sta poi suscitando una nuova classe di farmaci antidepressivi, i farmaci inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI), i quali agiscono su di un più ampio spettro di neurotrasmettitori rispetto agli SSRI.
Da ricordare, anche i sali di magnesio che hanno un importante ruolo nel metabolismo muscolare. Al contrario, i cortisonici sono inefficaci e dovrebbero essere evitati per i loro potenziali effetti collaterali.
Non solo farmaci!
Alla terapia farmacologica della fibromialgia, sempre più spesso, vengono associati altri interventi psicologici e motori. Programmi specifici di allenamento fisico, tecniche di rilassamento, programmi di assertività, gestione dell’ansia e di consapevolezza emotiva.
Servono inoltre programmi educativi per aiutare il paziente a comprendere la malattia e imparare a conviverci. È utile inoltre consultare un terapista della riabilitazione che aiuti a stabilire uno specifico programma di esercizi per migliorare la postura, la flessibilità e la forma fisica.
Anche le attività aerobiche come camminare, andare in bicicletta, nuotare o fare esercizi in acqua sono utili per migliorare il livello di forma fisica.
Infine, i programmi di consapevolezza emotiva, di assertività e di gestione dell’ansia, propri della terapia cognitivo comportamentale, possono sicuramente contribuire al miglioramento della sintomatologia connessa alla fibromialgia.
Le moderne terapie della fibromialgia
Acquisire consapevolezza di quelle che sono le difficoltà e i potenziali motivi di apprensione e tensione, oltre che migliorare la capacità di gestirli e affrontarli, permette di raggiungere una maggiore tranquillità psichica che riduce la tensione muscolare e le sensazioni dolorose.
Negli ultimi anni si stanno sviluppando sempre di più trattamenti mindfulness-based nella pratica clinica della psicoterapia cognitivo comportamentale. La letteratura scientifica sembra evidenziare l’efficacia di programmi di gruppo di riduzione dello stress basati sulla mindfulness (MBSR) nella fibromialgia.
Gli studi dimostrano come la pratica della meditazione aiuti a migliorare la qualità del sonno, l’ansia, il tono dell’umore. Essa riduce l’impatto del dolore nella vita delle persone. Le aiuta ad accettare l’esperienza dolorosa come realtà non eliminabile, ma con la quale è possibile convivere continuando a condurre una vita dignitosa.
Anche il trattamento basato sull’Acceptance and Committment Therapy (ACT) per il dolore cronico può essere efficace nell’aiutare le persone con fibromialgia. Aiuta a modificare la relazione con il dolore, abbandonando ‘la lotta’ con esso e iniziando ad intraprendere azioni impegnate, in direzione di quello che è davvero importante e vitale per loro.
Le abilità che vengono insegnate nei protocolli ACT sono quelle di mindfulness, accettazione e defusione. L’idea è quella di imparare a guardare al proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso.
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