Tutti hanno, o hanno avuto, nella vita delle piccole fissazioni o delle abitudini a cui preferiscono non rinunciare, a cui sono “affezionati”.
Nel linguaggio comune, quando parliamo di fissazioni o manie, ci riferiamo a comportamenti che la persona ha sempre messo in atto, che sono diventati abituali e che la fanno sentire “a posto”, tranquilla.
Si tratta, spesso, di gesti banali, di cui la persona neanche si rende conto, come per esempio toccarsi continuamente i capelli, mangiarsi le unghie, cambiare di continuo posizione sulla sedia, picchiettare le dita sugli oggetti, toccarsi una certa parte del viso, ecc.
In altri casi, invece, le cosiddette manie o fissazioni comportamenti più consapevoli che la persona mette in atto perché le danno una sensazione di benessere e di tranquillità. Tra questi, pensiamo, per esempio, alla precisa sequenza di azioni prima di uscire di casa o prima di andare a letto, all’abitudine di mangiare o dormire sempre a certi orari e con certi ritmi, all’organizzazione della propria settimana facendo in modo che certe attività siano sempre presenti, ecc.
In altri casi ancora, per fissazione si intende il piacere e la soddisfazione che spinge le persone a mettere in atto certi comportamenti, come per esempio il collezionare o raccogliere certi tipi di oggetti oppure vestirsi abbinando i colori di tutti i capi indossati o il tenere in ordine certi oggetti seguendo una precisa logica.
Infine, alcuni comportamenti “maniacali” possono essere legati alla comune superstizione, per cui si evitano certi numeri, certi colori, certe persone, ecc.
E’ vero che, a volte, possono sembrare strane e bizzarre, ma avere alcune piccole fissazioni o manie non è di per se indice di una patologia in corso, perché, anche se con poco piacere, la persona riesce comunque a rinunciare al suo comportamento abituale senza grosse difficoltà.
Tuttavia, semplici abitudini come quelle descritte possono diventare patologiche nel momento in cui la persona non riesce a farne a meno, quando questi comportamenti occupano molta parte del tempo e soprattutto quando, non potendoli mettere in atto, la persona sperimenta un forte stato di malessere che compromette le sue normali attività quotidiane. Si può, nei casi più gravi, arrivare ad una condizione per cui la persona si organizza in funzione della “fissazione“, mettendo in secondo piano cose importanti come il lavoro, la famiglia, la vita sociale, lo svago, ecc. Solo dopo aver portato a termine le proprie “manie” la persona è libera di dedicarsi a tutto il resto.
Il problema è che spesso, quando si arriva a questo punto, le fissazioni occupano talmente tanta parte della giornata da risultare molto invalidanti e producendo delle conseguenze negative (come la perdita del lavoro, problemi con il partner o con gli amici, ecc.). La persona diventa totalmente “schiava” delle proprie abitudini sfociando in una sintomatologia ossessivo-complusiva.
E’ importante, capire quanto le fissazioni o le manie interferiscono e ci limitano la vita per ricorrere il prima possibile alla ricerca di una soluzione prima che, l’eventuale disturbo si cronicizzi.